dalla nostra inviata a Roma, Roberta Lamagni .- foto Getty Images
Che agonismo! E che battaglia! La finale anticipata di questi Internazionali d'Italia, il quarto titanico tra Novak Djokovic e Rafael Nadal, non ha tradito le aspettative. 2 ore e 24 minuti di battaglia tra due numeri uno, maldisposti a concedere il passaggio.
Novak Djokovic si è imposto 75 76, dimostrando in ognuno dei due parziali più testa e coraggio nei momenti decisivi. Incredibile a dirsi, ma in un match non sempre entusiasmante e che ha visto il Nino sia nel primo sia nel secondo portarsi avanti nel punteggio, è stato proprio lui, l'inossidabile cannibale, a indietreggiare quando più contava.
Tradito dal diritto, dalle sue uncinate rampicanti. Nadal ha concesso troppi errori con il colpo che notoriamente è sempre stato il suo marchio di fabbrica. Se la profondità sembra essere tornata ai livelli di un tempo, la precisione ancora latita. Troppe palle finite in corridoio o lunghe quando il punto sembrava già conquistato. Il rovescio sicuro, strappato, con cui ha fronteggiato il diritto di Nole gli ha regalato punti, ma il servizio del serbo è stata certamente l'arma in più.
Il Novak incerto e falloso dei primi turni si è visto solo a tratti per lasciare spazio, man mano che il match proseguiva, a un robot tutto sbracciate e recuperi inaspettati. Un robot che però ha facoltà intellettive, capacità di rischiare quando serve, coraggio per prendere l'iniziativa quando i punti valgono doppio. Djokovic potrà anche aver commesso qualche errore di troppo, ma si è sempre lasciato breakkare quando ancora la partita non si era surriscaldata, fin troppo facilmente, senza costringere Rafa a giocate impossibili. In questi giochi di potere, anche questo conta. I break di Nole l'hanno reso invulnerabile, l'hanno trasformato in supereroe, perchè ottenuti con giocate mirabolanti, strappando boati al pubblico, basti citare il punto incredibile con cui ha chiuso e conquistato il primo set.
"Chiudere in quel modo il primo set mi ha dato una forza extra. Non ho giocato bene all'inizio, prendevo poco l'iniziativa, poi però sono salito di intensità" ammette Nole. "Per fortuna non era una partita del Grande Slam, se no chissà quanto avremmo giocato! Vincere con Nadal sulla terra è sempre una sodfdisfazione, anche perché quello in campo oggi era un Nadal molto migliore rispetto all'anno scorso, sbagliava meno ed era più aggressivo".
Nadal lascia Roma con tanta amarezza, specie per non aver trasformato nemmeno una di quelle 5, preziose palle set nel secondo set. "Sono stato un po' sfortunato, ero così vicino, ho avuto tante occasioni. Il fatto che lui stia vincendo così tanto ha fatto certamente la differenza".
Il match, con tutta probabilità, non avrebbe avuto un altro esito. Avrebbe però interrotto la striscia di 15 set consecutivi persi contro il serbo. Gli avrebbe iniettato una fiala di fiducia, quella di cu ha fatto il pieno, ancora una volta, Novak Djokovic, che ora attende in semifinale il vincitore tra Nishikori e Thiem. E per festeggiare Novak ha "donato" il cuore a Roma "E' la prima volta che faccio questo gesto, è una nuova esultanza, ho voluto cominciare proprio da qui, da Roma, perché il suo pubblico mi ha sempre sostenuto".
Nell'altra semifinale, il lucky loser Lucas Pouille – sempre più "lucky" per aver raggiunto questo traguardo senza giocare, complice l'infortunio di Juan Monaco – se la vedrà con Andy Murray. Allo scozzese il merito di aver disinnescato il pericolo Goffin, in rampa di lancio sulla scia del 60 60 rifilato a Tomas Berdych non più di 20 ore prima. Dopo un primo set dominato dal numero 3 del mondo, il belga ha provato a reagire. Ha liberato il braccio, scrollandosi di dosso i tremolii del primo set, ha ridotto le distanze ma senza mai veramente riuscire a riacciuffare Andy. Per Murray una prova più che convincente, solida, che lo inserisce per diritto tra i favoriti del torneo e, perché no, dello Slam parigino. Con queste premesse, una possibile finale con il serbo sarebbe tutta da gustare.