di Federico Mariani – foto Getty Images
Novak Djokovic cannibalizza anche l’ultimo Masters 1000 stagionale vincendo per la quarta volta la kermesse parigina, sponda Bercy. Il serbo marchia a fuoco una stagione fin qui di superba supremazia. Per il dominatore del 2015, infatti, si tratta del sesto Masters 1000 in stagione su otto ai quali ha preso parte, mai nessuno così vincente nella categoria (perdendo peraltro in finale gli altri due con Murray a Montreal ed una settimana dopo con Federer a Cincinnati). E’ il decimo acuto dell’anno, il numero 58 in totale, il ventiseiesimo della categoria Masters 1000.
Freddi numeri che testimoniano una schiacciante superiorità rispetto al resto del mondo e che lo ergono a super favorito per le prossime Atp Finals, ricco epilogo di stagione. In finale Nole ha incontrato per la trentesima volta Andy Murray timbrando la vittoria numero ventuno, la sesta nel solo 2015. Non c’è stata storia nell’atto conclusivo del torneo con Djokovic perfetto nel primo set, incassato per 6-2 con solo cinque punti lasciati al servizio. Nella seconda frazione la resistenza del ventottenne scozzese si fa leggermente più gagliarda: Djokovic ottiene un altro break nei primi giochi del set, ma Murray riesce e recuperare immediatamente lo svantaggio e resistere fino al 3-3. Qui il nuovo allungo serbo si conferma decisivo e, senza mai concedere palla break, il fuoriclasse dei Balcani mette in ghiaccio la partita chiudendo per 6-4 il secondo set dopo un’ora accompagnata da trentadue minuti.
Passa, dunque, agli archivi la stagione targata 2015 anche se restano in calendario due grandi appuntamenti come la Atp Finals londinesi al via il 15 di novembre, cui seguirà la finale di Coppa Davis proprio tra la Gran Bretagna di Andy Murray ed il Belgio. Si ripartirà, quindi, da Londra la settimana prossima per eleggere il Maestro tra i maestri anche se questo Novak Djokovic è talmente forte da togliere pathos al torneo più affascinante dell’anno. Difficile, se non impossibile, immaginare un esito diverso del serbo col trofeo in mano.