Si erano già incontrati altre due volte, in questi lidi, Novak Djokovic e Thomaz Bellucci. L’ultima nel 2015, sempre con il successo di Nole. Aveva lasciato per strada qualche set, ma non c’erano particolari campanelli d’allarme. L’ottavo di finale al Foro Italico sembra essere ordinaria amministrazione, una mera formalità per il serbo, ottima per testare fisico e colpi in vista della finale anticipata contro il redivivo Rafa Nadal. Ma è una serata surreale, quella calata su Roma. Sul “Nicola Pietrangeli”, Goffin gioca sulle nuvole e non lascia nemmeno un game ad un attonito e avvilito Berdych. Sul Centrale si assiste ad un primo set che sembra uno scherzo, una messa in scena, una parodia. Nei primi 4 giochi, Djokovic ottiene quattro punti (quattro!) e finisce col perdere il set per 6 giochi a 0. Non gli succedeva dal 2012, dalla finale di Cincinnati contro Roger Federer (persa). Un solo punto vinto sul servizio dell’avversario, otto in totale, 36% sulla prima palla, 13% sulla seconda. Thomaz Bellucci è bravo, bravissimo. Perfetto su ogni colpo. Ma mai come in vita sua ha avuto vita così facile, senza alcun segnale di vita dall’altra parte della rete. Il pubblico, solitamente ligio a parteggiare per il più debole, non riesce nemmeno a mostrare chissà quale entusiasmo. Bellucci sembra più incredulo che soddisfatto, al termine di un set in cui si è limitato a sbagliare il meno possibile. Che il prosieguo del match continui sulla falsa riga non ci crede nessuno.
NOLE VINCE UN GAME E POI CAMBIA TUTTO
Non ci crede in cuor suo Bellucci, non ci crede il pubblico e, al termine dell’interminabile game d’avvio del secondo set, a non crederci è soprattutto Novak Djokovic. I pugni levati al cielo, la risata accennata dopo un game durissimo, la dicono lunga sulla piega che prenderà il match. Bellucci comincia a sentire la pressione, o meglio, si ritrova di fronte il vero Nole e non più la sua controfigura. E se il serbo alza le percentuali al servizio oltre l’80%, il brasiliano fatica e si avvicina pericolosamente alle corde, sotto i colpi sempre più rabbiosi del numero 1. Arriva, inevitabile, la palla break per il serbo. Arriva, altrettanto inevitabile, il doppio fallo, che spiana la strada a Novak. Che va a chiudere il set senza correre l’ombra di un rischio. Il sipario sembra inesorabilmente calato. C’è un ultimo game combattuto, prima della resa. Quello d’apertura di terzo set. Con Bellucci che si prende l’onore delle armi. La gente lo applaude, ora che è divenuto vittima sacrificale. Il 6-0 iniziale è diventato mera statistica sin dal game d’apertura del secondo set. Si aspetta solo la stretta di mano. Perso per perso, Thomaz, trova ancora la forza di tentare qualche vincente, di scalfire quel muro che gli si è palesato davanti. C’è un ultimo sussulto quando si porta sul 15-30 nel sesto game, con Nole al servizio sul 3-2. Ma è solo, appunto, un sussulto. Non succede più nulla. Nole allunga ulteriormente e chiude 6-2. Chissà cos’è passato, nella testa del serbo, in quel surreale primo set. Forse il peggiore mai giocato nell’ultimo lustro. Non potrà permetterselo contro Rafael Nadal, al quale basta regalare anche un solo punto per compromettere una partita.
Novak Djokovic (SRB) b. Thomaz Bellucci (BRA) 0-6 6-3 6-2