Quarto titolo a Dubai per Novak Djokovic, cui basta una prestazione attenta e precisa per battere Tomas Berdych. Per lui è il 36esimo titolo, non perde da 18 partite. Sul cemento è quasi imbattibile.
I coriandoli non nascondono la gioia di Djokovic e il sorriso amaro di Berdych
Di Cosimo Mongelli – 3 marzo 2013
Quella contro Tomas Berdych era la quarta finale a Dubai per Novak Djokovic. Le aveva vinte tutte e tre, dal 2009 al 2011. E i precedenti non promettevano nulla di buono per Tomas: 12 a 1, con l’unica eccezione della semifinale di Wimbledon nel 2010. Il serbo inizia sotto tono, non riesce a prendere in mano il gioco e forza un po’ troppo il dritto. Tomas, al contrario, sembra ben concentrato. Serve bene, si muove meglio e sbaglia pochissimo col rovescio bimane. Ed è proprio il rovescio bimane a regalargli, nel quinto game dell’incontro, la prima palla break. Djokovic sbaglia due dritti e sul 30 pari viene trafitto impietosamente dal ceco. Che successivamente si aggiudica il game con un gran passante di diritto incrociato. Berdych tiene il vantaggio, ma nell'ottavo game si ricorda di essere, appunto, Berdych. Nel game più combattuto e lungo dell’incontro, 14 punti, Tomas apre il game con un doppio fallo, poi manda alle ortiche tre possibilità per portarsi sul 5 a 3 e sulla palla break inevitabilmente concessa si esibisce nella più fantozziana delle volèe, a due passi dalla rete. E' il momento chiave del set, ci si aspetta il crollo verticale del ceco. Per la verità, Nole prova a riconsegnare il set nelle mani dell’avversario, e va sotto 15-40 nel game successivo. Nulla da fare, anche queste due occasioni non fanno Tomas ladro e Djokovic si porta sul 5 a 4. Due turni di battuta a zero ed eccoci all’epilogo. Siamo sul 5 a 6, il ceco si squaglia come neve alla pressione e va sotto 15-40: due set point. Nole non è tipo da farsi pregare due volte, specie in queste occasioni. Ma non c’è bisogno che faccia nulla. Ci pensa Berdych. Doppio fallo e set concluso nel peggiore dei modi.
Se il divario non è così evidente, almeno nel gioco, è la percentuale di trasformazione con la prima di servizio a fugare ogni dubbio. Djokovic raccoglie l’86%, Berdych un misero 51 %. Il secondo set inizia all’insegna dell’equilibrio. Nole non è certo al meglio, ma Tomas non fa nulla per impensierirlo. E quando giochi contro il numero uno, non puoi permetterti certe pause. Puntuale, l’epilogo giunge nell’ottavo game. Berdych sale 40-15, ma viene poi fatto a pezzettini dalla furia del serbo che, degno del miglior Nadal, si mette a recuperare l'irrecuperabile e costringe il ceco a forzare la mano. Tomas sbaglia due dritti elementari poi, sulla palla break, conlcude in corridoio il più facile degli smash. Titoli di coda? Nole va a servire per il match e forse vuol rendere meno amaro il calice per l’avversario. Va sotto prima 0-30 e poi con un doppio fallo 30-40. Ma non c’è nulla al di là della rete, il buon Tomas è già sotto la doccia, prosciugato sia mentalmente che fisicamente. Nole piazza quindi un ace e, dopo un primo match point fallito per un nastro sfortunato, se ne procura un secondo e conclude con un gran dritto. Per il serbo è il 36esimo titolo in carriera su 55 finali, mentre Berdych perde la decima finale su 18. Si potrebbe ripetere la filastrocca che non è stata la miglior prestazione della carriera per Nole. Lo diciamo da mesi. Ma la sua tenuta mentale, specie nei momenti decisivi, basta e avanza per mettere in bacheca un titolo dopo l'altro. Si attendono e si sperano notizie confortanti da Rafael Nadal, se non si vuole assistere ad un monologo serbo fino alla fine dell’anno.
“Berdych è un giocatore fantastico – ha detto Djokovic – ho aspettato le mie chance per tornare in partita. Quando si sono presentate, le ho sfruttate. Lui mi ha dato una mano sbagliando una facile volèe sul 4-3, ma ho continuato a lottare. Credo sia questo a decidere l’esito di match come questo”. Da parte sua, Berdych ha ammesso le difficoltà nel giocare contro Djokovic. “Ok, mi sono trovato avanti di un break, ma avevo di fronte il miglior ribattitore del circuito. Non era un grande vantaggio. Contro lui o Federer puoi dare il meglio, ma non sempre basta. Credo che possano essere i primi due per ancora molti anni”. E intanto, Nole continua a non perdere. La sua striscia positiva perdura da 18 partite. Siamo ancora lontani dalle oltre 40 di inizio 2011, ma la sensazione è che sia difficile batterlo. A Indian Wells, il favorito sarà ancora una volta lui.
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