Dopo aver rimandato a casa Rune in tre set, ha attaccato con ironia chi ha provato a disturbarlo fingendo di incoraggiare l’avversario
«E a tutti coloro che stasera hanno deciso di non rispettare i giocatori, in questo caso me, auguro una Buuuuona Notte!». In Italiano suona quasi meglio che in inglese («Goooood Night»), perché contiene la sillaba della disapprovazione, della critica: bu. Italiano o inglese, il messaggio di Nole Djokovic al termine del match vinto contro Holger Rune è comunque arrivato forte e chiaro: il tennis non ha bisogno del tifo becero. Di chi fa finta di sostenere il tuo avversario, nella fattispecie Holger Rune, anzi Ruuuuuuune, e invece molesta, distrae, cerca di indurre in errore l’avversario. In Coppa Davis ci siamo abituati, ed entro certi limiti è comprensibile. Nei tornei individuali no. Eppure gli esempi si stanno moltiplicando, e lo testimoniano i battibecchi di questi giorni fra Fritz e Rinderknech e fra lo stesso Fritz e Zverev. Il tifo calcistico sta contagiando il tennis e la smania di coinvolgere i fan in ogni aspetto – soprattutto per lucrarci sopra – rischia di sdoganare la maleducazione. Tiafoe e altri americani, abituati al caos degli Us Open, vorrebbero un tennis più ‘noisy’, più rumoroso e meno ‘polite’, meno educato. Ma davvero vogliamo giustificare e accogliere con il sorriso chi fischia o urla fra la prima o la seconda o tenta di provocare un giocatore per farlo innervosire?
Chi pensa di attaccare Nole su questo piano, comunque ha sbagliato obiettivo. «Sì, hanno mancato di rispetto – ha spiegato il Djoker, uno che non la manda a dire – Sono nel circuito da vent’anni e conosco tutti i trucchi, tutte le scorrettezze. Ho giocato in ambienti davvero ostili, e a chi è stato irrispettoso nei nostri confronti, danneggiando anche chi ha pagato il biglietto per vederci giocare, dico solo: non potete toccarmi». Good night. And goooood luck.