Novak Djokovic si conferma il padrone della Cina: dopo Pechino, trionfa anche a Shanghai e si aggiudica il 15esimo Masters 1000. Ma per battere Del Potro ha dovuto lottare fino al tie-break decisivo.
Quando gioca in Cina, Djokovic mette le ali ai piedi…
Di Riccardo Bisti – 13 ottobre 2013
Si giocasse sempre in Cina, Novak Djokovic sarebbe il numero 1 incontrastato. Vincendo il Masters 1000 di Shanghai al termine di una bella finale contro Juan Martin Del Potro, si è aggiudicato la 20esima partita di fila all’ombra della Grande Muraglia, confermandosi il più forte dell’Asian Swing, mini-circuito istituito qualche anno fa dall’ATP per dare spazio alla fiorente economia asiatica. Che Shanghai portasse fortuna al serbo era risaputo: non solo era il campione in carica, ma nel 2008 vinse proprio al Qi Zhong l’ultima edizione del Masters prima che emigrasse a Londra. Nonostante un pizzico di nervosismo durante la settimana, non ha mai sbarellato e si è imposto su Del Potro con il punteggio di 6-1 3-6 7-6. Il punteggio fa pensare a un grande equilibrio, e in effetti così è stato, ma nel terzo set Djokovic è stato sempre abbastanza “in controllo”. Nell’unico momento davvero difficile ha mostrato le qualità del campione, l’uomo dalla mente d’acciaio. Sul 2-2, si è trovato 30-40 sul proprio servizio. Da fenomeno, ha schivato la buccia di banana con un ace. Solo i numeri 1 fanno così. Ha le stimmate del campione anche Juan Martin Del Potro, pure lui strepitoso nei momenti critici. Dopo un pessimo primo set, l’argentino ha trovato un break d’oro in avvio di secondo set ma sul 4-2 si è trovato 0-40. In quel momento, ha raccolto cinque punti consecutivi e si è aggiudicato il set. Ancora più lotta nel terzo: dopo il break fallito sul 2-2, Palito si è trovato 15-40 sia sul 2-3 che sul 4-5. Se l’è sempre cavata, ma nel tie-break ha vinto il più forte. Perché, al di là del dritto-missile di Del Potro, il serbo è ancora più bravo di lui. Non è un caso che abbia vinto 6 Slam contro 1, e che nei Masters 1000 il bilancio sia addirittura 15 a 0. A proposito di Masters 1000, Djokovic si avvicina ai 17 successi di Andre Agassi e punta i 21 di Federer. Più difficile pensare a un aggancio su Nadal, lontanissimo a quota 26.
“Sei un grande giocatore e una persona ancora migliore fuori dal campo – ha detto Nole durante la premiazione – mi spiace che tu abbia perso. Meritavamo il trofeo allo stesso modo”. Forse lo pensa davvero, forse no, non c’è dubbio che pochi sappiano reggere il palcoscenico come lui. In particolare, sa sempre cosa dire, in qualsiasi situazione. Del Potro c’è rimasto male, non tanto per la sconfitta, ma perché ha capito che gli manca ancora qualcosa per salire sul treno dei migliori. Quest’anno li ha battuti tutti e tre (Djokovic, Nadal e Murray), ma pecca di continuità. I picchi di rendimento sono grossomodo gli stessi, ma gli altri li mantengono con maggiore costanza. “Credo di stare giocando ancora meglio rispetto a qualche anno fa – ha detto – quest’anno sono successe buone cose. Non ho vinto uno Slam, ma ho giocato un paio di finali Masters 1000 e ho vinto tre tornei. Inoltre ha battuto i migliori, che per me è fantastico”. Dopo un disastroso primo set, ha preso in mano il gioco con il servizio e il dritto, ricordando la prestazione di 24 ore prima contro Nadal. Sui campi veloci, tuttavia, Djokovic ha qualcosina in più per contrastarlo. Senza contare il feeling con la Cina, dove sembra avere ancora più benzina in corpo. Lo stesso combustibile che è mancato a Del Potro nel finale. A un certo punto sembrava molto stanco tra un punto e l’altro, prendendosi un richiamo verbale dal giudice di sedia Damien Dumusois. Doveva accelerare la ripresa del gioco tra un punto e l’altro. “Anche dopo uno scambio lungo e faticoso?” ha chiesto l’argentino. Dumusois ha annuito. E’ stato proprio un lungo scambio, di 24 colpi, a mettere in ginocchio Del Potro. Un dritto vincente ha dato a Djokovic il punto del 4-2 nel tie-break. In quel momento, la partita è finita.
Per Djokovic è il 39esimo titolo in carriera, cifra che gli regala un posticino nella storia. E’ ancora lontano dai primissimi, ma è giovane e può vincere ancora molto. “Credo che avremmo potuto vincere entrambi – ha detto dopo il match – forse ho gestito meglio le mie emozioni e ho creduto nella vittoria fino alla fine. Ho giocato i colpi giusti al momento giusto”. Tuttavia, Djokovic ha insistito sulle qualità di Del Potro. A suo dire, il mix servizio-dritto è accompagnato da un’eccezionale abilità nei movimenti, soprattutto se paragonata alla stazza. “L’unica controindicazione è che ha bisogno di uno sforzo doppio o triplo per vincere questo tipo di partite. Ed è complicato, con un fisico come il suo, restare in forma per tutto l’anno”. Da parte sua, il serbo ha reagito nel migliore dei modi al sorpasso di Nadal. Con questo risultato, inoltre, tiene viva una minuscola chance di chiudere l’anno al numero 1 ATP. E’ praticamente impossibile, ma essere ancora in corsa, a poche settimane dalla fine, è comunque un’impresa. “E non preoccupatevi per la motivazione: quella non manca mai, e non è certo ridotta dalle vittorie”. Non avevamo dubbi, Nole.
MASTERS 1000 SHANGHAI – FINALE
Novak Djokovic (SRB) b. Juan Martin Del Potro (ARG) 6-1 3-6 7-6
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 26
Roger Federer – 21
Andre Agassi – 17
Novak Djokovic – 15
Pete Sampras – 11
Thomas Muster – 8
Andy Murray – 8
Michael Chang – 7
Andy Roddick – 5
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marat Safin – 5
Marcelo Rios – 5
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