LA STORIA – La simpatica vicenda di Matt Seeberger: dopo una vita a fare il maestro, l'investitore e il pilota, ha scelto di provarci sul serio a quasi 30 anni. Al primo torneo ha incontrato quella che sarebbe diventata sua moglie, oggi è n. 160 ATP in doppio.
Di Riccardo Bisti
Gli Stati Uniti stanno giocando un delicato spareggio di Coppa Davis in Uzbekistan. Dopo la prima giornata si trovano 1-1 e hanno assoluto bisogno di vincere il doppio. Per la prima volta dopo tanti anni, tuttavia, dovranno fare a meno di Bob e Mike Bryan. A 37 anni e dopo tante battaglie, hanno detto addio all'Insalatiera. Dovrebbero giocare Steve Johnson e Sam Querrey, autori di un buon torneo allo Us Open. Ma si tratta di due singolaristi prestati al doppio e non è detto che il progetto vada avanti. Più in generale, gli americani potrebbero aver bisogno di convocare almeno un doppista. Senza più l'obbligo di dover chiamare i gemelloni, almeno uno potrebbe far comodo. Dando un'occhiata al ranking ATP di specialità, le opzioni ci sarebbero. Bryan a parte, gli Stati Uniti hanno otto top-100. Scorrendo ancora, si coglie un nome che non tutti conoscono. Ma anche lui, se va avanti così, potrebbe giocarsi le sue carte: Matt Seeberger ha quasi 31 anni, si trova in 160esima posizione…ma è diventato professionista l'anno scorso! Nato a San Francisco, si allena a North Vancouver e un paio di settimane fa ha giocato il primo Slam in carriera. Insieme al cileno Julio Peralta ha vinto i play-off americani, giocati a New Haven, e per poco non passava il primo turno a Flushing Meadows contro Giraldo-Junaid. E' stato il coronamento di un anno incredibile, in cui gli è cambiata la vita. E' diventato professionista, ha trovato la donna della sua vita e ha capito che forse c'è spazio anche per lui nel tennis che conta. Una decina fa, Seeberger era uno dei tanti collegiali che alternavano tennis e studio, con la speranza di diventare un professionista. Per una serie di motivi, lasciò perdere. In questi anni ha provato a fare il pilota (!), l'investitore (!!) ma soprattutto il coach (ha seguito anche CiCi Bellis). Ma poi, nel giugno 2014, gli amici lo hanno convinto a provarci col tennis. Che saranno mai dieci anni di ritardo?
TOP-100 ATP A UN PASSO
Ha giocato il primo torneo nel giugno 2014, a Richmond. In quel torneo, come fisioterapista (volontaria e senza stipendio) c'era una ragazza di nome Kelly McNabney. Sei mesi dopo si sono sposati, alle Hawaii. “Ho incontrato Matt il primo giorno del torneo – racconta Kelly – e non avrei lavorato fino al venerdì, quindi avrebbe dovuto raggiungere la finale per vedermi di nuovo. Forse sono stato il fattore motivante”. In coppia con il sudafricano Rik de Voest, Seeberger finì col vincere il torneo. De Voest è stato un discreto giocatore ma si è ormai ritirato. Tuttavia, ha accettato di buon grado di fare da sparring a Seeberger. “E' molto piacevole vedere qualcuno che fissa un obiettivo e ha scelto il momento giusto per provarci. Ho detto a Matt di provarci seriamente con i play-off perché l'anno prossimo sarà ancora più dura” ha detto De Voest. L'americano ha incontro Julio Peralta sui campi della California del Nord. Il cileno ha svolto il percorso inverso: tanti anni nel tour, poi il ritorno all'università. Ormai aveva smesso, ma Seeberger lo ha convinto a giocare insieme. In 14 mesi, il ranking ATP dei due è lievitato in modo impressionante. Dal niente, sono piombati tra i top-150. Quest'anno, Seeberger ha giocato sette finali futures, vincendone cinque. Insieme a Peralta ha raggiunto anche due finali challenger, a Mosca e poi a Poznan.
DOPPIO MISTO CON LA MOGLIE
Seeberger non rimpiange la scelta di diventare professionista a 29 anni. “Quando ero più giovane non ero maturo a sufficienza per apprezzare quello che mi stava succedendo. Da giovane, non avrei apprezzato i viaggi. Oggi, invece, adoro visitare il mondo. E poi non avrei mai incontrato mia moglie”. La cosa divertente è che anche lei gioca a tennis e per poco i due coniugi non acciuffavano lo Us Open anche in doppio misto. Giunti al secondo posto in un torneo di qualificazione a Kansas City, sono entrati nel tabellone finale e hanno perso nei quarti di finale. “Siamo rimasti sorpresi da noi stessi – ha detto la moglie – non tanto per il rendimento, ma perché non abbiamo mai litigato in quattro partite”. Ma in fondo non importa: Matt prosegue la sua carriera da favola e sogna di entrare tra i top-100, con quel posticino in Coppa Davis che resta difficile, per carità, ma non è fantascienza come sembrava qualche anno fa.