WIMBLEDON – Brutta sconfitta per Grigor Dimitrov, superato da Zemlja in cinque set. I treni passano, ma il (presunto) erede di Roger Federer continua a perderli.
La vicinanza di Maria Sharapova può creare qualche problema alla carriera tennistica di Grigor Dimitrov
Di Riccardo Bisti – 28 giugno 2013
Il giorno in cui Grigor Dimitrov ha superato Novak Djokovic a Madrid, abbiamo scritto un articolo in cui ci siamo sforzati di non menzionare Roger Federer. Un po’ perché il bulgaro merita di brillare di luce propria, ma anche perché il paragone con lo svizzero è uno degli argomenti più inflazionati della "letteratura" tennistica. Ma la somiglianza tecnica non basta. La storia del tennis è fatta di momenti-simbolo: tra i più importanti c'è la sfida tra Sampras e Federer negli ottavi di Wimbledon 2001. Fu il passaggio di consegne tra la leggenda americana e l’emergente svizzero. Due anni dopo, Roger avrebbe vinto il suo primo Wimbledon e avrebbe dato il via a una carriera scintillante. Federer ha 10 anni meno di Sampras. Dimitrov ha 10 anni meno di Federer. Sampras ha vinto il suo primo Wimbledon nel 1993. Federer ha vinto il suo primo Wimbledon nel 2003. Quando abbiamo visto il tabellone di questa edizione, l’occhio è caduto sul bulgaro. E’ finito nell’unico spicchio di tabellone senza Fab Four (quello presidiato da David Ferrer) e in un’eventuale semifinale avrebbe trovato Novak Djokovic, battuto meno di due mesi fa. Tutto sembrava a suo favore. Nel momento in cui Federer è stato eliminato da Stakhovsky, le suggestioni sono volate alle stelle. A 10 anni dal primo successo di Federer, con Federer eliminato, il bulgaro aveva tutte le chance per giocare un grande torneo. E invece ha rovinato la favola con una terrificante sconfitta contro Grega Zemlja, sloveno dal tennis muscolare e nulla più. In un match durato due giorni a causa della pioggia, è finita 3-6 7-6 3-6 6-4 11-9. Una sconfitta che ridimensiona Dimitrov e boccia le sue speranze. Intendiamoci: che non sarebbe stato il nuovo Federer, lo abbiamo capito tempo fa. Ma il tempo passa, così come i treni, e Grigor non riesce a sfondare. E la vittoria su Djokovic rischia di restare un episodio. Almeno fino a quando non arriverà il tanto atteso salto di qualità.
Il match contro Zemlja era stato sospeso per pioggia sul 9-8 per lo sloveno al quinto. Dimitrov è sceso in campo nella scomoda posizione di dover servire per rimanere nel match. Ha subito incontrato grandi difficoltà. Nervoso per il campo scivoloso, ha dovuto cancellare quattro matchpoint. Acciuffato il 9-9, è salito 15-30 nel game successivo. Tutto faceva pensare al lieto fine, anche per Maria Sharapova in tribuna. Invece Zemlja ha giocato benissimo, dimenticando ogni pressione, tornando in cima e firmando il successo con un bel passante in sidespin, l’ex pane quotidiano di Ivan Lendl. Si può parlare di fallimento? Certo, anzi è doveroso. Dimitrov adora l’erba: cinque anni fa ha vinto la prova junior di Wimbledon, e un anno fa ha trovato la prima semifinale ATP proprio a Londra, al Queen’s. Sembrava tutto scritto. Suggestioni a parte, un piazzamento nei quarti, magari in semifinale, rientrava nell’ordine delle cose. E invece ha fallito. Grigor ha 22 anni e si consola pensando che l’età media dei top-players si è alzata, ma il tempo passa e la svolta tarda ad arrivare. Federer ha vinto il primo Slam a (quasi) 22 anni, ma era già un top player. Djokovic ha vinto in Australia a 20 anni, Nadal ha trionfato a Parigi a 19. Senza fenomeni davanti, Murray avrebbe vinto molto prima il suo primo Slam, forse già allo Us Open 2008.
E Dimitrov? L’impressione è che non stia gestendo bene la sua carriera. Roger Federer è stato molto accorto nella gestione dei coach (Lundgren, Roche, Annacone), mentre il bulgaro, 22 anni, si è già costruito la fama di “capriccioso”. Anche lui è partito con Lundgren, poi è si è affidato a Peter McNamara, poi a Patrick Mouratoglu…prima di sentirsi trascurato a causa del sodalizio con Serena Williams e ripiegare in Svezia, dove l’Accademia di Norman, Tillstrom e Kulti lo ha accolto a braccia aperte. Le cose sono migliorate, ma Grigor sembra ancora incapace di focalizzarsi al 100% sul tennis. E il pensiero scivola inevitabilmente alla liason con Maria Sharapova. La love story tra Federer e la Vavrinec è scattata alle Olimpiadi di Sydney 2000, al termine di un discreto corteggiamento durato due settimane. Per un po’ è rimasto segreto, tanto che qualche mese dopo si pensava a una possibile simpatia con Martina Hingis. La Vavrinec è stata fondamentale per la vita e la carriera di Federer. Non crediamo che Dimitrov, certamente più spigliato di Federer, abbia “approcciato” la Sharapova allo stesso modo. Ed è chiaro che la russa non è disposta a lasciare la scena come fece la Vavrinec (che comunque era molto meno forte). Non sappiamo quanto durerà questa storia, ma l’impressione è che non faccia bene al Dimitrov tennista. Troppe distrazioni, troppo glamour, troppi paparazzi non gli fanno bene. E stiamo pur sempre parlando di un ragazzo di 22 anni.
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