Il bulgaro adotta una tattica suicida, consentendo a Nadal di martellare dalla prima all’ultima palla e imporsi con un doppio 6-2. Inspiegabile, dopo quattro precedenti molto ben giocati. Per Rafa è la nona finale al Foro Italico.
Da Roma, Riccardo Bisti – 18 maggio 2014
8 ore e 44 minuti in tre giorni non sono bastate per sfiancarlo. Rafael Nadal conferma l’inesauribile fonte di energie e raggiunge la nona finale in carriera agli Internazionali BNL D’Italia. E’ certamente la più sofferta, come certificato dai numeri: non gli capitava da nove anni di vincere tre partite consecutive di tre set sulla terra rossa (Roma 2005, la finale contro Coria fu addirittura in cinque). Però la semifinale contro Grigor Dimitrov si è trasformata in una passeggiata di salute per il maiorchino, troppo facile per essere vera. I motivi di questa mattanza, simboleggiata dal 6-2 6-2 finale, sono due: l’agio con cui Rafa affronta gli avversari che giocano in un certo modo. Roger Federer è stato la sua vittima preferita, Dimitrov rischia di diventarlo, nonostante abbia cinque anni meno di lui. Ma, soprattutto, il bulgaro ha completamente sbagliato tattica. Aveva perso quattro volte su quattro contro Rafa, ma lo aveva sempre messo alla frusta. Come quattro mesi fa in Australia, quando arrivò ad un punto dal condurre per due set a uno. Ma allora Grigor aveva adottato una tattica molto aggressiva, mentre stavolta si è accontentato di palleggiare da fondocampo, con i piedi ben lontani dalla linea di fondo. Il suicidio perfetto, inspiegabile. Giocando così, non aveva chance. E infatti non ne ha avute. Rafa lo ha brekkato subito, in avvio, giusto per gradire. Niente più partenze ad handicap come nei giorni scorsi: oggi voleva chiudere in fretta, peraltro davanti a un buon numero di spagnoli che prima di salire in tribuna si erano gustati la “finale” della Liga tra Barcellona e Atletico Madrid. Non è semplice raccontare questa partita, perché non c’è mai stato il brivido dell’incertezza. Basta prendere una qualsiasi cronaca di alcuni Nadal-Federer sulla terra e cambiare il nome dello sconfitto.
LE PERLE ESTEMPORANEE DI GRISHA
Federer veniva ricacciato indietro dai pallettoni di Nadal., ma non lo ha mai fatto di proposito. Al contrario, Dimitrov si è piazzato a oltre due metri dalla linea di fondo. Normale che finisse massacrato. Faceva quasi pena, costretto a giocare rovesci da lontanissimo. Per carità, qualche super-punto è arrivato. Si ricorda uno splendido lungolinea dopo l’ennesimo scambio di sofferenza. Poca roba, a confronto degli innumerevoli errori, alcuni di metri. Soltanto a sprazzi ha adottato la tattica giusta, mettendo i piedi sul campo e aggredendo Rafa. In quelle rare occasioni, Grisha ha detto la sua. C’è una statistica molto interessante: si sono giocato 37 scambi tra i cinque e i nove colpi: il bilancio è stato 20-17 per Rafa: una differenza irrisoria, spiegabile con la tattica aggressiva di Dimitrov. Quando si decideva ad attaccare, si costruiva il punto e chiudeva dopo aver disegnato il campo. Ma sono stati troppo pochi sul totale. Per il resto, un dominio di Nadal. Ma un Nadal talmente poco infastidito da essere ingiudicabile. In altre parole, non sappiamo se sia giusto parlare di “rinascita” dopo le fatiche dei turni precedenti. Era troppo in “confort zone”. E Novak Djokovic gli proporrà tematiche ben diverse. Dimitrov ha avuto tre palle break in tutta la partita. Le prime due, sull’1-0 nel secondo, sono state ben giocate da Nadal: ha chiuso la prima con uno smash, mentre sulla seconda ha giocato una discreta volèe smorzata, su cui il bulgaro ha messo out il pallonetto. L’ultima, sul 5-2, sarebbe servita solo ad allungare la pugna. Ma avendo l’impegno del doppio a chiudere il programma, non ci ha messo il mordente necessario.
UN SOLO MODO PER BATTERE NOLE
E così Rafa si prende un successo molto importante in chiave classifica: la permanenza al numero 1 ATP, adesso dipende solo da lui. Vi risparmiamo i calcoli, ma la realtà dei fatti è la seguente: anche in caso di vittoria di Djokovic, Rafa sarebbe certo di restare al numero 1 dopo il Roland Garros se dovesse vincere per la nona volta. Per lui sarebbe fondamentale nella corsa al numero 1 di fine stagione, poiché dopo ci sarà Wimbledon, dove avrà la grande chance di aumentare il distacco sul serbo. Dopo Wimbledon, poi, avrà altre cambiali pesantissime (4.000 punti tra Canada, Cincinnati e Us Open). Ma è troppo presto per parlarne. In attesa di una finale che darà molte risposte, la sentenza del sabato romano è unica: Rafael Nadal non ha nessuna intenzione di ammainare la bandiera. Nel post partita, in una press conference tenutasi intorno alle 23, Rafa non ha detto niente di eclatante. Su Dimitrov si è limitato a dire che ha commesso qualche errore di troppo, soprattutto nel secondo set. “Ma preferisco parlare di me. Ho iniziato benissimo, poi sono riuscito a tenere il controllo dello scambio. Mi è capitato molto più spesso rispetto ai giorni precedenti”. La domanda più interessante ha riguardato i giovani leoni Dimitrov, Raonic e Nishikori. “Per me è perfettamente normale che giochino sempre meglio. Non è normale quello che è successo negli anni scorsi, con gli stessi 3-4 giocatori a vincere tutto. Di certo non hanno 19 anni come ne avevamo io e Djokovic quando siamo arrivati a questo livello, ma mi aspetto che vincano tanti grandi tornei nei prossimi 5-6 anni”. Rafa si è comunque detto più che soddisfatto del rendimento di gioco: “La mia stagione su terra sta salendo giorno dopo giorno. Comunque vada in finale, la sensazioni sono positive. Spero di viverle anche domani e nelle prossime settimane”. Sulla finale, poche parole. “Rispetto al cemento si fa qualche cambiamento, ma l’unico modo per vincere è giocare al massimo. Non ne conosco altri”.
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