La crisi del bulgaro assume proporzioni sempre maggiori: sul Campo 1 tira fuori una prestazione agghiacciante e lascia strada a Jack Sock. Il tempo è scaduto, il rapporto con Roger Rasheed sembra al capolinea. Grisha avrà il coraggio di cambiare? 

Più e più volte si son spese parole severe nei riguardi di Grigor Dimitrov, specie su un talento dilapidato e quasi mai messo a frutto. Sulla sua mancanza di nerbo (siano benedetti gli eufemismi) e volontà di crederci fino in fondo, di poter competere ad alti livelli, cominciare ad insidiare sul serio i migliori e ritagliarsi un ruolo più dignitoso che la parodia di Federer o della dolce metà di Maria Sharapova. Missione fallita, almeno al Roland Garros, con un agghiacciante 7-6 6-2 6-3 incassato da Jack Sock. Ridono i detrattori, che vedono ingrossarsi il club. La sua sconcertante prestazione è un coup de théâtre. Partiamo da un presupposto: non era facile, per Grisha, peggiorare il risultato dello scorso anno, quando fu estromesso al primo turno da Ivo Karlovic. Non era facile, ma il bulgaro ha superato se stesso. Certo, Sock non era avversario facile. Si era messo in luce quest'anno con la sua prima vittoria del circuito, a Houston, portandosi a ridosso dei primi 30 al mondo. Ma tra i due giocatori ci son sempre diverse categorie di differenza, almeno se lo sport fosse una scienza esatta. Grigor non ha iniziato la stagione in maniera esaltante: due quarti di finale nei Masters 1000 di Monte Carlo e Roma e poco altro, destando la netta sensazione di essersi involuto nel gioco e nell'atteggiamento sul campo.


LA PEGGIORE PRESTAZIONE POSSIBILE

In tanti hanno avuto da ridire sul lavoro di Roger Rasheed: ok, l'ha portato in alto, ma sembra limitarne in maniera autolesionista le attitudini offensive. Ma siamo a Parigi. E' ora di cominciare a lasciare il segno in questa stagione. E sin dai primi scambi si percepisce che Grigor lo vuole lasciare nella maniera più sbagliata. Male sulla prima palla, ancor peggio sulla seconda. Già al terzo game si salva con fortuna e maestria da 0-40. Sempre con maestria dilapida tre palle break, nel quinto e settimo gioco. Per poi rifugiarsi nel tiebreak. Si intravede un pallido raggio di sole, tra le corde della racchetta di Grisha. Il bulgaro va avanti 5 a 3, arriva anche al set point, dopo averne annullato uno. L'americano ha sprecato l'occasione con tutto quel che ne consegue? Nemmeno per idea. Nemmeno lui può immaginare che sta per palesarsi la peggiore versione mai vista di un giocatore di tennis. Prima si vede consegnare, con un errore di dritto e uno di rovescio (per non farsi mancare nulla) il tie break dal suo avversario. Poi deve solo far trascorrere l'ora scarsa per aggiudicarsi, perdendo solo 5 giochi, i due successivi set. Dimitrov mette in piedi un circo Barnum di errori, orrori. Arriva anche a rifiutare la lotta. Inconcepibile per un giocatore ai suoi livelli. E di lì a poco esce mestamente dal campo, senza nemmeno degnarsi di salutare. Sock vince con merito, ci mancherebbe. Ma se prima v'erano solo dubbi, ora cominciano a concretizzarsi le certezze. Sul futuro di Dimitrov ad altissimi livelli.