Doveva essere uno Slammer, rischia di diventare uno dei più grandi bluff della storia del tennis. La tragica involuzione di Grigor Dimitrov, che ha fiaccato anche la resistenza e la fiducia del nostro Direktor.– Devo avere una certa inclinazione al masochismo, pur non avendo il bondage tra le mie abitudini, per esempio. Tennisticamente però, tendo ad innamorarmi di giocatori che ritengo debbano vincere dei tornei dello Slam e che inevitabilmente non ci riescono. Mi accade, negli anni 90, con Mark Philippoussis: lo vide demolire il nostro Giorgio Galimberti in un’edizione del Trofeo Bonfiglio e mi affrettai a chiedere a Galimba (all’epoca tra i top 10 juniores) una qualche impressione: “Ci sono giocatori che non te la fanno prendere; ma questo qui, nemmeno me la faceva vedere. Diventerà un fenomeno”. Mi sentivo in ottima compagnia, nel pronosticargli un futuro da Slam. Ci è andato vicino (ma non troppo) raggiungendo due finali, a Wimbledon e US Open.
Lo stesso coup de foudre è arrivato, come per tanti, ammirando le prime gesta di Grigor Dimitrov che, senza particolare fantasia ma nemmeno superficialità, fu ribattezzato Baby Federer, perché i suoi movimenti riflettevano nello stile quelli di Roger. Nello stile ma, ahilui, non nell’efficacia.
Marco Imarisio, inviato del Corsera con la follia del tennis, mi avvertì: “Guarda che la palla gli cammina poco”. Federico Ferrero, rincarò la dose sintetizzando così il suo rovescio: “Mai visto fare tanto sforzo per far andare la palla così piano”.
Eppure, non ho mai smesso di crederci. Davo la colpa al culturista mascherato da tennis coach, Roger Rasheed, se Grigor aveva guadagnato in muscoli e perso in elasticità, per non parlare della fantasia, improvvisamente accantonata. E io che pensavo che Dimitrov fosse come quei calciatori a cui non puoi dire, giochi a destra nel 4-3-3, ma solo giochi come l’istinto ti dice di fare. Liberatosi del culturista, pensavo che il genio (perché c’è del genio in lui, sono certo che ci sia) sarebbe tornato ad esprimersi. Invece niente.
Anche oggi, messo sul Centrale del Masters 1000 di Montecarlo contro uno dei tennisti dal Q.I. piuttosto elevato, Gilles Simon, ha retto fin quando non contava. Dal 4-5 e servizio suo, ha deciso che era arrivato il momento di 1. Fare doppio fallo; 2. Tirare largo un dritto da metà campo; 3. Colpire un rovescio che ha rischiato di raggiungere la tribuna del Principe; 4. Di fare un attacchino giusto giusto per farsi infilare. Dimitrov mi sembra diventato questo: quando conta, i fuoriclasse alzano il livello di gioco, lui riesce incredibilmente ad affossarlo. In un certo senso, è quello che dice anche Gilles Simon: “Sa fate tante cose e qualche volta è più difficile mettere insieme il proprio gioco. Sin dal principio si era notata una certa fragilità in certi momenti e forse è ancora presente. Ma non è certo troppo tardi – ci conforta Gilles – perché il giorno che dovesse riuscire a trovare un giusto equilibrio e maggior fiducia nei suoi mezzi, il talento che ha gli permetterebbe di diventare molto, molto forte”.
Mi piacerebbe incontrarlo per chiedergli due cose: ok, com’è la Sharapova in quei momenti e cosa gli succede tra i suoi riccioli quando il punto conta qualcosa. Suppongo che per entrambe non avrei risposte soddisfacenti, ma i risultati parlano chiaro. Oggi ha nuovamente deliziato con un back che solo il suo Master è in grado di giocare meglio; ha tirato una meravigliosa smorzata con le corde rotte, che se ci prova Ferrer la ritrovi in mare e il suono della sua palla è diverso da quello di Carreno Busta e Gimeno Traver. Però ho preso 6-4 6-3.
Ricordo una conversazione telefonica con Fabio Fognini, appena arrivato al n.13 del mondo: “Adesso arriva anche ‘sto Dimitrov a rompere le scatole per entrare nella top 10”. Non si sbagliava, ma anche lui credeva in qualcosa d’altro, che non si è ancora avverato e temo, non si avvererà mai. Se va bene, Grigor Dimitrov rischia di essere ricordato come Mister Sharapov, se va male come uno dei grandi bluff della storia del tennis. Noi voyeur del bel gesto continueremo a seguirlo, ma sempre più spesso potrebbe succedere di finire nei campi secondari.
Post scriptum: nel frattempo, Gilles Simon ha sbagliato quattro palle e mai quando contava qualcosa. Con i campi lenti e le palle veloci, batterlo potrebbe essere affare di Djokovic & Co., e nessun altro.
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