Il ritorno della Williams, ma pure di Fish e Cilic, le possibilità di Murray e Nadal, le ambizioni di Fognini e Pennetta, outsider Bacsinszky e due probabili terzi round da urlo. Dieci chiavi di lettura per seguire il Combined di Indian Wells.Per gli uomini è il primo Masters 1000 dell’anno, per le donne il primo Premier Mandatory. Non c’è dubbio che dopo l’Australian Open il grande tennis riparta dal BNP Paribas Open di Indian Wells. California, deserto, sole, palme e tanto spettacolo, per un evento che negli anni è cresciuto a dismisura, sino a diventare probabilmente il più importante dopo gli Slam. Lo dimostra la creazione di un nuovo stadio e pure l’utilizzo di occhio di falco su tutti i campi, da quest’anno anche nelle qualificazioni. Un chiaro segnale della costante intenzione di migliorarsi. Novità che piacciono ai giocatori, come sempre accorsi in massa: dei venti top ten (maschi e femmine) manca solo Petra Kvitova. Abbiamo provato a individuare le dieci storie da seguire nei prossimi giorni.
La pace Serena-Indian Wells
Sicuramente il motivo numero uno. A quattordici anni dagli spiacevoli fatti del 2001, quando raccolse una delle più grandi delusioni della propria vita, venendo fischiata nel corso della finale vinta contro la Clijsters, la numero uno del mondo ha preso la coraggiosa decisione di tornare a calcare i campi di Indian Wells, per “scrivere insieme al pubblico un finale diverso”. Inutile dire che è la grande favorita, in un torneo vinto (per ovvie ragioni) solamente in due occasioni. La prima nel 1999, quando non ancora diciottenne batté in finale Steffi Graf, andando a prendersi il primo titolo importante dei 65 conquistati in carriera. Sembra passato un secolo, eppure Serena è ancora qui. Ha perdonato, e vuole tornare sul gradino più alto. Niente da fare per Venus: mancherà anche quest’anno.
Riecco Fish, finalista nel 2008
Chi invece ha un rapporto super-positivo col torneo è lo statunitense Mardy Fish, e non solo perché da tempo risiede in California. Proprio sul cemento del Tennis Garden il 33enne del Minnesota ha raggiunto una delle sue quattro finali a livello Masters 1000 (e pure l’unico titolo in doppio, con l’amico Roddick), al termine di una grande cavalcata. Era il 2008, quando impallinò Roger Federer in semifinale prima di lottare per tre set contro Novak Djokovic all’ultimo atto. Anche per questo, finalmente archiviati i problemi cardiaci che lo tengono ai box dall’estate del 2013, l’ex numero 7 del mondo ha deciso di riprendere l’attività proprio nl torneo preferito. All’esordio trova il caldissimo connazionale Ryan Harrison, recente semifinalista ad Acapulco.
Flavia e il quarto azzurrissimo
Dopo aver posato felice davanti al murales che le hanno dedicato all’Indian Wells Tennis Garden per il successo del 2014, Flavia Pennetta è pronta per provare a difendere il titolo più importante della sua carriera. Chiederle il bis sarebbe un po’ troppo, ma è comunque lecito attendersi un buon risultato, anche se il potenziale ottavo contro Sharapova o Azarenka sarà uno scoglio durissimo. Un vero peccato che in quella sezione di tabellone ci sia la russa, pronta a prendersi la rivincita della finale di Melbourne contro Serena Williams. Nell’ultimo quarto sono infatti finite cinque delle sei italiane al via: oltre alla Pennetta, ci sono Errani, Vinci, Knapp e Schiavone. Tantissimo azzurro, ma che probabilmente non basterà.
Murray tornerà al successo?
Sono praticamente due anni che Andy Murray non vince un Masters 1000. L’ultimo titolo risale a Miami 2013, quando sulla panchina dello scozzese c’era ancora Ivan Lendl. L’arrivo di Amelie Mauresmo l’ha aiutato a riprendersi e tornare in finale in un torneo del Grande Slam, ma non basta. Per questo, nella giornata di ieri il britannico ha annunciato di avere in cantiere una settimana di prova con Jonas Bjorkman, da integrare nel team qualora il tentativo funzionasse. Nella carriera di Murray i coach hanno avuto un ruolo fondamentale (basta guardare Lendl, appunto), ragion per cui la nuova possibile collaborazione potrebbe restituirci l’Andy dei – seppur brevi – tempi belli. In attesa che i due provino ad allenarsi insieme, quale modo migliore per presentarsi al nuovo coach se non con un bel titolo in tasca?
La chance di Fognini
Da testa di serie numero diciannove, Fabio ha un gran bel tabellone. Il bye al primo turno gli garantisce un paio di giorni di riposo in più, per smaltire viaggio (e delusione) dopo la trasferta in Kazakhstan, e c’è una chance importante: esordio contro uno fra Mannarino e un qualificato, eventuale terzo turno contro Gulbis. Dopo la semifinale al Roland Garros il lèttone ne ha azzeccate poche, ed è l’unico top 100 a non aver ancora vinto un incontro nel 2015. Lui ci scherza su (“è solo la quiete prima della tempesta”) ma è evidente che c’è qualcosa che non va. La speranza, per Fabio, è che se proprio dovesse diventare tempesta, scoppi almeno fra un paio di settimane. Ora è tempo di cancellare subito le tante critiche che gli sono piovute addosso dopo l’inattesa sconfitta contro Nedovyesov.
Il ritorno dell’ultimo Re degli States
Ripartirà da Indian Wells pure Marin Cilic, che insieme a Jo-Wilfried Tsonga (ancora fermo) e Jack Sock (anch’egli al rientro) è l’unico top 100 a non aver ancora disputato un incontro nella stagione in corso. Nell’ultimo periodo, complice il problema alla spalla che ne ha ritardato l’inizio di 2015, del croato si è parlato pochissimo, ma è pur sempre il vincitore dell’ultimo Us Open, dove sorprese tutti tenendo un livello di gioco che gli pareva sconosciuto. Andr tenuto d’occhio, e se ci aggiungiamo che le condizioni saranno simili a quelle di New York, il piatto diventa ancor più ricco. Di nuovo in campo anche Nick Kyrgios, al rientro a un mese e mezzo dai quarti di finale dell’Australian Open.
Sharapova-Azarenka, una finale al terzo turno
È il potenziale big match della prima settimana. Entrambe hanno un solo ostacolo prima del terzo turno, dove potrebbero dar vita a una finale anticipata. Due (recenti) ex numero uno del mondo una contro l’altra, ma soprattutto due delle ultime tre vincitrici del torneo. Maria Sharapova si è imposta a Indian Wells in due occasioni: 2006 e 2013. Victoria Azarenka nel 2012. Un motivo che basta e avanza per catalizzare l’attenzione degli appassionati. Attendiamoci grandi cose: la siberiana ha giocato (molto) bene in Australia, mentre la bielorussa, pur spegnendosi nella finale contro Lucie Safarova, ha mostrato grandi segnali di risveglio a Doha. Sta tornando: buona notizia per il circuito, meno per la prossima rivale.
Rivincita Federer?
Il rematch della storica vittoria di Seppi agli Australian Open era pronto già a Dubai, ma l’azzurro si è fatto fregare il posto da Gasquet, poi costretto al ritiro e al forfait in Davis (ma in California ci sarà). Tuttavia, l’altoatesino e Roger Federer potrebbero nuovamente incrociarsi presto, al terzo turno. Impresa di Janowicz permettendo, lo svizzero ci dovrebbe arrivare senza grosse difficoltà, ma pure Andreas è favoritissimo. Dopo il bye troverà molto probabilmente Mikhail Youzhny (o un qualificato) e, anche se nei due 1000 primaverili sul cemento non ha mai brillato, l’impressione è che stavolta non potrà esimersi dal concedere a Federer la rivincita. Roger sta già scaldando il braccio.
Occhi puntati sulla Bacsinszky
Con la doppietta Acapulco-Monterrey, Timea Bacsinszky è balzata alla 26esima posizione del ranking mondiale Wta, mostrando di essere pronta per salire sempre più in alto. Non sarebbe una sorpresa vederla tra le prime 10. Per arrivarci non le basterà vincere gli International, deve fare bene anche negli eventi di categoria superiore: eccone servito uno nel momento ideale, il migliore della sua carriera. Cosa aspettarci dal suo torneo? Difficile dirlo, ma Safarova e Makarova l’avrebbero evitata volentieri prima dei quarti. È andata meglio alla Garcia: questa volta non la sfiderà. A meno che non arrivino entrambe in finale. Ma in quel caso la francese potrà essere contenta comunque.
Gli anni dispari di Nadal
Rafael Nadal è tornato al successo a Buenos Aires, dove ha però incontrato avversari di livello ben diverso rispetto a quelli che dovrà battere se vorrà centrare il poker in California, il Masters 1000 sul cemento che negli anni gli ha portato maggiore fortuna. Lontano dal rosso, ‘Rafa’ non vince un torneo importante dallo Us Open del 2013, quando interruppe un digiuno sul cemento che durava da poco meno di due anni. In pratica, da Tokio 2010 ha vinto appena 6 tornei sul duro. Difficile che col tennis mostrato sin qui riesca a incrementare il numero, ma c’è una statistica che gli sorride. Se escludiamo il 2011, a Indian Wells ha sempre vinto in anni dispari: 2007, 2009 e 2013. Sapendo quanto è scaramantico…
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