L’ex tennista azzurro si racconta a Il Tennis Italiano: dall’exploit in Argentina del 2007 fino alle previsioni sugli imminenti impegni in terra sudamericana

Il Round Robin e la finale contro Monaco

Contestualmente al torneo indoor di New York, nella settimana dal 10 al 17 febbraio andrà in scena il torneo di Buenos Aires, che nella scorsa edizione ha visto trionfare il nostro Marco Cecchinato. Terra spesso di conquista per i tennisti azzurri, storicamente a proprio agio nelle condizioni offerte dai tornei nei paesi latino-americani, la manifestazione argentina ha visto nel lontano 2007 spingersi fino in finale Alessio Di Mauro, tennista siciliano con best ranking al numero 68 delle classifiche mondiali. Dotato di un rovescio mancino naturale e di una spiccata intelligenza tattica, il siracusano raggiunse l’ultimo atto della competizione che in quell’edizione sperimentò la possibilità di giocare con Round Robin a livello Atp, così come avviene nelle Finals. Un’innovazione che non trovò molti consensi, ma che consentì all’azzurro di raggiungere un traguardo ambito soprattutto per l’agguerrita concorrenza di quegli anni: «Buenos Aires è stata una delle mie emozioni più grandi in carriera – ha dichiarato Di Mauro, raggiunto in esclusiva da Il Tennis Italiano – la metto al pari del terzo turno di Monte Carlo e della vittoria di San Marino. Un torneo dove sono riuscito ad esprimermi al meglio, soprattutto considerato il livello che in quell’edizione era altissimo: ogni tanto vado a rivedermi il tabellone, pieno di nomi incredibili come Moya, Cañas e Gaudio, terraioli doc nel loro migliore momento di forma. Ritrovarsi in finale in un torneo del genere è stato un sogno».

Nonostante una sconfitta nel girone, Alessio riuscì ad esprimere un livello di tennis altissimo contro giocatori più che esperti sulla terra. Una settimana perfetta, a cui mancò solo la ciliegina sulla torta in una finale dominata poi dall’argentino Juan Monaco: «In quei tre mesi l’Atp provò ad inserire il Round Robin nei tornei, il risultato fu però un fallimento perché a mio parere il tennis è uno sport semplice e bellissimo così per come è nato. Tutte queste innovazioni – velato il riferimento anche alle sperimentazioni delle Next Gen Atp, ndr – non mi trovano d’accordo, però in quel caso mi aiutò e non poco anche se comunque dovetti superare ostacoli grossi per raggiungere la finale: nelle prequali ho dovuto superare Carlos Berlocq, mentre nel girone mi sono dovuto battere contro Ramirez Hidalgo e Gaudio (tra le altre cose, vincitore del Roland Garros 2004, ndr). Da lì è stata una scalata da sogno, ho eliminato Montañes ed in semifinale ho avuto una buona opportunità contro la wild card Diego Hartfield. In finale ho affrontato Juan Monaco, avevo poche energie ma sono fiero di aver potuto affrontare in un’occasione così un giocatore che reputo tra i migliori degli ultimi anni sulla terra battuta».

«Punto su Cecchinato»

Ultimi anni che, secondo Di Mauro, hanno rivoluzionato l’approccio e le chiavi tattiche di ogni partita. Meno estro e più potenza la sintesi di un discorso più che condivisibile: «Il tennis è decisamente cambiato dai miei tempi. Basta guardare la fisicità degli atleti che competono oggigiorno ad alti livelli, ovviamente con le dovute eccezioni. La differenza sostanziale la riscontro soprattutto sulle superfici veloci, dove ormai tutti i giocatori fanno affidamento sulla potenza dei fondamentali da fondo campo e a muovere velocemente la palla soprattutto col dritto. Non si cerca più la soluzione differente, la terra su questo offre ancora qualche spunto ma è tutto decisamente più piatto a livello di soluzioni tecniche».

Sulle previsioni per l’imminente trasferta sudamericana per i nostri colori, Di Mauro è ottimista e consapevole del livello degli azzurri. Dopo le sconfitte di Gaio, Mager, Giannessi e Caruso nelle qualificazioni, saranno Lorenzo Sonego e Marco Cecchinato gli italiani che dovranno cercare di farsi largo in un tabellone che vede Diego Schwartzman accreditato della testa di serie numero 1: «Per quanto riguarda la stagione sulla terra sudamericana sono molto fiducioso per gli italiani, secondo me i ragazzi che stanno affrontando la trasferta hanno buone potenzialità per spingersi in fondo ai tornei. Se devo fare un nome, cito Marco Cecchinato che mi sembra in netta ripresa: ha fatto finale a Punta del Este, poi a Cordoba è stato sfortunato nel sorteggio (estromesso da Juan Ignacio Londero, ndr) perché incontrare gli argentini in Argentina non è sicuramente il massimo. Anche Sonego pensa possa fare bene: tutti gli azzurri presenti hanno nelle corde un exploit».