L’argentino si arrende a Lucas Pouille e conferma le sensazioni dell’altro ieri: la vittoria su Wawrinka è stata ampiamente condizionata dal pessimo rendimento dello svizzero. Buone notizie per l’Italia in chiave Pesaro?

Dalla libidine alla doccia fredda, ma senza particolari scivolone. Un paio di giorni fa il ritorno a una vittoria importante di Juan Martin Del Potro ha emozionato un sacco di appassionati, contentissimi di ritrovarlo finalmente a far parlare di sé in un torneo del Grande Slam, e proprio su quell’erba che non calpestava da un pezzo. Tuttavia, ai più attenti non era affatto sfuggito che nel suo successo contro Stan Wawrinka erano molti di più i demeriti dello svizzero rispetto ai meriti del pur bravo argentino, e il match seguente di “Delpo” l’ha confermato. Sul Campo 18, in uno dei tanti match iniziati sabato e terminati nella Middle Sunday, l’argentino è caduto con il punteggio di 6-7 7-6 7-5 6-1, cedendo rapidamente l’unico set disputato alla ripresa. Si pensava che lo stop per oscurità di sabato sera potesse avergli dato una grossa mano, invece all’indomani è andata pure peggio, segno che l’argentino non è ancora pronto a sufficienza per sostenere i ritmi di uno Slam.

Buon per Pouille, che continua una crescita silenziosa che si sta facendo sempre più interessante. A gennaio era numero 90, poi una seria di risultati (compresa la fortunosa semifinale a Roma) l’hanno portato nei primi 30. Grazie alla sua prima apparizione nella seconda settimana di uno Slam, lunedì 11 luglio il 22enne francese sarà almeno numero 26. L’eliminazione di Del Potro può essere una buona notizia anche per l’Italia, in chiave Coppa Davis. Forse avrebbe fatto più comodo che l’argentino arrivasse in fondo, per trovarlo a Pesaro un po’ a corto di energie, ma l’iniezione di fiducia per un risultato di spessore sarebbe stata un’arma molto pericolosa. Invece, il fatto che la vittoria su un giocatore come Wawrinka sia (per il momento) un caso isolato non può che essere positivo per gli azzurri. Sulla carta Fognini e compagni posso vincere anche senza dover strappare un punto a “Palito”, ma farcela sarebbe ugualmente preziosissimo. E questo Wimbledon ci ha detto che non è impossibile.