Lettera aperta di Tito Vazquez, ex capitano argentino di Davis, a Juan Martin Del Potro. Il punto è la possibilità di colpire il rovescio a una mano: “Col tuo servizio e il tuo diritto, te la puoi giocare coi big anche col rovescio in slice”. Chissà se Del Potro lo ascolterà…“Del Potro potrebbe anche cambiare il rovescio, ma il numero 80 ATP sarebbe un obiettivo? Chiedergli di giocarlo a una mano sarebbe come chiedere a me di giocarlo con due”. Parola di Roger Federer, interpellato lo scorso luglio per un parere sulla situazione di Juan Martin Del Potro. I passaggi del calvario dell’argentino sono a conoscenza di tutti: dopo un’operazione al polso destro che l’aveva tenuto ai box per otto mesi nel 2010, ‘Delpo’ era tornato grande negli anni successivi, rientrando fra i top ten, prima che a fare crac fosse l’altro polso, il sinistro. Nel 2012 i primi fastidi, nel 2013 la prima operazione, a marzo del 2014 la seconda e altri nove mesi di stop. Nel 2015 un paio di tentativi di rientro, prima a Sydney (dove ha anche vinto un paio di incontri) e poi a Miami, ma senza i risultati sperati. Quindi, a giugno, l’ennesima operazione (sempre eseguita dal dottor Richard Berger), annunciata dal divano di casa, con gli occhi tristi e un dubbio che si è fatto largo nella mente degli appassionati di tutto il mondo: tornerà mai a giocare a tennis? Malgrado l’inatteso addio allo storico coach Franco Davin, che sembrava un ulteriore punto di non ritorno anche alla luce dell’assenza di una motivazione ufficiale, la risposta pare positiva. Il 30 settembre, qualche giorno dopo aver festeggiato il 27esimo compleanno, il sudamericano ha postato sulla sua pagina Facebook una foto di un campo e una Wilson appoggiata alla rete, accompagnata dalla frase “che piacere vederti di nuovo”. Poi qualche altra foto di allenamenti in spiaggia, e pure un video nel quale colpisce qualche palla: ma niente rovescio a due mani, solo uno in slice. Dimostra di avere tanta voglia di tornare, ma per il resto zero notizie. Pare non ci sia una data, un’idea, un progetto. Nulla. E allora ecco che tiene banco una lettera aperta all’argentino scritta mercoledì sera nel proprio profilo Facebook da Modesto 'Tito' Vazquez, ex giocatore e capitano dell’albiceleste di Coppa Davis dal 2009 al 2011, nel miglior periodo dell’argentino.
 
LA SOLUZIONE È DAVVERO A PORTATA DI MANO?
Dopo una breve introduzione, Tito divide il suo messaggio in cinque punti. Nei primi quattro gli dà consigli da amico, come quello di costruirsi uno staff adeguato (che si stia candidando? All’inizio della lettera esordisce con “il 2015 per me è stato un anno sabbatico”), ritrovare le motivazioni, lavorare duro fisicamente e mentalmente, ma nel quinto tuona con il vero fulcro del messaggio, tanto che lo scrive interamente in maiuscolo: “¿NO TE ANIMÁS A COMPETIR CON UNA MANO?”, “non ti va di giocare il rovescio a una mano?”. Non sappiamo se è a conoscenza di qualche informazione in più rispetto a quelle date dallo stesso JMDP tramite Facebook, ma a giudicare da quanto scrive (“non ho tue notizie, salvo quelle uscite sui social”) sembrerebbe di no, anche perché ‘Delpo’ è stato molto attento che non trapelassero altre info. Quello di Vazquez potrebbe essere un grido personalissimo, con la consapevolezza di rappresentare una figura importante per lo stesso per ‘Palito’, ma la soluzione pare talmente facile che Tito non è l’unico ad averci pensato. Fino a quando i problemi erano al polso destro c’era poco da fare, invece ora è diverso. Tuttavia, se è vero che eliminare dal suo gioco la mano sinistra eliminerebbe il problema alla radice, è vero anche che cambiare a 27 anni un colpo che l’ha accompagnato per tutta la carriera è particolarmente rischioso. Meglio che niente, dirà qualcuno, ma la teoria della meno peggio va a sbattere contro le parole di Roger Federer citate all’inizio. Non è tanto una questione di numeri, quanto di obiettivi: se Del Potro torna lo fa con le ambizioni di una volta, le stesse di quando a 21 anni vinse lo Us Open. Altrimenti ha senso tornare? Sicuramente ha senso provare a costruirsi un rovescio a una mano all’altezza del Tour, e la storia insegna che è possibile.
 
“FAI COME SAMPRAS, EDBERG E MC NAMEE”
In passato, sono stati tanti a cambiare rovescio a carriera in corso, chi per infortunio chi per scelta tecnica. Nella lettera, Vazquez cita tre casi ben noti al grande pubblico: a partire da quelli di Pete Sampras e Stefan Edberg, che da juniores passarono da due a una mano, con risultati fantastici specialmente nel caso del secondo. Lo statunitense però cambiò a 16 anni, lo svedese a 17. Del Potro ne ha dieci in più. Una differenza enorme che Vazquez non ha dimenticato, prevedendo la domanda con un altro esempio. “Lo sai che Paul Mc Namee ha cambiato il rovescio a 26 anni e poi è stato numero uno del mondo in doppio e numero 20 in singolo?”. Il fatto che ce l’abbia fatta l’australiano non significa che ce la faccia anche Del Potro, ma Vazquez aggiunge delle considerazioni interessanti, quasi a voler spronare l’argentino a provarci sul serio. Dopotutto, il rovescio è sempre stato il colpo meno forte di Del Potro, il cui tennis è basato su un’accoppiata servizio-diritto di altissimo livello. Secondo il suo ex capitano potrebbe bastare un colpo ‘normale’ per tornare ad alti livelli. “Col tuo servizio e il tuo diritto – si legge nel messaggio – puoi giocartela con i migliori del mondo anche col rovescio in slice. Certo, dovrai migliorarlo, dovrai essere più aggressivo con quel colpo, come furono Connors, Rosewall e Orantes, ma il tuo gioco di volo è meglio di quanto pensi. E poi nel tennis di oggi i migliori del mondo attaccano poco, e il rovescio in top spin per giocare il passante lo puoi migliorare”. Impossibile dargli torto, ma resta da capire se Del Potro abbia voglia di farlo. L’impressione è che se così fosse ci avrebbe provato già tempo fa, anche se ai più attenti non è sfuggita una dichiarazione dello scorso gennaio, quando disse di non averci mai provato perché Davin non gli voleva insegnare il rovescio a una mano. Magari era solo una battuta, magari no. Ma ora che Davin non c’è più, le scuse sono finite. E chissà che il Del Potro 2.0 (o se preferite 3.0) non porti un altro rovescio a una mano fra i top ten. Sarebbe una storia bellissima.