da Londra, Giorgio Spalluto – foto Getty Images
La battaglia tutta latina che ha inaugurato la giornata che vedrà nel big match serale tra Federer e Murray, il punto più alto dell’intera fase a gironi, se l’è aggiudicata la “torre” di Tandil al termine di un match partito in sordina, ma che nel finale ha regalato una serie di emozioni del tutto inattese e culminate nel primo tiebreak di questa edizione del Master. Epilogo simile si era verificato nell’unico precedente tra i due, nel challenger di Segovia del 2006. Anche allora a trionfare, al termine nel tiebreak del terzo (vinto per 10 punti a 8), era stato l’argentino.
Molto più netto (7-1) il tiebreak finale
del loro primo incontro a livello Atp, scaturito da un primo set appannaggio
del sudamericano, bravo a sfruttare un passaggio a vuoto del madrileno
nel 3° gioco, ed a difendere il break dal ritorno di Verdasco nel 10° game.
Grazie a 2 ace (i primi della partita) esterni da sinistra, possibili solo
per un giocatore della sua taglia, Delpo cancella 2 palle del controbreak,
chiudendo il set col punteggio di 6-4. Lo spagnolo, spinto da una serie
di ragazzini che hanno urlato a gran voce il suo nome per tutta la durata
del match, sfrutta un leggero calo dell’argentino nel secondo set. Gianmartino
continua a peccare di continuità, così come era accaduto nel match d’esordio
contro Murray, e consente al suo avversario di rientrare nel match e di
portare a casa il break nell’8° gioco che decide la seconda frazione (6-3).
Si giunge così al terzo set ed al tiebreak di cui si diceva in precedenza,
che certifica ancora una volta come Verdasco patisca oltremodo i finali
di gara serrati, a differenza di Del Potro che, in precedenza, non aveva
concretizzato 2 matchpoint sul servizio dell’avversario: il primo sul
5-2 annullato da un passante di rovescio di Nando, il secondo sul 5-4 sventato
grazie ad un dritto in contropiede del madrileno. Nel mezzo, un clamoroso
passaggio a vuoto del numero 5 del mondo, nel momento in cui si apprestava
a servire per il match. L’argentino è bravo a non disunirsi ed a resettare
tutto in vista del tiebreak, inaugurato dal 10° ace del suo match
(“Ho servito molto meglio rispetto al match con Murray” dirà più
tardi in conferenza), e proseguito con l’immediato minibreak ai danni
di un Verdasco che, all’improvviso, perde la misura dei suoi colpi.
Neanche la chiamata di un fallo di piede (“E’ molto raro che te lo
chiamino in quel frangente del match, ma sapevo che non era il momento
per mettersi a polemizzare” dirà a fine match Delpo), su quello che
sarebbe stato l’ace del 4-1, deconcentra Del Potro che può così continuare
a sperare nel passaggio del turno dopo la sconfitta all’esordio contro
Andy Murray che lo aveva lasciato senza parole. “Non voleva parlare
con nessuno” rivela il suo manager Ugo Colombini, presente alla conferenza
stampa del suo pupillo, che racconta di come Juan Martin tenda a chiudersi
un po’ troppo dopo ogni sconfitta: “E’ uno degli aspetti su cui dovremo
lavorare molto”. Chi dovrà migliorare, e non di poco, la gestione
emotiva del match è sicuramente Fernando Verdasco che, comunque, non è
tagliato fuori dalle semifinali, essendo comunque riuscito a strappare
2 set nei suoi 2 match. Nando dovrà però battere nell’ultima giornata
l’idolo di casa Andy Murray, sperando che quest’ultimo non abbia già
sconfitto Roger Federer (in questo caso Nando potrebbe iniziare a pensare
con un giorno d’anticipo alla finale di Davis), e che Del Potro non batta
a sua volta lo svizzero nell’ultima giornata. Insomma, le residue chance
di Nando passano necessariamente attraverso una conclusione del girone
a punteggio pieno da parte di Roger Federer. Solo una volta, però,
nella storia del Master (Nalbandian nel 2006), si è qualificato per le
semifinali un giocatore che aveva perso 2 partite nel girone.