Conoscevo Claudio Paglieri, ottima persona e bravo giornalista, prevalentemente per il suo lavoro al Secolo XIX, pur sapendo che fosse (anche) uno scrittore di successo. “Il miglior giallista italiano”, mi è capitato di leggere. Il tennis non è la sua attività principale, ma Claudio ne è (sinceramente) innamorato e (molto) informato. Per questo, quando ho appreso dell’uscita di “Delitto e Rovescio: un’indagine del Commissario Luciani”, la curiosità era grande. Non so se tra i nostri lettori ci sia qualche amante di gialli: spero, immagino di sì. Ma se anche non fosse il vostro genere, non posso che consigliarvi il libro del giornalista-scrittore genovese. Una vicenda appassionante in cui il tennis riveste un ruolo importante, affatto secondario. E’ stato gratificante leggere di realtà meno note, il famoso “lato nascosto” di cui tutti parlano (o meglio, sussurrano) ma che raramente viene alla luce. Marco Luciani è un ex commissario di polizia che ha lasciato il suo incarico e adesso vive a Barcellona, insieme al figlio Alessandro, indeciso su cosa fare della propria vita, specie dopo l’allontanamento da Sofia, madre di Alessandro. Ma il suo (ex?) lavoro lo insegue anche in Catalogna: viene messo in contatto con il padre di Martina Rossi, giovane ragazza che sta inseguendo il sogno di diventare professionista allenandosi in un’Accademia di Barcellona. E’ già bravina, intorno alle top-200 WTA. Ma il padre è preoccupato: Martina è scomparsa senza lasciare tracce di sé. A prima vista sembra un allontanamento volontario, tipico di una ragazzina che si è trovata in un mondo che non ama, forse non ha mai amato, e vuole prendersi la sua libertà. Marco Luciani, appassionato tennista, si mette in cerca di una traccia iscrivendosi all’Accademia, dove si snoda un’appassionante ricerca che si concluderà con un colpo di scena…che non è il caso di anticipare.
Credo che l’appassionato di tennis amerà questo libro. Motivo? Sono ben tratteggiati varie realtà e personaggi che orbitano intorno al nostro mondo. Intanto c’è l’Accademia: a dirigerla è un certo Benitez, definito il “Gran Maestro”. Detto che i personaggi sono – ovviamente – frutto della fantasia di Paglieri, ogni volta che entra in scena il Gran Maestro mi sono venuti in mente almeno 2-3 guru del coaching. Sono certo che sarà così per ogni appassionato. L’accademia ha una peculiarità: accoglie soltanto aspiranti giocatrici. Ragazze giovani, spesso belle, mischiate in un unico calderone di ambizioni, amicizie (vere o presunte) e sottili invidie. Ci sono le splendenti ragazze dell’est, le italiane e – colpo di genio di Paglieri – l’indonesiana che non ha soldi, fa la sguattera nel club e si allena soltanto di sera, quando le altre hanno terminato e i campi si liberano. In un contesto del genere non poteva mancare il coach “figo”, quello capace di sedurre quasi ogni allieva, poco importa se maggiorenne o minorenne. E poi c’è il racconto del tour minore: pur senza citare esplicitamente la categoria, Paglieri racconta dei tornei ITF, dove si lotta all’ultimo sangue per pochi punti e ancor meno dollari. Però si gioca dappertutto, anche in Medio Oriente, dove capita che le feste riservate alle giocatrici siano occasioni per socializzare e, chissà, anche per qualche guadagno extra. Si parla delle partite truccate, delle scommesse, di un mondo che rischia di diventare marcio sin dai tornei più piccoli e può essere terreno fertile anche per la malavita, rappresentata dagli energumeni bielorussi che siedono ad assistere a un match della bella Martina Rossi. Per buona parte del libro, Paglieri ha scelto una doppia trama: le vicende delle ragazze da una parte, quelle di Marco Luciani dall’altra. Storie che si avvicinano fino, inevitabilmente, a incrociarsi.
Il linguaggio è esplicito: Paglieri non si nasconde dietro a metafore quando deve descrivere i (tanti) incontri ravvicinati che si susseguono nella narrazione, e nemmeno quando riporta i virgolettati dei vari personaggi. Qualche buonista potrà storcere il naso di fronte a certi termini e certe descrizioni (peraltro lontanissime dalla scadimento nella volgarità gratuita): personalmente le ho trovate efficaci e credo che Paglieri meriti ogni complimento. Ha realizzato un libro coinvolgente, che non vedi l’ora che sia sera per continuare a leggerlo, prima di addormentarti, per vedere come si evolve la faccenda, come va a finire. Non conosco a sufficienza il genere da poter dire se Claudio Paglieri sia davvero il miglior giallista italiano: di sicuro è una persona attenta, scrupolosa, acuto osservatore della realtà. Un paio d’anni fa fu il primo a notare, almeno un mese prima dell’annuncio ufficiale, che Sara Errani e Roberta Vinci avevano smesso di giocare insieme e avevano interrotto la loro frenetica attività social. Fu sempre lui a realizzare una delle migliori interviste a Sergio Giorgi mai pubblicate. Da uno così, ci si poteva aspettare un bel libro. E l’attesa non è rimasta delusa. Alla fine, la sorpresa (o meglio, il regalo) me lo ha fatto Claudio in ultima pagina, inserendomi nella lista di persone ringraziate per avergli dato o suggerito qualcosa dal mondo del tennis (lista di cui fanno parte anche Federico Ferrero e il direttore Lorenzo Cazzaniga). Approfitto di questa modesta recensione per ringraziarlo, sia pure con un po’ di amaro in bocca: ok, il Barcellona doveva vincere la partita narrata nel libro. Ma dovevi per forza farlo giocare contro l’Atletico Madrid?
Claudio Paglieri
Edizioni PIEMME – 372 pagine
ISBN 978-88-566-5682-4
DELITTO E ROVESCIO: LA PRESENTAZIONE
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