La classifica gli sorride, ma l'inizio di stagione di Juan Martin Del Potro è stato un po' anonimo. Ha sfiorato il titolo ad Auckland (KO 7-5 al terzo contro Roberto Bautista), poi però ha perso al terzo turno in Australia e nei quarti a Delray Beach. Per questo, c'era curiosità nel vederlo all'opera ad Acapulco, ultima tappa di avvicinamento al marzo americano, fase della stagione dove in passato ha colto buoni risulati. L'impatto è stato positivo e le sensazioni sono ancora migliori dopo la vittoria su David Ferrer negli ottavi, che gli ha spalancato le porte a una sfida intrigante contro Dominic Thiem, replay del fantastico match del sei mesi fa allo Us Open. Sarà un bel test per entrambi. Ma l'argentino, dopo quello quello che ha passato in carriera, si sta godendo ogni singolo torneo. E Acapulco gli piace molto: “I messicani mi trasmettono un grande affetto, ho un buon rapporto con loro. Sin dall'anno scorso, quando ho perso contro Djokovic, ho detto che mi sarebbe piaciuto tornare”. A parte il bilancio numerico (quella contro Thiem sarà la 12esima partita della sua stagione: per ora il bilancio è di 8 vittorie e 3 sconfitte), è la prima volta dal 2014 che Del Potro imposta una stagione da tennista full time, iniziando la stagione come tutti gli altri e non in ritardo. “In effetti è passato molto tempo. Sento di dover alzare il livello di gioco, ma non è un problema. In questo momento metto la salute davanti a tutto, anche alla condizione atletica. E comunque sono felice di giocare perché ero arrivato a un punto in cui non potevo quasi più gareggiare”. L'allusione, ovviamente, e ai ripetuti problemi al polso. Prima il destro, poi il sinistro. Tante operazioni, un calvario che sembrava senza fine. Proprio per questo, le sconfitte contro Berdych in Australia e contro Tiafoe a Delray Beach non possono rappresentare un problema. “E comunque solitamente la mia condizione cresce nel corso dell'anno, è sempre stata la mia caratteristica. Si, il fisico più migliorare”. Il tennis è ancora lì, come ha mostrato nella notte di Acapulco. Si è preso il primo set giocando un paio di dritti violentissimi che hanno letteralmente piegato le braccia a Ferrer, che pure è in discreta forma. Perso il secondo, nel terzo ha trovato il break decisivo al sesto game.
CURA DEL FISICO
Non solo ha iniziato la stagione a gennaio, ma adesso ha un coach che lo segue a tempo pieno. Il periodo di prova con Sebastian Prieto è andato talmente bene da prolungarsi automaticamente. “Sono più tranquillo con lui al mio fianco. Abbiamo iniziato allo Us Open e in 10 tornei la classifica è già migliorata. Ho fatto il mio, ma gli devo molto. È una persona fantastica, non solo come coach ma anche come compagno di viaggio”. Sono passati 10 anni da quando Del Potro ha vinto i suoi primi titoli ATP. Fu un filotto di quattro tornei che si sarebbe interrotto nei quarti dello Us Open, contro Andy Murray. Rispetto ad allora, è un giocatore diverso. “Ho cambiato il mio modo di guardare i punti, cerco nuove soluzioni e nuove opportunità. Sarebbe stato facile arrendersi, invece mi sono sacrificato molto e dal 2016 ho ottenuto parecchio. Sono ritornato tra i primi 10 e tutto questo cancella quello che mi è successo. Ho trasformato tante cose negative in positive. Non molti tennisti hanno saputo tornare come me”. Naturalmente, dieci anni nel tour – conditi da gravi infortuni – si fanno sentire. E allora Del Potro fa il possibile per restare in salute. “Viaggio sempre con un fisioterapista al mio fianco. In particolare, sto attento ai polsi che tanti problemi mi hanno dato in passato. Faccio molto lavoro di prevenzione. Se rimango in salute posso prolungare la mia carriera, però sto prendendo le misure necessarie. Pretendo molto da me, ma il corpo umano chiede molto. Il tennis è uno dei pochi sport dove si gioca sempre, con grande intensità. Più vai avanti, più c'è bisogno di aumentare il livello. Dopo un po' il corpo lo avverte e reagisce di conseguenza”. Il motore di “Palito” è sempre stato un diesel: per questo, i suoi sostenitori non devono preoccuparsi se i primi due mesi del 2018 non hanno dato grandi soddisfazioni. Acapulco, tuttavia, potrebbe essere una buona occasione per aggiornare una statistica che vede soltanto cinque dei venti titoli ATP dell'argentino intascati nei primi tre mesi dell'anno (con appena otto finali su trenta).