Richard Gasquet gioca un’ottima partita ma si arrende al fotofinish. Il suo rovescio è d’antologia, ma appena effettua un break…lo riperde subito! "Palito" a caccia del n.3 ATP. 
Richard Gasquet ha spesso lasciato fermo Del Potro con il rovescio, ma non è bastato

Di Riccardo Bisti – 5 novembre 2013

 
C’erano almeno un paio di motivi per sostenere Richard Gasquet nella serata inaugurale del quinto Masters londinese. Il primo, quasi banale, riguarda la bellezza del suo gioco. Baciato da un talento immenso, è sempre un bel vedere. E poi ha scoperto che le condizioni di gioco indoor sono perfette per lui. E' il giocatore più titolato al coperto nel 2013. Per carità, Montpellier e Mosca non sono tappe fondamentali, ma non c’è dubbio che il suo tennis “da esibizione” riesca ad esprimersi al meglio quando vento, sole e temperatura non sono un fattore. Quest’anno ha effettuato un bel salto di qualità, raggiungendo la semifinale allo Us Open, ma i palazzetti restano il suo habitat. Il secondo motivo è “di bandiera”. Al suo fianco, ormai da qualche tempo, c’è coach Riccardo Piatti. Il comasco è a caccia dell’ennesimo miracolo dopo quello compiuto con Ivan Ljubicic. Quando assunse l’incarico, disse che avrebbe visto Gasquet subito dietro i Fab Four. Ha avuto ragione. Nel primo anno, gli ha dato solidità e continuità. Adesso, il talento di Beziers è capace di centrare anche qualche exploit. La qualificazione alle ATP World Tour Finals è il coronamento di una crescita che potrebbe non essere terminata. A Piatti bisogna dare atto di aver saputo lavorare in armonia e collaborazione con Sebastien Grosjean, l’altro coach del francese. Con i suoi mille impegni, Piatti non può viaggiare ogni settimana. Grosjean, ex semifinalista in tre Slam su quattro, segue Gasquet a tempo pieno. C’era il rischio che potessero nascere gelosie, invidie, contrasti…invece, nella notte della O2 Arena, erano uno accanto all’altro. E’ mancato solo il risultato, visto che Del Potro si è imposto al termine di una bella battaglia con il punteggio di 6-7 6-3 7-5.
 
L’argentino ha rispettato il pronostico, ma è stata molto dura. Per la verità, non ha mai dato l’impressione di poter perdere, nemmeno quando nel primo set Gasquet ha dato alcune dimostrazioni di balistica applicata al tennis. Il suo rovescio è uno spettacolo, un incantesimo dal quale nessuno vorrebbe svegliarsi. Grazie a un terrificante lungolinea, si è preso il break che lo ha issato a 5-3 nel primo set. Un colpo ancor più prezioso perché maturato dopo uno scambio piuttosto duro. Tuttavia, era proprio un rovescio lungo e riportare in partita Del Potro (5-4, poi 5-5). Nel tie-break Gasquet dava il meglio di sé: dal 4-3 in suo favore, ha estratto tre conigli dal cilindro: prima l’ennesimo rovescio lungolinea (è un’arma impropria!), poi una magica risposta di dritto, infine un altro dritto vincente dopo aver sbattuto Del Potro fuori dal campo con un gran rovescio incrociato. Nel secondo, bastava un break a Palito per rimettere il punteggio in parità. Il suo tennis diventava via via più robusto e incisivo, ma Gasquet teneva bene, forse perché voleva dimostrare a se stesso di essersi davvero meritato questo Masters. In fondo, ha chiuso al numero 9 ATP e può giocare solo grazie all’infortunio di Murray. Le provava tutte, utilizzava a fondo il suo bagaglio tecnico, ma dopo un lungo settimo game cedeva nuovamente il servizio a Del Potro, ancora una volta con un rovescio in rete. Il suo colpo migliore lo aveva tradito sul più bello.
 
Ma anche l’argentino è un essere umano. Ogni tanto ha dei passaggi a vuoto che chi gli sta davanti difficilmente patisce. Quando è andato a servire per il match sul 5-4, ha subito un clamoroso break a zero. Gasquet ha avuto bisogno di una sola magia: per il resto, ci ha pensato Del Potro a commettere un pasticcio dopo l’altro. Emblematica la volèe scaraventata in rete sulla palla break. Se vuole migliorare l’esecuzione del suo allievo, coach Franco Davin dovrà ripartire dalle basi. Il problema di Gasquet, almeno in questa partita, è stata l’incapacità di cogliere l’attimo. Sul 5-5, era nella condizione psicologica ideale. Invece che fa? Perde di nuovo il servizio. Sul 30-40, un suo dritto viene chiamato fuori, ma hawk-eye certifica che aveva pizzicato la riga. Anche la sorte era dalla sua, ma Del Potro ha rotto gli indugi e con un super-scambio in progressione lo costringeva all’errore e – infine – alla resa. Con Djokovic e Federer favoriti del girone, questa partita assumeva un’importanza fondamentale. Ha vinto il più forte ed è giusto così, anche perché Del Potro ha più chance in chiave-torneo. Ma il gioco di Gasquet vale sempre il prezzo del biglietto: per questo, c'è da augurarsi che non “sciolga” nei prossimi due match, cercando di infilare un colpaccio. In fondo, la sua unica vittoria su Djokovic risale proprio a un’edizione del Masters, quella del 2007 a Shanghai. Chissà che non gli porti fortuna. Intanto entrambi daranno uno sguardo interessato a Federer-Djokovic, attesissimo replay della semifinale di Parigi Bercy, dove lo svizzero aveva lasciato ottime indicazioni. Con buona pace di Juventus-Real Madrid anche per lo juventino Del Potro, che in questo torneo ha forti motivazioni di classifica: dovesse arrivare in finale, chiuderebbe l’anno al numero 4 ATP. In caso di successo da imbattuto, o con ottimi risultati legati a scarse performance di Ferrer, potrebbe addirittura salire al numero 3. Numeri da brivido.
 
ATP WORLD TOUR FINALS
Gruppo B

Juan Martin Del Potro (ARG) b. Richard Gasquet (FRA) 6-7 6-3 7-5
Novak Djokovic (SRB) vs. Roger Federer (SUI)