Il dolore al polso non va via: l'argentino si ritira da Dubai e c'è grande apprensione per il futuro. "Non riesco ad essere il giocatore che vorrei". E' la quarta volta che il dolore riappare. 
Juan Martin Del Potro non riesce a giocare il rovescio in topspin

Di Riccardo Bisti – 25 febbraio 2014

 
Alla fine sono arrivate anche le lacrime. Stavolta è allarme rosso. In attesa di notizie ufficiali, che arriveranno tramite il suo portavoce, e soltanto dopo essersi consultato con il dottor Richard Berger, c’è da domandarsi quale sarà il futuro di Juan Martin Del Potro. Con una scelta quantomeno curiosa, l’argentino ha giocato a Rotterdam e Dubai nonostante siano riapparsi i dolori al polso sinistro, lo stesso che gli dà fastidio da un paio d'anni. L’epilogo era inevitabile: durante il match contro Somdev Devvarman, Palito si è ritirato dopo aver perso il primo set. Ha chiamato il fisioterapista, ha nascosto il viso sotto l’asciugamano, ma è stato facile cogliere le lacrime di un giocatore disperato, costretto a convivere con un incubo. Durante la conferenza stampa, ha pronunciato poche frasi: “Non posso essere il giocatore che vorrei – ha detto – le ho provate tutte, però non posso tirare il mio rovescio. Non stavo bene in campo, il polso continuava a farmi male”. Era evidente: nelle ultime fasi del set (perso al tie-break nonostante tre setpoint consecutivi) continuava a giocare il rovescio in slice per evitare di utilizzare la mano sinistra. Il futuro, almeno per ora, è un’incognita. “Annuncerò i miei piani per il futuro forse già stasera, al massimo domani”. Per ora, è impossibile formulare alcuna ipotesi: potrebbe tornare a Indian Wells (dove deve difendere la finale) oppure essere costretto a un lungo stop. Certo, la prospettiva di operarsi è agghiacciante, tenendo conto che nel maggio 2010 il dottor Berger, uno dei massimi specialisti mondiali della patologie alla mano, era già intervenuto al polso destro. Quell’anno, Del Potro rimase fermo per 10 mesi e poi ne impiegò altrettanti per essere di nuovo competitivo.
 
Che la vicenda fosse seria si era capito un mese fa, quando Jorge Viale (ex brillante giornalista di varie testate, oggi portavoce di Del Potro) ha annunciato che Palito era volato a Rochester, Minnesota, nella notte tra il 27 e il 28 gennaio. Si capì che la sconfitta con Roberto Bautista Agut all’Australian Open non era dovuta soltanto a una cattiva giornata. Del Potro si è recato presso la “Clinica Mayo” per svolgere dei controlli che erano già programmati. Ma già allora ci si domandò perché farli a stagione iniziata e non nei due mesi di off-season. L’occasione fu propizia per svelare il piccolo calvario degli ultimi due anni: il polso gli dà fastidio, ciclicamente, sin dal 2012. Ricapitoliamo: Del Potro ha avuto problemi al polso nell’agosto-settembre 2012, poi a febbraio-marzo 2013 e infina ad agosto 2013. Nessuno ha detto niente, forse perché le infiltrazioni avevano fatto effetto e gli avevano consentito di giocare senza problemi. Ma il polso, a quanto pare, non si è mai definitivamente rimesso in sesto. Negli ultimi mesi del 2013 ha giocato senza problemi, così come all’inizio del 2014 (infatti ha vinto il torneo ATP di Sydney), poi i problemi sono tornati a Melbourne. Dopo la sconfitta in Australia, ha provato alcune terapie conservative in Argentina, nel tentativo di sfiammare la zona. Ma i risultati non sono stati soddisfacenti.
 
In tanti avevano pensato a uno stop immediato, invece Del Potro si è presentato regolarmente a Rotterdam, dove doveva difendere il titolo conquistato lo scorso anno. Ha perso nei quarti contro Ernests Gulbis, ma anche in Olanda aveva mostrato i soliti problemi. Dopo il successo contro Paul Henri Mathieu, disse che era frustrante giocare in certe condizioni “Ma il dottore ha detto che non c’è il rischio di peggiorare. Per questo vado avanti. Appena il dolore passerà, riprenderò a tirare forte”. A quanto pare, il peggioramento è arrivato lo stesso. L’angoscia è grande perché non ci sono certezze. E adesso il futuro dell’argentino è una grande incognita. A 25 anni, e con una struttura fisica come la sua, un ulteriore lungo stop potrebbe fargli perdere tanto tempo. Forse troppo. E in Argentina c’è già chi lo critica, parlando di una punizione per il suo boicottaggio alla Coppa Davis e certe frasi non sempre felicissime. Critiche forse ingiuste, di sicuro inopportune.