Grande spettacolo al Queen’s, e risultato a sorpresa, fra l’australiano di origini spagnole e il danese
È nell’ordine naturale delle cose: metti uno contro l’altro due tennisti dalla mobilità eccezionale e come d’incanto il gioco si arricchirà di situazioni mirabolanti. Scorci di funambulismo in cui la chiusura dei punti diviene pura fantasia, mentre la realtà dei fatti mostra atleti in campo capaci di raggiungere gli angoli più lontani e rimettere ogni volta tutto in discussione.
Questa breve filippica per dire che quanto appena visto tra Holger Rune e Alex De Minaur, nella splendida cornice del Queen’s Club di Londra, attiene più a un videogame che non alla normalità di scambi competitivi, prima che spettacolari, in linea con una semi tanto importante del circuito maggiore, nonché preludio naturale al torneo di Wimbledon. Come può accadere in questi casi, le grandi qualità di spostamento possono indurre a frenesia tra un punto e l’altro, per cui le pause non sono più pause e il match si abbandona a soluzioni frettolose e per nulla fruttuose.
Se sul 5 pari del secondo, se Rune fosse stato più lucido nel rispondere alla seconda di De Minaur, il confronto avrebbe potuto prendere un’altra piega e noi avremmo forse scritto un’altra storia.
La vittoria è andata giustamente al giocatore che ha gestito meglio i tempi morti, un aspetto talora posto a margine nel processo formativo dei giocatori e che invece fa da crocevia obbligato nel riordino del controllo emotivo.
Il resto è stato show puro; qualcosa che, visti anche i tratti somatici dei protagonisti, poteva richiamare alla mente cartoni disneyani del tempo che fu, un ‘partita animata’ che ha fatto tanto bene anche all’occhio dello spettatore più esigente.