L'INTERVISTA – 5.000 persone al giorno, nonostante le assenze di Federer, Wawrinka e Fognini, sono un risultato straordinario. La soddisfazione di Ernesto De Filippis, organizzatore di Italia-Svizzera con la sua MCA Events. “Sono interessato anche a Italia-Argentina” (Foto di Luca Toni)  

PESARO – Il suo volto era più sorpreso che emozionato quando, dopo il match di Marco Cecchinato, l'amministrazione comunale lo ha premiato (insieme alla sua preziosa assistente Caterina Amprimo) per aver portato a Pesaro un match così importante. Ernesto De Filippis aveva organizzato quattro incontri di Fed Cup, ma quello dell'Adriatic Arena è stato l'esordio assoluto in Coppa Davis. Per lui e per la MCA Events. Una vera e propria scommessa: da una parte le assenze dei giocatori più attesi (Roger Federer, Stan Wawrinka e Fabio Fognini), dall'altra un palazzetto enorme e difficile da riempire. L'Adriatic Arena è uno dei palazzetti più belli d'Italia, forse eccessivo per una sfida in cui il giocatore di miglior classifica era Andreas Seppi, numero 40 ATP. Però la scommessa è stata vinta, con 5.000 spettatori al giorno. Un dato pazzesco, che avrebbe consentito di riempire la stragrande maggioranza dei palasport italiani. L'amministratore di MCA Events è convinto che l'investimento di Pesaro sarà molto utile per mantenere il rapporto di collaborazione con la FIT nell'assegnazione di altri eventi di primissimo piano, magari a partire da Italia-Argentina dei prossimi 15-17 luglio.
 

Ernesto De Filippis, un weekend molto impegnativo. Voto finale?

Direi un bell'8. Nonostante le pesanti assenze nella squadra svizzera e il forfait di Fognini, il pubblico di Pesaro ha risposto molto bene. Abbiamo raccolto circa 5.000 persone al giorno in un impianto che può ospitarne 11.000. Nella fase iniziale, pochi hanno valutato un aspetto: è vero che Federer e Wawrinka non hanno giocato, ma la loro assenza garantiva più possibilità di successo all'Italia. Le persone che hanno recepito questo messaggio sono venute, si sono divertite e venerdì hanno assistito a un incontro storico, oserei dire epico. Sono molto contento per il risultato di domenica: nonostante si trattasse di esibizioni, abbiamo raccolto un pubblico eccezionale. Tutto questo mi riempie di gioia.

 

Come è nata e come si è sviluppata l'idea di giocare a Pesaro?

Sono molto legato a questa città. Sono stato io, nel 1996, a inaugurare l'Adriatic Arena e ci ho lavorato nei primi anni. La gente è molto attenta agli eventi internazionali e ha una grande cultura sportiva. Non dimentichiamoci che è la città del basket: ai tempi dell'inaugurazione c'era la grande Scavolini, in grado di riempire qualsiasi palazzetto. Fu questa la ragione che spinse l'amministrazione comunale a costruire un palazzo da 11.000 posti. Il lancio di questa struttura fu difficile ma esaltante: in tre anni ho organizzato tante manifestazioni sia a livello musicale che sportivo. In quegli anni ho capito che Pesaro sa rispondere ai grandi eventi. Quando ho avuto la possibilità di proporre Pesaro per questo incontro, non ci ho pensato due volte. Ho avuto ragione: mancando da tanti anni non conoscevo l'attuale Amministrazione Comunale, ma ho trovato nel sindaco Matteo Ricci un'ottimo interlocutore.

C'è un aneddoto curioso proprio su di lui…
Aveva iniziato a lavorare con me: nel 1996 gestiva un'impresa di controlleria ed era un mio fornitore. Io mi sono limitato a organizzare eventi, mentre Matteo ha sviluppato una bella carriera politica. Il suo passato, tuttavia, gli consente di recepire non solo le esigenze politiche, ma anche le complessità nell'organizzare certi eventi. Ha fatto di tutto per contribuire al successo dell'evento: abbiamo installato un campo da tennis in Piazza del Popolo, la più importante della città, nonché tappezzato di gonfaloni e totem tutto il centro storico. Ci ha dato tutto il supporto possibile. Inoltre gli amministratori comunali di Pesaro sono molto giovani: non ho niente contro gli “anziani”, io sono il primo a rientrare in questa categoria, ma c'è bisogno di gente nuova, che la pensi diversamente. Sono entusiasti del lavoro che fanno e danno un supporto importante: senza di loro non sarebbe stato facile operare in una città che non frequentavo da tempo.

 

La gente trova il palazzetto già pronto e deve soltanto godersi lo spettacolo, ma dietro a un evento del genere c'è un lavoro enorme, forse il più impegnativo tra gli ultimi eventi targati MCA. Il momento più difficile?

Quando abbiamo avuto la certezza dell'assenza di Roger Federer. Come se non bastasse, poco dopo c'è stato l'infortunio di Fognini. Questi due eventi hanno provocato una caduta verticale sulla vendita dei biglietti giornalieri. Alla luce di questo, credo che il risultato sia stato davvero importante. La preoccupazione era grande: avevo optato per un impianto da 11.000 posti per una manifestazione che io ritengo di serie A, ma che per il pubblico considerava di secondo livello a causa delle varie assenze.

 

Quali sono le differenze in termini di organizzazione tra Coppa Davis e Fed Cup?

La Fed Cup è più facile. Ne ho già organizzate quattro e in effetti è tutto più semplice. La Davis si snoda su tre giorni anziché due, quindi ci vuole più personale e bisogna tutelarsi per la domenica: il rischio della Davis è che il terzo giorno diventi solo un'esibizione. Per questo ho venduto gli abbonamenti (e me l'hanno riconosciuto) a prezzi più che popolari. L'ho fatto per garantirmi un buon pubblico anche nella terza giornata. Si tratta di esibizioni, ma pur sempre con ottimi giocatori in campo.

 

Angelo Binaghi si è sbilanciato sulla sede di Italia-Argentina, parlando di buone chance per Pesaro. Al di là dei vari passaggi burocratici, MCA è interessata?

Sicuro. Binaghi è una persona che va conosciuta: sono molto legato a lui, anche sul piano affettivo, perché su alcuni aspetti è un po' come me. Noi imprenditori cerchiamo di motivare i nostri dipendenti, quindi ogni tanto ci vuole la pacca sulla spalla. Però anche noi siamo esseri umani: l'imprenditore ha bisogno di sentirsi appagato e soddisfatto del lavoro svolto. Per questo mi ha fatto piacere leggere una sua dichiarazione sul Resto del Carlino, in cui ha riconosciuto la bontà del lavoro svolto dalla mia società.

 

E' un periodo delicato dal punto di vista della raccolta pubblicitaria e del rapporto con le amministrazioni locali. Come si è comportata Pesaro in questo senso?

L'amministrazione comunale mi ha dato un grande supporto sul piano della promozione. Ho lavorato per 9 anni in una struttura pubblica e so bene cosa succede: capita di trovare associazioni sportive o imprenditori che siano solo a caccia di contributi. Da quando MCA opera in eventi di questo tipo, tennis compreso, ho scelto una linea di condotta: non ho mai chiesto soldi, ma servizi. A me non interessa il contributo: quello che chiedo si tramuta in un costo per le istituzioni, ci mancherebbe, ma sono costi chiari e precisi. Non percepisco contributi per poi lucrare sul margine tra costi e ricavi, anzi. Il Comune ha capito il mio spirito e mi ha supportato, dandomi la gratuità dell'impianto, inoltre la società che gestisce l'impianto si è occupata dell'allestimento del campo. Ho chiesto promozione e l'ho avuta in pieno.

 

A livello economico com'è andata?

5.000 persone per una partita del genere è un risultato importante e sono soddisfatto. Sul piano economico il risultato non sarà positivo, ma ci sono due ragioni: in primis è un momento difficile per le aziende, inoltre c'è una bella differenza tra Coppa Davis e Fed Cup. In Fed Cup ci sono dodici spazi pubblicitari da destinare agli sponsor; al contrario, in Davis ne abbiamo solo tre, di cui una in campo e due fuori. Quindi potrei coinvolgere solo tre aziende, peraltro senza contributi troppo importanti. Soltanto quella che finisce a bordocampo avrà una buona visibilità, mentre gli altri spazi sono definiti “stadium banner”, ma hanno una visibilità ridotta. I contributi delle aziende sono inferiori alla Fed Cup, mentre i costi sono superiori visto che si opera su tre giorni anziché due. Insomma, i ricavi principali arrivano dalla biglietteria. Se non si arriva al break even con la biglietteria, non sempre si strappa il segno “+”. Da imprenditore so bene che non tutte le ciambelle riescono col buco. Questa cosa fa parte del mio lavoro: se avessi centrato tutti gli eventi oggi sarei miliardario. Purtroppo non lo sono, ma nel nostro settore è molto difficile centrare sempre un risultato positivo. Ma qui l'aspetto economico è stato secondario: sono convinto che la decisione FIT per la location dei quarti di finale passerà anche da un giudizio sull'organizzazione di Italia-Svizzera. Onestamente, credo che MCA possa garantire la FIT anche per eventi futuri.