Il Master1000 più tormentato della storia se lo aggiudica il giocatore più fresco del momento. Con questo successo, il russo ipoteca l’accesso al Master.


di Giorgio Spalluto foto Getty Images

Con il successo di Davydenko in finale su Rafa Nadal (7-6 6-3), va in archivio la prima edizione del Master1000 di Shanghai, sede fino allo scorso anno della Masters Cup. Il battesimo della tappa cinese all’interno del circuito Master1000, non poteva essere più sfortunato. Ai forfait iniziali di due Top3 come Federer e Murray si sono aggiunti  ben 10 ritiri distribuiti in tutto l’arco del torneo, a partire dalle qualificazioni. L’unica giornata, delle 9 su cui era spalmato il programma, risparmiata dalla “mala suerte” è stata l’ultima, quella in cui, d’altronde, era in programma un solo match, il più importante tra gli ultimi 2 tennisti sopravvissuti al lazzaretto cinese. L’americano Brendan Evans, nelle qualificazioni, ha dato il la a una serie impressionante di infortuni che ha coinvolto in ordine prettamente cronologico, Acasuso, Zverev, Roddick, Del Potro, Haas, Monfils, Wawrinka, Ljubicic e Feliciano Lopez. Di questi ultimi 2 ritiri ha beneficiato nei quarti e in semifinale, Rafael Nadal, uno specialista per quello che riguarda gli infortuni di fine stagione.  Dopo tanta sfortuna, il maiorchino ha così usufruito di un tabellone favorevole che lo ha visto giungere in finale senza incrociare l’ombra di un Top10. Basti pensare che il giocatore dalla classifica più alta affrontato dal numero 2 del mondo, prima di Davydenko, è stato il numero 15 Tommy Robredo, non proprio un fulmine di guerra sui campi veloci.

Era prevedibile che di fronte a un ben più rodato Davydenko, avrebbe potuto soffrire le pene dell’inferno, memore della finale di Miami 2008, in cui il russo non fece letteralmente vedere palla al maiorchino. Nikolay, dal canto suo, ha probabilmente vinto il suo torneo in semifinale contro quel Novak Djokovic che, dopo il successo di Pechino, era accreditato alla vigilia dei favori del pronostico. Una battaglia di straordinaria intensità, durata oltre 3 ore, e conclusasi al tiebreak del 3° che ha risarcito lo scarno pubblico assiepato sugli spalti del fantastico “Qi Zhong Stadium” – sormontato da 8 petali, finalmente sbocciati, dopo 4 edizioni indoor della Masters Cup – dello spettacolo davvero mediocre fornito da quel che restava dei Top Player, nel corso della settimana.

Probabilmente il numero abnorme di ritiri dovrebbe far riflettere l’Atp su un calendario che, non a caso, è stato oggetto di molte critiche, nei primi giorni del torneo. Non è neanche casuale che in finale siano giunti due giocatori che quest’anno sono rimasti a lungo fermi per infortunio. Davydenko, infatti, ha saltato tutta la prima parte della stagione (Australian Open e i 2 Master 1000 di Miami e Indian Wells) per un fastidioso problema al tallone, senza il quale probabilmente sarebbe già qualificato per le ATP World Tour Finals di Londra. Grazie al successo nella metropoli cinese (dove lo scorso anno il russo si issò fino alla finale del Master) Davydenko mette una serie ipoteca sulla qualificazione a quello che sarebbe il suo quinto Master consecutivo. Non male per il più sottovalutato tra i Top10, il meno bello, il meno chic, il meno sponsorizzato di tutti, ma che quando è in forma può fare male a chiunque con il suo ritmo asfissiante da fondo campo, fatto di geometrie e di sempre più frequenti sortite a rete. Nella Race (che continuerete a seguire giorno per giorno, cliccando sul bottone a destra) guadagna 4 posizioni, passando dall’11° al 7° posto, con 630 lunghezze di vantaggio rispetto al nono, Robin Soderling.

Per “squallidone” – così come lo chiama ironicamente Gianni Clerici – quello di Shanghai è il 4° titolo stagionale (dopo Umago, Amburgo e Kuala Lumpur), il 18° in carriera su 23 finali, e il terzo in un Masters 1000, dopo Parigi Bercy 2006 e Miami 2008. Non male per un giocatore che prima di diventare un professionista, riusciva a comprarsi da mangiare solo se la settimana precedente aveva vinto abbastanza giocando a tennis…

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Gli Highlights della finale