La Davis vista dagli spalti: una buona organizzazione e le fisime tipiche dei giorni nostri (facebook, balletti). Lorenzi combatte per cinque set ma cede in quasi quattro ore.
Paolo Lorenzi ha giocato un match generoso contro Marin Cilic
(La foto in home page è di Costantini – FIT)
Da Torino, Massimo Garlando – 2 febbraio 2013
Era il 1973 quando lo Sporting di corso Agnelli ospitò Italia-Spagna di Davis, tornando per un weekend ai fasti del 1961, anno in cui il Centrale del circolo vide la storica finale degli Internazionali d'Italia tra Pietrangeli e Laver. Io avevo pochi mesi e non ero molto più grande nel 1980, in occasione del match con la Svizzera disputatosi in cintura, al Monviso di Grugliasco (ci giocai, qualche anno più tardi, su quei campi. "Qui si allena Nargiso" mi disse, pomposamente, il compagno di liceo che mi ci aveva portato). Tutto questo per dire che di acqua sotto i ponti ne è passata, e che il ritorno dell'insalatiera sotto la Mole non andava persa, visto il rischio di dover aspettare altri trent'anni. Così ho portato pure i bambini, già che c'ero. Curiosità anche per la location, il Palazzo a Vela, del quale ricordavo le gradinate e la pista di atletica di fine anni '80 ma che non avevo mai visto nella nuova versione (ultimamente sto visitando per la prima volta parecchi siti olimpici. Con sei-sette anni di ritardo. Meglio tardi che mai). La ricerca del parcheggio, sempre problematica nella zona a prescindere dall'evento, comporta la perdita degli inni nazionali e francamente un po' mi è dispiaciuto, specie per i bambini. Comunque, entrando, l'effetto non è male: organizzazione discreta (da rivedere solo i cartelli indicanti i settori sul cancello di accesso. in molti hanno sbagliato lato e rifatto la fila), addetti cortesi, accesso alle tribune semplice. Il ghiaccio della pista di pattinaggio è stato velocemente trasformato in una terra rossa accesa, consistente, anche esteticamente gradevole e, sì, il posto dà proprio l'idea di un buon campo da tennis. La tribuna non numerata (presto ribattezzata "piccionaia") è piuttosto ampia e si presenta gremita; la fame di tennis di alto livello e i prezzi popolari hanno consentito il raggiungimento dell'obiettivo: proprio il tutto esaurito forse no, ma la città dei bogianen ha risposto presente.
Marin Cilic e Paolino Lorenzi sono già in campo per le operazioni preliminari. A prima vista, il pubblico non pare del tutto digiuno di tennis: applaude con sportività la presentazione dl numero uno croato per esplodere, com'è ovvio, in un boato di incoraggiamento per l'enfant du pays, non certo un veterano della Davis e quindi bisognoso di sostegno. Il primo set vola via in un battito di ciglia: Lorenzi vince il sorteggio e sceglie di rispondere ma, dopo aver impattato con il primo turno di battuta, non porterà a casa altri game. Quando Cilic mette la prima (e lo fa spesso) non si gioca, la differenza di pesantezza di palla è palese, le sporadiche sortite in avanti di Lorenzi si concludono con errori di tocco o con passanti impietosi. Insomma, tutto lascia presagire la mattanza. Il pubblico si comporta di conseguenza: definirlo poco entusiasta è quasi eufemistico. Ci si informa sulle condizioni di salute di Fognini ("Se non recupera almeno per il doppio siamo fregati"), qualcuno si chiede come mai non sia stato convocato Volandri, spuntano i primi Nintendo DS e i telefonini delle file sottostanti mostrano l'inconfondibile immagine della home page di facebook. I "sedili" della piccionaia sono scomodi, gli spazi sono angusti per chi porta più del 42 di piede, qualcuno inizia a fare i conti e anticipa l'ora del ritorno a casa, se non per la merenda, almeno per una tranquilla cena davanti al telegiornale regionale delle 19.30, superclassico del piemontesismo.
Poi succede l'impensabile: Cilic è un ottimo giocatore, dotato di eccellenti fondamentali, ma non è Ferrer né tantomeno Djokovic, i due top player che hanno incontrato Lorenzi di recente. Commette l'errore di pensare di aver già vinto e tira i remi in barca; la percentuale di prime si abbassa, il dritto fa meno male, arrivano i primi errori nel palleggio. Per farla breve, il senese resta aggrappato al set, ha ghiotte occasioni per scappare avanti (in particolare tre palle break consecutive, giocate maluccio) e finisce per prevalere al tiebreak. Non solo, sull'onda dell'entusiasmo toglie il servizio all'avversario all'inizio del terzo set e difende il vantaggio con relativa scioltezza, portandosi avanti per due set a uno. E gioca davvero bene: la prima di servizio è ora solida e fa spesso male, le variazioni di gioco finalmente funzionano e mettono in crisi il blasonato rivale. Un paio di volte addirittura azzarda l'irridente combinazione smorzata-lob, facendo scattare quasi la ola. Ora il pubblico ci crede, il miracolo si materializza nell'aria, il 'giocatore da challenger' sta davvero mettendo in seria difficoltà uno dei primi tennisti del mondo, semifinalista agli Australian Open 2010 e blablabla. I "Paolo, Paolo!" non si contano, spuntano – ben divisi dal caso tra i settori – i capipopolo, s'ode a destra una trombetta e a sinistra risponde una vuvuzela. Qualche ululato, comunque sempre più tiepido rispetto agli incontri di calcio dei pulcini, per un paio di timide proteste, con alterno successo, della panchina croata.
Sul più bello, la partita decide di mostrare la sua terza faccia, invero molto simile alla prima. Non è che Lorenzi cali, è proprio l'altro a salire decisamente di livello, raggiungendo quello consono per il numero 13 del mondo, a suon di vincenti e di righe spazzolate. A nulla vale la sosta rigeneratrice del nostro eroe tra il quarto e il quinto set: riemerge dagli spogliatoi con una vistosa maglietta gialla, ma i lampi non bastano: Paolino accoglie con rassegnazione la sconfitta ma si prende ugualmente l'abbraccio del pubblico. La fine dell'incontro porta un certo ricambio sugli spalti: chi arriva per Seppi, il nostro numero uno, e chi se ne va. Tra questi ultimi ci sono anch'io, i bambini sono stanchi e non sono neanche così appassionati di tennis da sottoporli a maratone estenuanti, quattro ore mi sembrano più che sufficienti. Esco dal cancello, con il solerte addetto che mi ricorda che, per oggi, non potrò rientrare e vado al bar a fianco, dove ovviamente si parla dell'evento. I titolari si informano sull'esito e un anziano avventore commenta: "Meno male. ho i biglietti per domenica e se facevamo 3-0 avevo buttato i soldi".
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