Dopo aver riconquistato la Fed Cup dopo 17 anni, gli Stati Uniti possono puntare a riprendersi anche la Davis. L’hanno vinta in trentadue occasioni, ma solo una volta negli ultimi 22 anni. A Nashville avranno un match-passeggiata col Belgio, sono uno dei team più omogenei e con l’Isner di Miami se la possono giocare contro qualsiasi avversaria.Uno statunitense l’ha inventata, un altro la vuole distruggere in nome del denaro, e cinque loro connazionali – più il capitano Jim Courier – sono pronti ad andare di nuovo all’assalto dell’Insalatiera. Un affare tutto americano che riassume passato, presente e futuro della Coppa Davis, di nuovo in pista nel prossimo fine settimana con i quarti di finale, e soprattutto di nuovo nel mirino degli Stati Uniti. Le racchette a stelle e strisce hanno giocato 103 edizioni della Davis e ne hanno vinte 32, quasi un terzo, arrivando addirittura al record di sette successi consecutivi negli Anni ’20, poi i tempi sono cambiati e dopo il titolo del 1995 ne è arrivato solamente un altro, conquistato nel 2007 in Oregon, quando nel quartetto titolare c’erano Andy Roddick, James Blake e i gemelli Bob e Mike Bryan. Addirittura, è dal 2012 che non arrivano nemmeno in semifinale, un compito che stavolta sembra un’autentica formalità, visto che il prossimo week-end al Curb Event Center di Nashville, in Tennessee, si presenterà un Belgio da Gruppo 1, senza un David Goffin ancora alle prese con i problemi all’occhio e senza Steve Darcis, che dopo le batoste della finale del 2017 non è ancora rientrato nel Tour, faticando a ricostruire corpo e mente. Contro Bemelmans, De Loore e i doppisti Vliegen/Gille, il capitano Jim Courier poteva anche convocare le seconde linee, invece avrà a disposizione tutti i migliori, a partire da John Isner, fresco vincitore del Masters 1000 di Miami e appena tornato fra i primi 10 del mondo, più Jack Sock, Sam Querrey, Steve Johnson e Ryan Harrison. Un chiaro segnale delle intenzioni degli statunitensi: nel 2017 è stato l’anno delle donne di Kathy Rinaldi, tornate a vincere la Fed Cup a ben diciassette anni dall’ultima volta, e ora ci vogliono provare loro, aiutati da un tabellone e da delle combinazioni casa-trasferta che appaiono favorevoli.
TANTE OPZIONI E QUELLA (POSSIBILE) FINALE IN CASA
Sono ben sei anni che non arriviamo in semifinale – ha detto Isner –, da quando nel 2012 abbiamo perso contro la Spagna. Me lo ricordo bene, ma la lunga assenza dalle semifinali non ci mette pressione extra. Siamo un buon team e sicuramente contro il Belgio i favori del pronostico sono dalla nostra parte. Tuttavia, quando si parla di Coppa Davis il ranking si può gettare fuori dalla finestra. La nazionale è qualcosa di completamente diverso. A volte la pressione non permette a giocatori di esprimersi ai loro massimi livelli, mentre altri proprio grazie alle aspettative riescono a giocare benissimo”. Dando per scontata la vittoria col Belgio, gli statunitensi avrebbero una probabile semifinale con la Croazia in trasferta. Il fattore campo non li aiuta, ma giocare subito dopo lo Us Open potrebbe diventare un vantaggio, o meglio uno svantaggio per i padroni di casa, specie se Marin Cilic dovesse fare particolarmente strada a Flushing Meadows. In una ipotetica finale, invece, se la vedrebbero in casa con le due avversarie più pericolose rimaste in gara nella parte alta del tabellone: Spagna e Francia, mentre farebbero visita a Germania e Italia. Un piccolo vantaggio che prima dovranno guadagnarsi, ma che intanto c’è, pronto ad aggiungersi ai tanti risvolti positivi che potrebbe prendere la stagione degli statunitensi. Le qualità per vincere le hanno, a partire da una delle formazioni più omogenee del mondo. “Il nostro punto di forza – ha detto ancora Isner – è la presenza in formazione di cinque singolaristi di alto livello, che allo stesso tempo sono anche cinque ottimi doppisti. Il capitano ha a disposizione un sacco di opzioni, perché tutti possiamo ricoprire qualsiasi ruolo”. Si tratta di una sfaccettatura che in Davis può fare la differenza. Un titolo degli States, con la conseguenza esaltazione generale, sarebbe una bella risposta alla riforma proposta da David Haggerty, anche se arriverebbe fuori tempo massimo. La decisione sarà presa a metà agosto, prima anche delle semifinali. Significa che i quarti al via venerdì sono l’ultima occasione sul campo per convincere le Federazioni a fare la scelta giusta.