Davide Sanguinetti ripercorre il trionfo di Delray Beach in un’intervista esclusiva ai microfoni de Il Tennis Italiano. L’attuale coach di Michael Venus ha detto la sua anche sul periodo del tennis italiano
Delray Beach: la scarpa rotta e il trionfo su Roddick
Tra gli appuntamenti ATP della settimana dal 17 al 23 febbraio figura Delray Beach. Su i campi veloci della Florida sarà presente Andreas Seppi; insieme a lui a rappresentare il tricolore anche Thomas Fabbiano e Paolo Lorenzi al via nelle qualificazioni. Alla vigilia della manifestazione Il Tennis Italiano ha contatto ed intervistato Davide Sanguinetti, vincitore dell’edizione 2002 e ad oggi unico azzurro ad essersi aggiudicato la rassegna. “La settimana di Delray Beach fu strana. Arrivavo dalle vittorie di Milano e nel Challenger di Wroclaw quindi ero gasato. Poi prima della Florida avevo fatto semifinale a Copenhagen e perso a San Jose contro Roddick – ricorda Sanguinetti ai nostri microfoni – Ad inizio torneo ero un po’ stanco e persi il primo set 6-0 contro Rochus poi sono riuscito a ribaltarla. Un aneddoto divertente riguarda la semifinale contro Gambill. Durante il match mi si è scollata la scarpa e ho dovuto chiedere quelle di Roberto Brogin che era lì con me. Lui però aveva il 48 e di fatto mi sono ritrovato con delle scialuppe ai piedi – prosegue nel racconto – Sul 5-4 ho servito per il match perdendo la battuta e mi sono ritrovato sotto 5-6, a quel punto ho chiesto a Roberto di cercarmi un paio di scarpe del mia misura. Ha trovato un fisioterapista che mi ha dato un paio vecchissimo, però alla fine me la sono cavata”.
La vittoria sull’americano valse a Sanguinetti la seconda finale nel torneo, nel 1998 infatti, nell’ultima edizione giocata a Coral Springs fu sconfitto dall’australiano Andrew Ilie. Contro Roddick però le cose sono andate diversamente: “Per la finale ho comprato delle scarpe nuove. In quel momento stavo giocando benissimo e ho giocato talmente bene che neanche il suo servizio mi dava fastidio”.
La predizione su Federer e il lavoro con Michael Venus
Poco più di un mese prima del trionfo di Delray Beach, Sanguinetti si era aggiudicato il primo titolo nel circuito maggiore. Successo casalingo a Milano al termine di una finale contro Roger Federer, in quel momento alla posizione numero tredici del ranking. Il match per il titolo va in archivio con il punteggio di 7-6 4-6 6-1, anche se al tempo la vittoria da copertina fu quella al secondo turno contro il numero tre del mondo Juan Carlos Ferrero. Nonostante questo però il valore del tennista di Basilea era già chiaro a Davide che ci racconta un aneddoto. “Nel 1999 affrontai Federer in Coppa Davis a Neuchâtel. Lui aveva solo 18 anni e vinse in quattro set. A fine della partita dissi a Bertolucci che per me sarebbe diventato uno del mondo e forse uno dei più forti di tutti i tempi. Lui mi rispose che ne doveva passare di acqua sotto i ponti, ma alla fine ho avuto ragione io”.
Dopo il ritiro Sanguinetti si è dedicato con successo all’attività di coach. Attualmente lavora con il doppista neozelandese Michael Venus, un’avventura inedita per un ex singolarista abituato ad allenare singolaristi. “Sto seguendo Michael Venus, ha giocato il Master di Londra nelle ultime tre stagioni (finalista insieme a Raven Klaasen nel 2019 ndr) e le cose in generale stanno andando bene – afferma Davide – ma non nascondo che mi piacerebbe allenare anche un singolarista come fatto in passato”. In campo però i metodi di lavoro non sono però cambiati particolarmente: “E’ vero che sono stato singolarista e ho sempre allenato quelli, però io continuo ad insegnare tennis e con Venus il mio lavoro rimane quello”.
“Dopo i big three c’è Tsitsipas. Sinner da top 10”
Sanguinetti è rimasto un grande frequentatore del circuito ed è a lui che abbiamo chiesto un parere sulla florida situazione del tennis azzurro: “Credo che questo sia il massimo livello mai raggiunto dal nostro tennis. La situazione non era così buona neanche quando abbiamo vinto la Davis del 76 con Barazzutti e Panatta – risponde dando un parere più che positivo – Abbiamo tantissimi giocatori nei primi 100 e non solo perché guardando alla top 200 siamo la nazione più rappresentata battendo anche Francia e Spagna”.
Ampliando gli orizzonti alla situazione generale del tennis maschile Sanguinetti si è espresso sui giovani: “Per me dietro i primi tre il più forte ad oggi è Tsitsipas, lo vedo anche davanti a Zverev e Medvedev – dice elogiando il tennista greco – Un altro che mi piace Rublev e io addirittura mi spingo in là dicendo che a fine anno sarà il uno in Russia”. Per chiudere però il coach di Venus torna nei confini nazionali e punta anche sul nostro Jannik Sinner: “Lui entrerà nei primi dieci. Adesso è un ragazzo di 18 anni e va lasciato crescere, normale abbia delle pressioni su di sé ma sembra reggere bene. In Australia ho parlato con lui e l’ho visto molto più maturo della sua età, poi è vero che in passato abbiamo avuto delle promesse che non hanno mai sfondato e penso anche a giocatori del mio periodo, però non credo sarà il caso di Jannik”.