In una situazione analoga a quella che tre anni fa costò la sconfitta a Pablo Cuevas, un monumentale David Goffin non si fa condizionare dal teatrino di Gael Monfils (e da un pubblico ai limiti del lecito). Annulla quattro matchpoint e si impone alla distanza in un clima più che ostico.

Chissà se Pablo Cuevas era davanti alla TV. Tre anni fa, in uno scenario analogo, aveva vissuto un pomeriggio da incubo. Terzo turno del Roland Garros, campo Suzanne Lenglen, avversario Gael Monfils. Uno che sa fare show, commedia, tutto. Uno che sa trascinare il pubblico. Pablo andò avanti due set a uno e 4-1 nel quarto, con due break di vantaggio. Un tifo sfacciato, oltre i limiti del lecito, favorì la rimonta di Monfils. Oggi il francese ci ha riprovato, ma dall'altra parte c'era David Goffin. Ha meno muscoli di Cuevas, non ha lo sguardo assassino ed è un esempio di gentilezza. Però – nel catino infernale del Lenglen – ha mostrato nervi d'acciaio. Ha annullato quattro matchpoint al francese, schivando i tranelli psicologici di Monfils, prendendosi gli ottavi dopo quattro ore di lotta, equamente spalmate su due giorni. È finita 6-7 6-3 4-6 7-5 6-3, ma la pellicola è da dividere in varie parti. “Venerdì stavo giocando bene, ed è sempre dura smettere quando sei in palla. Oggi le condizioni erano diverse: c'era il sole, e le palle di Monfils erano molto pesanti” ha detto David(e) dopo aver eliminato un metaforico Golia, rappresentato dal muscolare Monfils e da 10.000 francesi scatenati (anche se non mancava qualche belga). Si partiva dal punteggio di un set pari, con Goffin avanti 3-2 e servizio nel terzo. Tempo 5 minuti, e il vantaggio era estinto. Monfils giocava bene, erigeva un muro di gomma tennistico e vinceva il terzo, poi scappava via anche nel quarto. Il belga ritrovava il ritmo, acciuffava il controbreak nel quarto e poi andava a servire sul 4-5.

FACCIA A FACCIA AL CAMBIO DI CAMPO
Un game-maratona in cui ha commesso due doppi falli e ha dovuto cancellare quattro matchpoint. Bella impresa, che diventa super considerando l'ambiente, l'atmosfera. Istigato da Monfils, il pubblico ha perso ogni freno inibitorio, mentre il francese si è esibito in una commedia che lo vedeva piegarsi in due dopo ogni punto, con tanti di sputi per terra, come a voler drammatizzare la scena. Gli occhi celesti di Goffin hanno mantenuto la loro glacialità. Ancora più importante, l'ha mantenuta il suo braccio. Pericolo scampato. Sul 5-5, altro game infinito con il francese al servizio. Era avanti 40-15, Lamonf, ma Goffin ha artigliato la parità recuperando una palla impossibile e favorendo il suo errore. Qualche minuto dopo, prima di tirare un servizio, Monfils ha pensato bene di litigare con il giudice di sedia (l'australiano John Blom) perchè gli aveva dato un sacrosanto warning per perdita di tempo. “Mi sono arrabbiato perché ieri mi diceva che andavo troppo veloce, mentre oggi andavo troppo piano. Allora ho voluto spiegarlo anche a David” ha detto Monfils, alludendo al faccia a faccia durante il cambio di campo sul 6-5. Tesi confermata da Goffin, che però ha aggiunto le sue sensazioni nel giocare in un clima ostile. “Non è stato facile. Ho cercato di rimanere concentrato, nella mia bolla, ma lui chiedeva continuamente il supporto del pubblico. Quando servi e senti la gente rumoreggiare non è bello, ma c'era una grande atmosfera. Amo giocare negli stadi pieni, ma non è stato facile. Questo richiede ancora più concentrazione per restare nel match”. Lui lo ha fatto alla perfezione, intascando il quarto e gestendo con relativa tranquillità il quinto. Un grande esempio di correttezza e solidità mentale. Non una parola, non uno sguardo ostile, non un gesto fuori posto.

LE COMMEDIE DI MONFILS
Gestire la caciara senza alimentarla è molto complicato, ma Goffin è riuscito laddove aveva fallito Cuevas. Un piccolo capolavoro, guarda caso nell'anniversario dello sfortunato incidente dell'anno scorso, quando si fece male alla caviglia scivolando sul telone anti-pioggia. Era il 2 giugno, era sul Campo Lenglen, era un terzo turno, e lo portarono fuori a braccia. David ha lavato via i cattivi ricordi, e quel campo è tornato ad essere quello in cui aveva potuto incrociare la racchetta con l'idolo d'infanzia Roger Federer. “Conosco molto bene Gael, e so che in campo può fare l'attore. A volte usa il pubblico, a volte è stanco. È molto dura gestirlo, perché in questo torneo fa di tutto per vincere. Ma lo sapevo in anticipo, quindi ho cercato di restare calmo e oggi ha pagato”. Tornerà sullo stesso campo anche oggi, contro Marco Cecchinato, per un posto nei quarti. Il precedente di tre settimane fa, a Roma, lo aiuterà a non sottovalutarlo. David non è preoccupato della condizione fisica, mentre spera di essere mentalmente al top. “Sarà importante dormire bene, perché fisicamente mi sento alla grande. Non sono stanco. Mentalmente ho speso molte energie, anche se ho giocato solo 2 ore ieri e 2 ore oggi. Giocare con tutti contro è molto dura sul piano mentale. So di avere le armi contro Cecchinato, ma so anche che lui non avrà niente da perdere, quindi dovrò essere solido”. Intanto, tre anni dopo, Cuevas è vendicato. All'uruguaiano interesserà il giusto. A chi c'era, o semplicemente aveva visto quel match, sembrerà la chiusura di un cerchio. Una piccola – ma sacrosanta – rivincita dei giusti.