Per David Ferrer è uno splendido momento sul piano personale. Qualche settimana fa è diventato padre: sua moglie, Marta Tornel, ha messo al mondo il piccolo Leo. Anche se il parto è avvenuto nel cuore della stagione sulla terra battuta, David le è rimasto accanto e ha saltato tornei importanti come Monte Carlo, Barcellona e Madrid. È tornato al Foro Italico, dove ha perso subito contro Jack Sock. Per provare a trovare la forma ideale, ha giocato anche a Ginevra. Sconfitta immediata con Gojowczyk. Insomma, le sensazioni non erano delle migliori. A Parigi, dove ha giocato la sua unica finale Slam (nel 2013, battuto da Rafael Nadal), lo hanno collocato sul Campo 14 e ha perso un match maratona nel derby generazionale contro Jaume Munar, baby-prodotto dell'accademia di Rafael Nadal. Ha vinto i primi due set, poi ha sciupato un mucchio di occasioni nei restanti tre. Nel quinto, aveva preso un break di vantaggio (4-3 e servizio) ma ha commesso troppi errori. Un risultato simbolico, anche considerando la differenza di età tra i due (Ferrer è nato nel 1982, Munar nel 1997). “Fisicamente non mi sento bene – ha detto un Ferrer molto abbattuto – da un mese mi manca energia e non riesco a ritrovarla. Ho troppi cali durante i match: non voglio fare troppe considerazioni, ma non è il David Ferrer che voglio. Non voglio giocare a questo livello.”.
QUALCHE GIORNO DI RIFLESSIONI
Giunto a 36 anni di età, e con un tipo di tennis molto diverso rispetto a quello di Roger Federer, ci si domanda quanta voglia avrà di andare ancora avanti. Le risposte di “Ferru” non sono troppo incoraggianti. “Fino alla Davis mi capitava di perdere, ma mi sentivo competitivo, in campo avevo buone sensazioni. Dopo Davis, Roma, Ginevra e Parigi, posso dire di non trovare il mio tennis. Non so fino a quando mi andrà di continuare così. Immagino che sia dovuto alla stanchezza per la paternità, ma vorrei dare qualcosa di più”. Ferrer lo ha ammesso: sta vivendo tante emozioni: vita nuova, molte cose sono cambiate. “Essere padre è molto bello, una sensazione splendida, però ci sono anche aspetti negativi. È bello vedere che diversi genitori parlano soltanto del bello. Devo dire che è duro e sono richiesti molti sacrifici”. Adesso dovrà decidere se giocare la stagione sull'erba, oppure prendersi un periodo di riposo. “Non so cosa fare, adesso ho bisogno di calma e tranquillità. Meglio far passare qualche giorno, poi deciderò se giocare sull'erba oppure tornare direttamente a Bastad. Ci devo pensare”. Con un ranking che lo vede fuori dai primi 40, dopo tanti anni tra i top-10… certi dubbi sono legittimi.