Precipitato al numero 62 ATP, quest'anno “Ferru” ha vinto appena 9 partite. Ogni mattina si alza e il dolore al tendine d'achille gli impedisce di scendere le scale. “Sto maturando l'idea del ritiro, ma non ho ancora deciso”. Lo Us Open potrebbe essere il suo ultimo Slam, mentre per l'addio pensa a un torneo spagnolo. Magari Barcellona.

Tanti anni fa, parlando dei tanti acciacchi di Carlos Moyà, il compianto Roberto Lombardi disse che non lo sorprendevano. “Specie dopo aver fatto il giro del mondo di corsa: ma non in avanti, bensì a destra e a sinistra”. Il concetto può essere esteso a David Ferrer. Ma se Moyà sapeva come divertirsi fuori dal campo, per lui è stato diverso: Oltre a correre su ogni palla, ad aver avuto una vita più riservata del connazionale (prima di conoscere la moglie Marta, preferiva un libro a una serata in discoteca), “Ferru” ha avuto una carriera ancora più lunga e oggi, a 36 anni, il fisico gli sta chiedendo pietà. La sconfitta ad Amburgo contro Rudolf Molleker, bravissimo ma ancora minorenne, lo farà scendere ancora. Ed è inevitabile pensare al futuro immediato. Ferrer non ha un tennis che accende ed è troppo un “bravo ragazzo”. Per questo, i suoi risultati sono passati sotto silenzio rispetto alla loro portata. 726 Vittorie ATP, 27 titoli, tre Coppe Davis da protagonista, la finale al Roland Garros e una clamorosa terza posizione ATP, ancora più preziosa perché ottenuta in pieno quadrumvirato Federer-Nadal-Djokovic-Murray. Oggi, però, è stanco. Il fisico non lo lascia in pace e 36 anni di età si fanno sentire. “Ferru” si è confessato alla trasmissione radiofonica “El Larguero”, in onda su Cadena Ser. “Siamo alla fine della mia carriera – ha detto – non so quanto manca, però il mio cervello sta iniziando a elaborare la decisione. Adesso partirò per gli Stati Uniti e giocherò senza aspettative. Dopo sarò al Challenger di Monterrey, ma sarà l'ultimo della mia vita. Ci vado solo perché mi hanno invitato. Dopo vediamo cosa succede, magari otterrò qualche wild card, poi vedremo”.

NUOVA TESTA, MENO TENNIS
Il 2018 era iniziato bene per il valenciano, con la semifinale ad Auckland. Poi ha smesso di vincere. Il successo contro Kohlschreiber nel match decisivo di Coppa Davis è stato l'apice di una stagione negativa, che però gli ha dato una grande gioia sul piano personale: pochi giorni dopo è nato il figlio Leo. “Ma la nuova vita mi ha messo in difficoltà sia mentalmente che fisicamente. Non mi piace essere numero 60 al mondo, però lo devo accettare. Ho 36 anni e ho avuto degli infortuni importanti”. Non c'è tristezza nel suo tono di voce: David ha l'intelligenza di ringraziare per quello che ha ottenuto, senza particolari recriminazioni. Come accade a ogni uomo, c'è il rammarico di non avere avuto la mentalità attuale quando il fisico era al top, anche solo qualche anno fa. “Sono contento di come sto accettando questa situazione: sono cresciuto mentalmente, però non ho più il tennis di un tempo. Prima accettare le sconfitte era molto dura: vincevo Buenos Aires e Acapulco, poi perdevo al secondo turno a Indian Wells ed era un dramma nazionale. Una volta non ho parlato per un giorno a mia moglie perché avevo perso la finale di Acapulco contro Rafa Nadal. Avessi avuto la mentalità di oggi, avrei vissuto molto meglio il tutto”. La vita da padre non ha soltanto lati positivi, ma si sta abituando fino a definirla “spettacolare”. E il piccolo Ferrer avrà il suo “esordio in società” nella trasferta americana di Toronto e Cincinnati, in cui David si porterà dietro la famiglia. “Mia madre è orgogliosa di me e dice che devo andare avanti se sto ancora bene. Se invece diventa una sofferenza, non ne vale la pena”.

IL CALVARIO DEL TENDINE D'ACHILLE
"E tu stai soffrendo?" Gli ha chiesto, prontamente, il conduttore.
“No, mi piace ancora allenarmi, fare sport – dice Ferrer, che nel giorno dell'intervista non ha toccato la racchetta ma ha messo piede in palestra – diciamo che ho bisogno di più tempo per recuperare e il riposo è diventato parte della mia attività, in modo da presentarmi a posto fisicamente”. Il problema principale sono i tendini d'achille: “Mi sveglio al mattino e non sono in grado di fare le scale. Quest'anno è un calvario, sono cose che possono preoccuparmi anche per il futuro”. In realtà, il futuro non è ancora ben definito. Resterà nel mondo del tennis, non prima di aver trascorso 1-2 anni di stacco, di riposo, nella sua amata Javea. “Sarà un periodo necessario. Sono curioso, mi piacerebbe conoscere il mondo ma in un altro modo. Ho avuto una carriera stressante, nel tennis sei sempre al limite”: Frasi oneste, di un giocatore consapevole che il meglio è ormai alle spalle. Il conduttore, Manu Carreno, lo ha capito e ha insistito sul concetto del ritiro. Ha strappato a Ferrer un paio di indizi: “Lo Us Open potrebbe essere anche l'ultimo Slam della mia carriera. Certo, se lo vincessi ti direi di no!”. Sul futuro, è possibile che possa ottenere qualche wild card nel 2019 e magari chiudere in bellezza, in qualche torneo amico. “Di sicuro vorrei che fosse in Spagna, a Barcellona o a Madrid”. Forse il Conde Godò sarebbe il più adatto: negli anni d'oro, quando era stabile tra i top-10, ripeteva (e lo ha fatto anche con noi) che il torneo dei suoi sogni era Barcellona, ancora più del Roland Garros. Fu lì, sugli spalti del Real Club catalano, che iniziò a sognare di diventare un campione di tennis. Rafa Nadal gli ha impedito di vincere su quello stesso campo, per ben quattro volte. Ma sarebbe un buon posto per dire addio. La carriera di David lo merita.