Una prestazione straordinaria contro Angelique Kerber, battuta con un duro 6-0 6-2, riporta alla ribalta il grande talento di Daria Kasatkina. Lunedì diventerà numero 1 di Russia e da quest'anno è tornata a lavorare con il belga Philppe Dehaes, il primo che ne aveva intuito le potenzialità. “Ama lo show, il pubblico si innamorerà di lei”.

Si è fatta aspettare a lungo, un po' come Godot, ma forse l'attesa è terminata. Con un'oretta di show, una vera lezione di tennis, Daria Kasatkina ha battuto Angelique Kerber e ha raggiunto le semifinali al BNP Paribas Open, dando continuità alla finale colta qualche settimana fa a Dubai. La giovane russa, classe 1997, ha già abbagliato l'appassionato un po' feticista, quello che corre dietro al bel gioco e al talento, meno ai risultati. La pensa così anche il suo coach, il belga Philippe Dehaes. In un'interessante chiacchierata con Cristopher Clarey, ha spiegato che la sua allieva è in grado di non far colpire le avversarie nella zona di comfort, a suo dire situata tra l'anca e la spalla. “Dasha può decidere cosa fare – racconta – può colpire la palla alta, bassa, lenta, corta, ma non può permettere che colpiscano nel punto ideale”. Tra le donne è meno complicato che tra gli uomini, tuttavia è sempre più difficile vincere le partite con il talento. I risultati di Serena Williams, per esempio, dimostrano che la forza bruta parte sempre favorita. Tuttavia può esistere un antidoto: una sufficiente potenza mischiata a fantasia. Oltre a maltrattare la palla, la ragazza di Togliatti (città intitolata all'ex segretario del Partito Comunista Italiano) la sa anche accarezzare. Si è presentata a Indian Wells da testa di serie numero 20 e ha vinto grandi partite: via Sloane Stephens (vincitrice dello Us Open), via Caroline Wozniacki (vincitrice dell'Australian Open), via Angelique Kerber (la più vincente del 2018). Tra gli scalpi più importanti troviamo anche Jelena Ostapenko e Garbine Muguruza. Significa che negli ultimi dodici mesi ha battuto tutte le vincitrici degli ultimi tornei del Grande Slam, a cui si aggiunge Simona Halep (battuta a Wuhan).

UNA TELA VUOTA DA RIEMPIRE
Sembra che finalmente abbia imparato a giocare sui grandi palcoscenici. “All'inizio era molto dura, perché in certe situazioni scendevo in campo molto nervosa. Ma l'esperienza mi sta aiutando”. Dovesse vincere il BNP Paribas Open (in semifinale attende la vincitrice di Venus-Suarez Navarro) entrerà tra le top-10. Comunque vada, è certa di diventare numero 1 del suo paese, superando la convalescente Svetlana Kuznetsova. Ma se gli appassionati sono già innamorati del suo tennis, deve ancora farsi conoscere dal pubblico mainstream. “Quando la gente la vedrà con regolarità negli Slam, credo che in molti le staranno dietro: il suo tennis è davvero atipico – dice Dehaes – le piace fare spettacolo, giocando palle corte e rovesci al salto. Le viene naturale giocare in questo modo. Io le lascio grande libertà: deve creare, lasciar accadere le cose, è come se fosse un'artista. Qualche giorno fa le ho mostrato una tela vuota e le ho detto che può farci qualsiasi cosa”. La partnership tecnica è scattata sul finire del 2017, dopo che la russa aveva messo fine alla collaborazione con il coach slovacco Vladimir Platenik, con sui aveva lavorato negli ultimi tre anni. Però non è stata una scelta improvvisata: Dehaes (che in passato ha lavorato con Vliegen, Malisse e Cristophe Rochus) conosce la Kasatkina dal dicembre 2013, quando è sbarcata in Belgio in cerca di aiuto finanziario. “Non aveva assolutamente nulla per pagarsi gli allenamenti – racconta Dehaes – all'epoca allenavo Maryna Zanevska, che riceveva sostegno economico da una fondazione. Quando seppero di Dasha, mi chiesero di fare un report sulle sue qualità”. Due settimane dopo, disse che non aveva mai visto un talento del genere.

COACHING? MEGLIO DI NO
A convincerlo fu un torneo giocato in Belgio durante il periodo di prova. “Il livello era buono, con diverse giocatrici intorno al numero 500 WTA – racconta – a seguirla c'erano 3-4 persone per capire se meritava di ricevere i finanziamenti. Per una ragazzina di 15 anni è un'incredibile forma di pressione. Eppure vinse il torneo con così tanta sicurezza che mi resi conto di essere davanti a una giocatrice speciale”. Curiosamente, la partnership non si concretizzò perché la fondazione e la famiglia di Dasha non trovarono l'accordo. Ma Dehaes non l'ha mai persa di vista, né quando ha vinto lo Us Open Junior nel 2014, nè quando è entrata tra le top-100. Tra i due c'è un ottimo feeling, anche se Dehaes è ancora più contento quando non viene chiamato in campo per effettuare il coaching. “Sono orgoglioso che a Indian Wells non mi abbia chiamato, perché il suo obiettivo è vincere i tornei del Grande Slam. E negli Slam non si può fare coaching. Insomma, è un buon segnale”. Nel circuito WTA è arrivato il salto di qualità, mentre nei Major deve ancora superare gli ottavi. Dehaes è convinto che il suo tennis possa essere perfetto e competitivo sulla terra battuta del Roland Garros. Può essere incisiva con il servizio in kick e il dritto in topspin. “Mentre con la smorzata può essere addirittura magica. Però è ancora giovane e viene dal lavoro con un coach che si concentrava molto sull'avversaria e sull'adattamento all'avversaria stesso. Io non la vedo così: quando scende in campo, le dico che nel suo gioco c'è tutto per essere una delle migliori. Semplicemente, deve fare la cosa giusta al momento giusto”. A Indian Wells lo sta facendo alla grande.

WTA PREMIER MANDATORY INDIAN WELLS – Quarti di Finale
Simona Halep (ROM) b. Petra Martic (CRO) 6-4 6-7 6-3
Naomi Osaka (GIA) b. Karolina Pliskova (CZE) 6-2 6-3
Daria Kasatkina (RUS) b. Angelique Kerber (GER) 6-0 6-2
Venus Williams (USA) vs. Carla Suarez Navarro (SPA)