Il 13 agosto 2016, a Rio de Janeiro, Monica Puig batteva Angelique Kerber e conquistava una clamorosa medaglia d'oro. Uno dei risultati più sorprendenti della storia recente: 22 anni, numero 34 WTA, batté tre campionesse Slam per far impazzire di gioia un paese intero. Giurano che, durante la finale, i furti e i crimini a Porto Rico si siano improvvisamente azzerati. Da allora, Monica ha giocato 39 partite e ne ha vinte meno della metà. Ed è scesa al numero 69 WTA. Nell'anniversario del trionfo olimpico, ha lottato fino al dodicesimo game del terzo set contro Mariana Duque Marino per superare le qualificazioni a Cincinnati. È stata costretta a giocarle perché il suo attuale ranking non le consente di entrare nel main draw. Mentre indossava la medaglia, in un mix di incredulità e commozione, non avrebbe mai immaginato di vivere una stagione così difficile. “In questi mesi ho imparato come le cose possano scapparti via rapidamente – ha detto la Puig – fino ad oggi, il 2017 è la più grande delusione della mia vita. Ma c'è sempre un lato positivo: forse dovevo toccare il fondo per capire dove ho bisogno di stare”. Il 2016 era una buona stagione, ma la medaglia d'oro è stato un traguardo totalmente inaspettato. Come posseduta da uno spirito benigno, non ha mai concesso più di tre game per set fino alla semifinale contro Petra Kvitova. Prima della ceca aveva battuto Garbine Muguruza, dopo ha punito la Kerber per diventare la prima atleta (uomini compresi) a colorare d'oro il suo paese. Le Olimpiadi non danno punti WTA, ma era ugualmente salita al numero 27 e ha chiuso l'anno in 32esima posizione.
UN CLICK PER LA RINASCITA
Ma poi sono iniziati i problemi: in 15 tornei WTA, in ben dodici occasioni non è andata oltre il secondo turno. L'unico risultato degno di nota è stata la semifinale a Doha. “E' stata molto dura, dopo un successo del genere non sapevo cosa fare – racconta la Puig – sono stata travolta. Tante interviste, tante cose da fare fuori dal campo e una pressione tutta nuova. Non tanto dall'esterno, quanto da me stessa. Non sapevo cosa mi stesse succedendo”. A suo dire, le cose hanno iniziato a migliorare qualche settimana fa, dopo l'eliminazione a Washington. “Penso di aver trovato una soluzione – racconta – c'è stato un click. Spero di mantenere questa fiducia e di continuare a lavorare per tornare dove mi compete. E' stata una sorta di sveglia, come se mi dicessero che se voglio tornare ai risultati dell'anno scorso devo lavorare. Niente arriverà in omaggio”. Per adesso sono arrivare due piccole vittorie, contro Sara Sorribes Tormo e contro Maria Duque Marino nel turno di qualificazione (6-4 6-7 7-5 lo score). Il 13 agosto 2016 non avrebbe mai pensato che il 13 agosto 2017 si sarebbe trovata a giocare le qualificazioni, ma tant'è. Monica sta facendo un passo alla volta. “Stiamo giusto provando a goderci le vittorie e restare concentrati sul presente, senza pensare troppo in là”. Il sorteggio le ha proposto Taylor Townsend, altra giocatrice proveniente dalle qualificazioni, in vista di un possibile secondo turno contro Simona Halep. La rumena, adesso, non sembra irresistibile. Chissà che non basti un bel match, in un grande palcoscenico, per ridestare il talento della stella di Porto Rico. Una medaglia d'oro è per sempre, ma a 23 anni non ci si può accontentare. Monica lo ha imparato a proprie spese.