
Tuttavia, nei progetti di Sergio la corsa in montagna doveva essere sul serio il futuro, e non solo una tappa utile a ritrovare la retta via verso il tennis professionistico. Era il primo a escludere la possibilità di un ritorno nel Tour, ma se c’è una certezza, nel mondo del tennis, è che prima o poi il richiamo della racchetta inizia a farsi sempre più insistente, figurarsi per chi aveva detto addio per necessità, logorato da una situazione senza apparente via d’uscita. “Guti” è tornato a sentirsi vivo, ha rafforzato la corazza e capito che le difficoltà del passato non si sarebbero più ripresentate. Così, dopo aver trovato un amico disposto ad aiutarlo economicamente con l’attività “pro”, ha deciso di mettersi in gioco un’altra volta. “Dopo un lungo periodo con la montagna (4 anni, ndr) – ha annunciato lo scorso 2 maggio sulla sua pagina Facebook – ho deciso di abbandonare le corse per ritornare a fare il tennista a tempo pieno”. Il tutto con un sostenitore d’eccezione come Roberto Bautista Agut, da sempre uno dei suoi migliori amici. “Roberto crede nelle mie capacità più di me stesso – ha raccontato – e mi ha sempre appoggiato tantissimo. Per me è un grande riferimento”. Gutierrez Ferrol è ripartito da Futures, e ha fatto in fretta a tornare a farsi notare. Nel primo torneo ha superato le qualificazioni, nel secondo è arrivato in semifinale e il quinto l’ha vinto, trovando la conferma che cercava quando ha scelto di buttarsi di nuovo nel mondo del tennis. “La tecnica non si perde – ha spiegato dopo il titolo conquistato a giugno in Tunisia –, mentre è più difficile ritrovare la forza fisica e la potenza nei colpi, ma piano piano ci sto riuscendo”.

Lo confermano i risultati: a luglio ha sfiorato il bis nel Futures di Gandia, mentre la scorsa settimana se l’è preso sulla terra di Caldas Da Rainha, in Portogallo. Con solo una decina di tornei il tennista di Alicante si è ricostruito una discreta classifica (il prossimo lunedì sarà numero 525 ATP), e soprattutto ha capito che il tennis può ancora regalargli un sacco di soddisfazioni. La montagna gli è servita per rinascere, e anche per trovare la sua nuova compagna di vita, ma la sua strada è con la racchetta in mano. Per chi era arrivato a doversi liberare dal tennis, già essere di nuovo in campo a soffrire col sorriso è un successone. Le corse sui Pirenei hanno rinforzato la sua resistenza, servizio e diritto viaggiano ancora come quando cinque anni fa arrivava ai quarti all’ATP 250 di Casablanca, e a 28 anni non è troppo vecchio per porsi obiettivi importanti. “Per chi compete con l’obiettivo di vincere – ha detto – il trail running può diventare un’agonia, perché durante le corse si soffre tantissimo. Tuttavia, appena la gara termina tutto diventa solo un ricordo e ci si può rilassare. Nel tennis, invece, si fa molta meno fatica fisica, ma la sofferenza triplica dal punto di vista mentale. Bisogna essere sempre sul pezzo, senza perdersi per strada, e mantenere la concentrazione per un anno intero. Per questo, il tennis è molto più duro del trail, per tutto ciò che gli ruota attorno fuori dal campo”. Eppure, nonostante tutto, ha scelto di nuovo la racchetta, al motto di “nella vita ha successo chi rischia”. Ed è prontissimo a rilanciare: “Ho perso quattro anni? Pazienza. Vorrà dire che giocherò fino a 40”. Tornare a certi livelli sarà dura, ma “Guti” è abituato a scalare le montagne.