CURIOSITA’. Dopo 10 anni di professionismo e un ritiro prematuro, la ex top 50 Marta Marrero ci prova con il paddle. “Ma è dura pensare di poter guadagnare in un ambiente così maschilista”. 
Marta Marrero in tenuta da Paddle e insieme alla compagna di doppio
 
Di Riccardo Bisti – 19 giugno 2012

 
Sono pochissimi i casi di atleti capaci di emergere in più discipline sportive. Il mitico John Surtess ha saputo vincere sia con le moto che con le auto, mentre Michael Jordan è stato una leggenda del basket ma anche un discreto giocatore di baseball. Marta Marrero è ben lontana da questi livelli, ma nel suo piccolo sta compiendo una bella impresa. Nata nel 1983, è stata una grande promessa del tennis spagnolo. E’ entrata tra le top 100 a 17 anni e ha fatto una breve apparizione tra le prime cinquanta. Però ha smesso giovane, ad appena 26 anni. Ha giocato il suo ultimo torneo nell’ottobre 2009, all’ITF di Madrid. Perse contro Renata Voracova. Era stressata dalla vita nel circuito e frustrata dagli infortuni. Oggi ha deciso di riprovarci con il paddle, sport piuttosto popolare in Spagna. Ma provarci seriamente, da professionista. “Dopo l’operazione alla caviglia sinistra ho provato a tenere duro per un anno – racconto la Marrero – ma ogni due tornei dovevo andare dal medico perché provavo dolore. Credo che sia stata la scelta giusta, ma mi è rimasta la voglia di competere”. E allora, dopo essersi trasferita a Barcellona dalle Canarie, si è innamorata del paddle e si è ritrovata con Elisabeth Duran, con cui era stata campionessa nazionale giovanile in tempi antichissimi. La Duran l’ha spinta a provarci. “Mi piace questa nuova fase della mia vita. Cinque mesi fa ho smesso di dare lezioni per poter allenarmi più seriamente e tentare la via del professionismo. Mi alleno tutti i giorni e – a poco a poco – si vedono i risultati”. La scorsa settimana, Duran-Marrero si sono qualificate per un importante torneo a Barcellona ed hanno ceduto a una coppia molto quotata.
 
La differenza tra tennis a paddle non è paragonabile a quella tra calcio e pallavolo, ma sono comunque due sport diversi. “Essere stata una tennista aiuta perché conosci già i movimenti del polso, ma lo stile di gioco è molto diverso. Non è semplice abituarsi a giocare contro il muro, ma è normale. Il paddle è uno sport molto esigente, ma con l’aiuto di Elisabeth mi trovo sempre meglio. Aspiro a raggiungere il massimo perché sono molto competitiva, ma mi rendo conto che nel circuito ci sono coppie molto più esperte. Io ho appena iniziato ma voglio migliorare e – perché no – vincere qualche torneo”. La Marrero si è allontanata dal tennis. Non lo guarda in TV, ma resta in contatto con alcune vecchie compagne. E’ ancora tesserata per il Club Gran Canaria e di tanto in tanto tira qualche colpo. “Ma non è molto raccomandabile conciliarlo con il paddle”. Fisicamente non ci sono problemi alla caviglia operata, perché il paddle è molto meno faticoso del tennis, sia in partita che in allenamento. Gli obiettivi immediati? Qualificarsi per gli ultimi 4 tornei PPT (Padel Pro Tour) in programma da qui a fine anno. Ma sarà difficile guadagnarci: “Il paddle è uno sport molto maschilista, a differenza del tennis dove le cose piano piano si stanno equilibrando. Possono guadagnare solo le migliori 2-3 coppie del circuito, anche perché hanno un buon contributo dagli sponsor. Per tutti gli altri è molto più dura”. In oltre 10 anni di professionismo, la Marrero ha intascato 900.000 dollari lordi, frutto di 9 vittorio nei tornei ITF. Il suo miglior risultato sono stati i quarti di finale ottenuti al Roland Garros 2000. Chissà se nel paddle riuscirà a fare altrettanto.