Il Moselle Open è stato il primo torneo internazionale a sposare la nuova tecnologia di verifica del segno, che si candida a fare una massiccia concorrenza a Hawk-Eye. Lavorando con un principio diverso, Foxtenn garantisce un margine d’errore praticamente assente, contro i 3,6 millimetri di occhio di falco. E il bello è che costa anche meno.Proprio nella settimana in cui l’ATP ha reso pubblica la nascita dell’Hawk-Eye Live, sistema che si candida a pensionare i giudici di linea e verrà sperimentato alle Next Gen ATP Finals, i più attenti avranno notato delle curiose scatole poste sul Centrale dell’ATP 250 di Metz, a rete e ai lati del campo. Si tratta delle telecamere di Foxtenn, tecnologia spagnola di verifica del segno all’esordio nel circuito mondiale, dopo l’approvazione ricevuta a fine 2016 dagli organi che governano il tennis. Il Moselle Open è stato il primo torneo a sposare la novità, destinata a fare concorrenza alla Hawk-Eye Innovations del britannico Paul Hawkins (da lì il nome “hawk”), sbarcata nel mondo del tennis in occasione del Master Series di Miami del 2006 e oggi utilizzata per la verifica del segno in circa 80 appuntamenti internazionali. Fino a pochi mesi fa navigavano tranquilli, essendo l’unica società abilitata a offrire il servizio, mentre ora il monopolio è finito e la Foxtenn Begreen è entrata a gamba tesa nel mercato, col suo sistema “In & Out”, presentato senza mezzi termini come un “prodotto migliore e più evoluto”. La differenza sostanziale è nell’utilizzo di una tecnologia completamente diversa. A differenza di quanto si pensi, infatti, va ricordato che Hawk-eye non lavora sul punto d’impatto reale della palla, ma prova a riprodurlo attraverso delle proiezioni sulla traiettoria, grazie al principio della triangolazione. Un’operazione che lascia un margine d’errore dichiarato dell’1%, e attraverso la quale il segno riprodotto può differire fino a 3,6 millimetri dall’originale. Foxtenn, invece, lavora direttamente sul reale rimbalzo della palla, sfruttando quaranta telecamere ultra-high-speed poste al suolo, ad altezza campo, e non fra i 15 e i 50 metri d’altezza come quelle di occhio di falco. Grazie alla sincronizzazione fra le varie camere, il sistema è in grado di generare oltre 2.500 frame al secondo (per un totale di più di 100.000 immagini per secondo) e riesce a stabilire il punto d’impatto della palla con la massima precisione possibile, e un margine d’errore dichiarato come “prossimo allo zero”. Come se non bastasse, lavorando sull’impatto reale e non su una proiezione, Foxtenn è immune a vento, deviazioni del nastro ed eventuali vibrazioni, che invece possono influire sulla traiettoria calcolata da hawk-eye.COSTA MENO, FUNZIONA MEGLIO. WHAT ELSE?
Per mettere a punto il sistema, che ha come primo testimonial l’ex top-10 Felix Mantilla, la società con sede a Barcellona ha lavorato dietro le quinte per cinque anni, con studi al computer e test in campo, in vari tornei nazionali spagnoli e soprattutto all’ATP 500 di Barcellona, che ha offerto ai catalani la possibilità di provare il sistema nel tennis “vero”. Non è stato un lancio ufficiale, visto che sulla terra battuta il regolamento non permette ai giocatori di chiedere la verifica elettronica del segno, ma la tecnologia era perfettamente funzionante ed è stata utilizzata sia come servizio per gli spettatori, mostrando sui maxischermi del Centrale tutte le chiamate dubbie, sia dalla TV spagnola, che ha potuto usufruire anche nell’enorme mole di statistiche prodotte dal sistema. Ha funzionato tutto alla perfezione, così è arrivato il via libera per presentare il sistema a Wimbledon, durante il meeting annuale fra i direttori di tutti i tornei ATP del mondo. “Julien Boutter (al timone dell’evento di Metz, ndr) è stato il primo a dire ‘lo voglio’ – ha raccontato Javer Simón, CEO di Foxtenn –, ed eccoci qui. È già ufficiale la nostra presenza anche all’ATP 250 di Anversa, nel mese di ottobre. Mentre sono in atto tante altre trattative: molti tornei aspettavano di assistere al lancio ufficiale”. Il sistema è ancora da mettere a punto, e nel match di martedì fra Simone Bolelli e Marcel Granollers a un certo punto è andato in tilt, mandando su tutte le furie lo spagnolo privato della possibilità di verificare il rimbalzo di una palla dubbia. Ma certi problemi sono fisiologici, e in fase di lancio fanno addirittura comodo. In attesa di – improbabili – smentite dal campo, tocca attenersi ai dati di fatto: la nuova tecnologia sembra avere soltanto aspetti positivi, e il servizio offerto pare migliore in tutto e per tutto rispetto a quello di Hawk-Eye. E visto che, stando a quanto dichiarato all’Equipe da Javer Simón, Foxtenn ha un costo minore rispetto ai 50.000 euro a settimana (per campo) necessari per l’installazione di occhio di falco, non sarebbe una sorpresa vederlo via via sempre più spesso.
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