Per ancora tanti anni, Olga Danilovic dovrà sopportare i paragoni con papà Predrag (detto Sasha), vera e propria leggenda della Virtus Bologna di basket. Però si è tolta una bella soddisfazione: ad appena 17 anni, si è aggiudicata il suo primo titolo WTA. L'ha intascato nella prima edizione della Moscow River Cup, ultimo torneo stagionale sulla terra battuta (nato quest'anno al posto dell'evento di Bastad). In una baby finale, contro la coetanea Anastasia Potapova, si è imposta 7-5 6-7 6-4. È stato un match molto combattuto, pieno di ribaltamenti di fronte. D'altra parte, le due potrebbero ancora giocare i tornei junior e sono soggette, inevitabilmente, ad alti e bassi emotivi. “Non ci sono parole per descrivere quello che sto provando – ha detto la Danilovic – ieri avevo detto che ero in finale, che era la mia vita, che vivo per queste cose. Vincere è una sensazione ancora migliore”. La serba avrebbe potuto chiudere in due set, ma ha fallito un setpoint nel secondo parziale. Ha tenuto duro, anche quando è finita sotto di un break nel terzo set. Il suo successo ha segnato un paio di “prime volte”: è la prima giocatrice nata negli anni 2000 a vincere un titolo WTA (dopo che Dayana Yastremska era stata la prima a entrare tra le top-100). Inoltre – e questo è un fatto davvero curioso – è soltanto la seconda lucky loser a vincere un torneo di singolare nella storia della WTA: in precedenza c'era stata solo Andrea Jaeger a Las Vegas 1980, quando entrò in tabellone al posto di Evonne Goolagong. Per lei è stata una succosa rivincita, poiché con la Potapova aveva perso entrambi i precedenti nel circuito giovanile, compresa la finale a Le Petits As del 2015. “La Potapova è una giocatrice fantastica, abbiamo giocato una finale incredibile e credo che ci sia stata tanta qualità per tutta la partita. Siamo state costanti, abbiamo tirato tanti colpi vincenti, lei è davvero una giocatrice completa”.
I RIMPIANTI DELLA POTAPOVA
Le statistiche supportano le sensazioni della Danilovic: nonostante le oltre due ore e mezzo di gioco, e il fatto che si giocasse sulla terra battuta, ha tenuto un saldo positivo tra colpi vincenti ed errori gratuiti (47 a 46). Alla fine, per quanto abbia avuto tante chance, la Potapova ha pagato un saldo negativo, con 18 vincenti e 32 errori. La russa è partita meglio, scappando avanti di un break in avvio, ma si è fatta raggiungere e superare dalla Danilovic: al momento di servire per il set, la serba non è riuscita a chiudere (pregevole la smorzata della Potapova a sigillare il 5-5). Mostrando una certa solidità mentale, la Danilovic ha brekkato nuovamente a zero e poi ha chiuso al dodicesimo game. Ancora equilibrio nel secondo set: tutto regolare fino al 4-4, quando la Danilovic trovava il break che sembrava decisivo. Nel game successivo ha avuto un matchpoint, ma lo ha bruciato con un doppio fallo. Galvanizzata dal pericolo scampato, e spinta dal pubblico, la Potapova ha dominato il tie-break, chiudendolo con un ace. Il match è diventato bagarre nel terzo: la Danilovic è salita 2-0, si è fatta riprendere e si trovata per due volte in svantaggio di un break (3-2 e 4-3). La russa deve recriminare – e molto – per aver sciupato un vantaggio di 4-3 e 40-0. Perso quel game, si è spenta. Sotto 4-5, ha annullato due matchpoint ma il quarto le è stato fatale. Dopo l'ultimo punto, la serba si è sdraiata per terra, ebbra di gioia, mentre la Potapova è scoppiata in lacrime ancora prima della stretta di mano. La Moscow River Cup non è certo un torneo di primo piano, anche perché il calendario lo colloca quando le migliori hanno già fatto le valigie per gli Stati Uniti, ma pare chiaro che la serba e la russa saranno due ottime protagoniste nei prossimi anni. E chissà che la loro rivalità non possa diventare un “classico”.
WTA MOSCA – MOSCOW RIVER CUP / Finale
Olga Danilovic (SRB) b. Anastasia Potapova (RUS) 7-5 6-7 6-4