E' l'appello di Marcus Willis, piccolo eroe della passata edizione. Da numero 772 ATP non avrebbe potuto giocare neanche le pre-quali, poi è arrivato a sfidare Federer. Oggi, marito e padre, è ancora convinto di poter entrare tra i top-100 ATP. Vorrebbe dimostrarlo a Wimbledon “anche perché i media mi seguirebbero molto”, ma per ora i risultati lo bocciano.

Dodici mesi fa, Marcus Willis ha divertito – e anche emozionato – la comunità del tennis. Dal ritiro ormai acquisito, alla nascita di un amore conosciuto a un concerto, fino all'incredibile cavalcata a Wimbledon, fermata solo da Roger Federer. In pochi giorni, è diventato un personaggio popolarissimo. Oggi è il più famoso tennista tra i frequentatori dei tornei Futures. Anche per questo, forse, si è concesso una frase un tantino esagerata: “Wimbledon, dammi una wild card e ti garantirai più titoli sui giornali”. Dimentica, il simpatico Willis, che i Championships hanno 140 anni di storia e sono il torneo di tennis più prestigioso al mondo. Può trascurare i forfait, le rinunce, la sconfitte illustri. Figurarsi un ragazzo di 26 anni che oggi è numero 387 ATP. Willis ha una voglia matta di tornare su quei prati, ma il suo ranking attuale non gli consente – nemmeno lontanamente – di giocare le qualificazioni. Ripensando all'avventura dell'anno scorso, culminata con l'onorevole 6-0 6-3 6-4 incassato da Roger Federer, dice: “Mi è sembrato di restare in campo appena cinque minuti. Quando ti diverti, il tempo vola”. In queste ore, il comitato che stabilisce le wild card di Wimbledon ha stabilito gli inviti per il 2017. Non devono affrontare il bubbone-Sharapova, però qualche problemino c'è. Ad esempio, invitare o no il ritirando Tommy Haas? E poi c'è Willis: di pancia, verrebbe da dire: “Ma sì, dai, invitiamolo”. Qualche anno fa, tuttavia, l'All England Club decise di adottare criteri ben più restrittivi per i tennisti britannici. Si erano un po' stufati di assistere a sconfitte umilianti, peraltro ben pagate con il prize money del primo turno. Wimbledon, insomma, non vuole essere un bancomat. Le scelte saranno annunciate oggi.

“POTREI VINCERE QUALCHE PARTITA”
“Non sono sicuro che mi daranno la wild card – dice Willis – però ci spero. Apprezzerei molto, l'anno scorso è stata una grande storia. Ci sarebbe grande attenzione dei media, quindi penso che potrebbero concedermi l'invito. Sinceramente, credo di poter vincere qualche partita, facendo riaffiorare certi ricordi. Se non me la daranno, proverò a passare le qualificazioni”. Lo scorso anno, il suo ranking al numero 772 ATP non gli dava neanche il diritto di giocare le pre-qualificazioni, però ci fu un forfait in extremis e poté giocarle. Tre vittorie lo spedirono a Roehampton, sede delle qualificazioni, dove vinse contro ottimi giocatori: Yuichi Sugita, Andrey Rublev e Daniil Medvedev. E così si sono spalancate le porte di Church Road, La Mecca del tennis mondiale. A rendere tutto ancora più incredibile, il fatto che non avesse mai giocato sull'erba prima di allora. “Una volta passate le qualificazioni, ho visto 200 persone che mi aspettavano, tutte con microfono. Allora mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di importante”. La favola è proseguita nel main draw, con il bel successo su Ricardas Berankis. Lo programmarono su un campo secondario, ma il fenomeno Willis aveva conquistato tutti: la gente si era accalcata ovunque, arrampicandosi anche sulle ringhiere, pur di assistere al match. E' quello, ancor di più che il match contro Federer, il ricordo più bello. Da allora, i microfoni si sono nuovamente spenti, Però nella sua vita sono cambiate molte cose: ad esempio, è convolato a nozze con Jenny Bate, la graziosa dentista conosciuta a un concerto. Il matrimonio è finito in copertina sui tabloid. La coppia ha già messo al mondo una bambina, Martha, che oggi ha circa tre mesi. A completare la famiglia ci sono Auby e Hugo, due figli della Bate, nati da una precedenze relazione. In pochi mesi, Willis è passato da single a dover gestire una famiglia di cinque persone.

GRANDE OTTIMISMO
“Non sono mai stato così felice – rassicura lui – sono sempre impegnato. Vado in giro per tornei, poi rientro a casa e vivo il mio ruolo di padre. Non c'è tempo per respirare, ma è tutto molto bello”. La stagione su erba è iniziata benino, con una vittoria su Denis Kudla nelle qualificazioni del Challenger di Surbiton, dove poi si è arreso al giovane Alex De Minaur. Willis ha poi messo da parte il tour per giocare un'esibizione a Liverpool, dove c'era anche la nostra Corinna Dentoni. I due hanno giocato anche un doppio insieme. Per il resto, Willis ha battuto Adam Jones, ha perso contro l'ex giocatore Robert Kendrick (ahia) e poi ha ceduto 7-5 6-3 contro Steve Darcis. Risultati non trascendentali. Negli ultimi dodici mesi, dopo la cavalcata di Wimbledon 2016, ha vinto un Futures in Kuwait e ha raggiunto una finale a Shrewsbury, in Gran Bretagna. I risultati lo bocciano, ma lui è ottimista. “Sarà un lungo viaggio, ma siamo appena all'inizio. Nel 2014 sono stato numero 320 ma ora sto giocando molto, molto bene, come non mi era mai successo. Ho dimostrato che posso giocare con continuità contro i più forti, l'ho fatto per sette partite di fila. Credo di poter entrare tra i top-100 ATP. Una volta che ce l'hai fatta, puoi domandarti fino a dove puoi arrivare. Nei miei giorni migliori, soprattutto sull'erba, posso competere con chiunque”. Per adesso, sono soprattutto parole. I fatti principali li ha messi in scena a Wimbledon. Saprà ripetersi anche quest'anno?