Alzi la mano chi lo avrebbe immaginato, anche soltanto pochi mesi fa. Adesso, invece, l’obiettivo è a portata di racchetta. Ad Andy Murray basterà battere Milos Raonic, come gli è riuscito otto volte su undici (comprese le ultime sette), per diventare il nuovo numero 1 del tennis mondiale. L’obiettivo sembrava impossibile, poi è diventato difficile, infine raggiungibile, adesso è probabile. Se anche dovesse fallire stavolta, alle ATP World Tour Finals l’inerzia sarà a suo favore rispetto a un Novak Djokovic che stenta a ritrovarsi. Anche volendo dare credito alla figura di Pepe Imaz, è quantomeno bizzarro che Nole si sia presentato a un torneo così importante senza né Becker né Vajda. E infatti ha perso da Marin Cilic per la prima volta in quindici scontri diretti. Con la consapevolezza di essere a due passi dal bersaglio grosso, Andy è sceso in campo contro Tomas Berdych e sì, forse un po’ di tensione c’è stata. Soprattutto nel primo set, quando il ceco ha vinto sei dei primi sette punti del tie-break. Fosse andato sotto, chissà. Invece il ceco si è confermato specialista in suicidi agonistici, specie contro i big, ed è riuscito a perdere 11-9 nonostante 7 setpoint (di cui cinque consecutivi!). Che non fosse il miglior Murray si è visto anche nel secondo set, quando si è fatto riacchiappare quando ha servito per il match sul 5-4. Ma il ceco è stato disastroso nel game successivo (dal 15-30, dritto fuori di metri e doppio fallo) e stavolta Andy non si è fatto pregare.
Reduce da 76 settimane al numero 2 ATP (classifica raggiunta per la prima volta il 17 agosto 2009), Andy potrebbe diventare il 26esimo numero 1 nella storia dell’ATP, da quando un computer grosso come una stanza sputò il primo ranking, premiando Ilie Nastase. Dovesse farcela, Andy sarebbe il più anziano ad acciuffare il primato per la prima volta dai tempi di John Newcombe (30 anni nel 1974) e quello ad aver impiegato più tempo nel passare da numero 2 a numero 1 (come detto, sono passati più di 7 anni). “Diventare numero 1 è il frutto di 12 mesi di lavoro. Solidità. E’ qualcosa che non ho mai avuto in passato – ha detto Andy – nella mia carriera ho avuto periodi in cui sono stato continuo per qualche mese, poi avevo inevitabilmente un calo. Se escludiamo il mese di marzo, quest’anno non avrei potuto fare molto meglio di così. Mi sono messo nella condizione di restare solido e concentrato per un lungo periodo di tempo”. L’effetto collaterale dei risultati di venerdì, tra l’altro, è stata la definizione degli otto partecipanti alle ATP World Tour Finals: le sconfitte parigine hanno estromesso sia Berdych che Tsonga (battuto da Raonic nell’ultimo match di giornata), regalando a Dominic Thiem il pass per Londra. Ma ci sarà tempo per preparare il Masters: adesso gli occhi sono tutti su Bercy, come raramente era capitato negli ultimi anni. C’è un sorpasso in vista. “Ma se non succederà stavolta, potrei comunque farcela nei prossimi mesi, quando pensavo di avere una chance in più – ha ammesso Murray – ma ovviamente mi piacerebbe riuscirci già ora”.
La comunità del tennis sembra pronta ad accogliere e celebrare il sorpasso. Sulle colonne dell’Equipe è intervenuta Amelie Mauresmo, sua ex allenatrice, in piena fase di preparazione della finale di Fed Cup. “Dovesse farcela, ne sarei felice. E’ sempre stato molto costante, e adesso ha trovato l’equilibrio. Credo che la paternità sia stata importante, e che possa giocare a questi livelli per ancora diverse stagioni”. E poi c’è Djokovic, numero 1 in carica, colui che non è stato in grado di contenere la rimonta (più per demeriti suoi che per meriti di Andy, a dire il vero). A inizio settimana, il serbo aveva rifiutato di abdicare, sottolineando che la leadership dipendesse anche da lui. Immerso nei suoi problemi, sia tecnici che personali, stavolta ammette che Murray sarebbe un degno leader. “E’ in buona posizione per riuscirci, Se lo merita, senza dubbio. Nutro grande rispetto per quello che ha ottenuto, ci conosciamo da tanti anni. La prima volta che ci siamo affrontati avevamo 11 anni. E’ incredibile osservare il livello che ha raggiunto in questi 12 mesi”. Da parte sua, il serbo ha ammesso che gli sforzi compiuti negli ultimi anni, soprattutto a livello fisico, gli stanno chiedendo il conto in termini di energia. La sensazione è che prima o poi passerà, che lui tornerà a buoni livelli. Ma adesso, salvo sorprese, inizierà l’era di Andy Murray. Per il resto ci sarà tempo per parlare, discutere e speculare.
Marin Cilic (CRO) b. Novak Djokovic (SRB) 6-4 7-6
John Isner (USA) b. Jack Sock (USA) 7-6 4-6 6-4
Milos Raonic (CAN) b. Jo Wilfried Tsonga (FRA) 6-2 7-6
Andy Murray (GBR) b. Tomas Berdych (CZE) 7-6 7-5