Nel 1999, il padre di Elbi Mjeshtri scappò dall'Albania in cerca di fortuna. Ha trovato lavoro presso il Tennis Club Genova, dove è riuscito a far arrivare anche la famiglia. Oggi il figlio ha 16 anni, è classificato 2.7 ed è stato convocato nel team albanese di Coppa Davis. Comunque andrà, un trionfo strappalacrime. Appuntamento a Sozopol, in Bulgaria, per la zona europea del Gruppo III.

Se il papà avesse fatto il custode in un campo di calcio, e lui avesse tirato quattro calci a un pallone, la sua storia sarebbe finita nei telegiornali. Non fa niente. Nel 1999, il padre di Elbi Mjeshtri è partito dall'Albania e ha attraversato l'Adriatico in un viaggio che condensava speranza e paura. All'epoca, il grosso dell'immigrazione non arrivava dall'Africa, bensì dai Balcani. Dopo la caduta del regime socialista, decine di migliaia di albanesi hanno attraversato il mare nella speranza che l'Italia fosse quella dipinta dalle TV. Un viaggio duro, ma più breve, con un minore tasso di mortalità. E così il signor Mjeshtri ha trovato la terraferma e anche un lavoro, chissà come, a Genova. E' stato ospitato dal prestigioso Tennis Club Genova 1893, uno dei più antichi d'Italia. E oggi è uno dei club più in vista dello stivale, avendo in Serie A1 sia la squadra maschile che quella femminile. Dopo un annetto di lavoro, Mjeshtri ha messo da parte i soldi per consentire alla moglie e al figlio di attraversare il mare e raggiungerlo in riva a un altro mare, quello Ligure. Con entrambi i genitori residenti nel club, come i custodi di tanti anni fa, il piccolo Elbi è nato insieme al tennis. Usciva di casa e vedeva soltanto racchette, palline, terra rossa. Non faceva altro che colpire contro un muro, fino a quando – a 5 anni di età – ha iniziato con i corsi di minitennis. Ovviamente, al TC Genova. Negli anni è cresciuto d'altezza, di forza e di bravura. Oggi ha 16 anni e mezzo (ne compirà 17 il 22 luglio) e nei giorni scorsi ha ricevuto una telefonata. “Elbi, preparati, sei convocato in Coppa Davis”. Al di là della cornetta c'era Fatos Nallbani, capitano del team albanese che in questo weekend giocherà il raggruppamento europeo del Gruppo III, l'equivalente della Serie D. Per intenderci, la stessa dove gioca San Marino. In campo quindici nazioni, suddivise in quattro gruppi.

APPUNTAMENTO A SOZOPOL
La vincente di ciascun gruppo giocherà gli spareggi per accedere al Gruppo II. Si tratta di tennis poco più che amatoriale, ma l'orgoglio di rappresentare il proprio paese va ben oltre denaro e classifiche (che non ci sono, negli uni né le altre). “Quando è arrivata la convocazione mi è sembrato un sogno” ha detto Mjeshtri, reduce da un 2016 un po' complicato. Uno strappo muscolare e una fastidiosa mononucleosi gli hanno impedito di giocare come avrebbe voluto. Non ha neanche una classifica Under 18, e il sito ITF ci informa che ha giocato solo un torneo, un Grade 4 a Leiria, Portogallo, dove ha perso al secondo turno delle qualificazioni. In Italia è classificato 2.7. Il giovane Elbi ha anche il passaporto italiano, ma le nuove regole ITF cancellano qualsiasi suggestione: rappresentando l'Albania, perderà la possibilità di giocare per l'Italia, anche nel futuro più remoto. L'appuntamento è da mercoledì a sabato presso l'Holiday Village Santa Marina, a Sozopol. Si gioca all'aperto e sul cemento. Oltre a lui, il team albanese è composto da Genajd Shypheja (23 anni), Arber Sulstarova (22) e Mario Zili (17). Il loro record in Coppa Davis non è straordinario: in tre, vantano una vittoria e trenta sconfitte, tra singolare e doppio. Mjeshtri dice che non sa se sarà titolare, ma visti i record altrui…chissà. L'Albania è entrata in Coppa Davis nel 2010 e, da allora, ha sempre giocato nel Gruppo III. Ha perso 24 dei 25 “tie” giocati, ma per Elbi non importa. Tra i giocatori impegnati nell'estremo est, in un paesino situato nel distretto di Burgas, una specie di "Rimini del Mar Nero”, ci sarà anche lui. Potrà anche perdere ogni partita, ma per lui resterà un trionfo. Quando è salito su un barcone di speranza e paura, suo padre non avrebbe mai immaginato che il figlio avrebbe esordito in Coppa Davis. E nemmeno che lo avrebbe fatto prima di Frances Tiafoe, anche lui figlio di un immigrato (della Sierra Leone), nonché custode di un tennis club a Washington.Ne avrebbero, di cose da dirsi, lui è il padre di Tiafoe.