LA TECNICA SA ANCORA BATTERE LA POTENZA
Ma è arrivata la resurrezione. Se la Halep avesse vinto quel tie-break da 5-1 avanti, probabilmente la polacca sarebbe già a casa, a tirare le somme di una stagione diventata interessante solo dall’avvento dell’erba in poi. Invece si trova ancora a Singapore, a preparare la seconda finale più importante della sua carriera dopo quella del 2012 a Wimbledon. Un risultato incredibile, impensabile per quanto visto fino a ieri. Forse le due sconfitte con Sharapova e Pennetta erano state un tantino ingenerose, ma il suo torneo era finito. Chiuso. Perso. Quasi dimenticato da tutti. Invece lei ha visto uno spiraglio e ci si è buttata, trovando il modo per più bello per chiudere il 2015 a testa alta, altissima. Nel round robin la Muguruza pareva imbattibile. O meglio, venerdì qualche crepa l’ha mostrata, ma il fatto che sia voluta comunque rimanere in campo due ore e mezza pur di vincere la dice lunga su quanto ci tenesse al titolo. Poteva diventare il successo della definitiva consacrazione, invece dovrà attendere ancora, almeno fino all’Australian Open o forse di più. A conti fatti, la polacca l’ha messa sotto in tutti i tre set. Ha perso il primo al tie-break, vanificando un vantaggio di 4-1, ma non si è persa d’animo, continuando a ribattere col cervello alle bordate della spagnola, foriere di una cinquantina di colpi vincenti. Subito 4-0, e 6-3, nel secondo, subito 3-0 nel terzo. Il break è tornato indietro sul 4-2, ma invece che trarne giovamento la Muguruza ha continuato a tremare. Si è salvata sul 5-4, rimettendo quasi in discussione un game di servizio da 40-0, non sul 6-5, quando è andata completamente il tilt. Ne escono due messaggi piuttosto chiari: il primo è che non è ancora pronta per diventare numero uno del mondo, il secondo è che la tecnica sa ancora spuntarla sulla potenza. Conviene sperare che rimanga così ancora a lungo.
HARAKIRI SHARAPOVA, MA CHE KVITOVA!
Detto che la più grande sorpresa di giornata è arrivata nel primo match, anche il secondo non ha scherzato. Sharapova a tre vittorie su tre, splendida nel secondo set contro la Pennetta e decisa a prendersi titolo per far vedere a tutte che dietro alla Williams c’è sempre lei, contro Kvitova in difficoltà, battuta ieri dalla Muguruza e salvata solo dalla connazionale Lucie Safarova. Sembrava tutto già scritto, invece la ceca ha fatto il capolavoro. “L’ho vista negli spogliatoi e mi ha detto che mi offre una birra”, ha scherzato ieri la Safarova. Ma dopo quanto successo oggi è d’obbligo almeno una cena, perché se è vero che il merito è tutto dello splendido match disputato da Petra, è vero anche che se l’amica non avesse battuto in due set la Kerber, lei oggi in semifinale non ci sarebbe nemmeno arrivata. Invece la combinazione si è verificata, Petra ha giocato e siglato l’impresa che pareva impossibile, imponendosi 6-3 7-6. Che avesse il tennis per battere la russa lo si sapeva, l’ha detto pure lei nell’intervista post-match, ma per i livelli visti nel round robin pareva impossibile. Invece ha trovato la ricetta perfetta: la solita aggressività, ma soprattutto una splendida difesa. È storicamente il suo tallone d’Achille, invece è diventata un valido alleato. E se il suo tennis funziona sia in fase offensiva sia in fase difensiva, per le avversarie son dolori. La Sharapova ha ceduto il primo set, poi sembrava salita in cattedra dopo il cazziatone di Sven Groeneveld a fine primo set. “Stai giocando la semifinale, forza, svegliati”, le ha detto senza mezze misure, e lei ha eseguito. Subito 4-0, poi 5-1 e 0-30 in risposta, poi 5-3 e 30-40, set-point, ma non c’è stato nulla da fare. La Kvitova non ha mollato di un millimetro, sembrava in trance agonistica. Si è rifatta sotto servendo e rispondendo alla grande e l’ha beffata in volata, nel tie-break finale. È andata sotto anche in quello, 0-2, ma poi ha vinto sette degli ultimi otto punti, siglando quello che per certi versi è uno dei successi più importanti della sua carriera. “Non credevo di arrivare in semifinale – ha raccontato sorridente – invece ho fatto anche di meglio. Sotto 5-1? Ho solo provato a continuare sulla mia strada”. E ce l’ha fatta. Alla faccia della mononucleosi che da mesi sta provando a rovinarle i piani. Oggi si è rivelata più forte anche della malattia.
WTA FINALS SINGAPORE – SEMIFINALI
Agnieszka Radwanska (POL) b. Garbine Muguruza (ESP) 6-7 6-3 7-5
Petra Kvitova (CZE) b. Maria Sharapova (RUS) 6-3 7-6
