Dal 2023 arriva l’Accelerator Programme, che riserverà dei posti nei tornei Challenger ai migliori under 18 del mondo, per aiutarli a crescere e fare esperienza. È la prova dei rapporti sempre migliori fra ATP e ITF, e ribadisce l’attenzione dell’associazione al mondo dei tornei minori. Il modello Italia fa scuola

Posti riservati nei Challenger

Il lancio della campagna Next Gen ha fatto la sua parte, contribuendo dal 2017 a creare attenzione attorno ai tanti volti nuovi chiamati a spodestare i giganti, ma adesso l’ATP vuole ancora di più. Dal prossimo anno, per facilitare quel passaggio dall’attività juniores al mondo dei professionisti che per molti è una formalità mentre per altri diventa un ostacolo insormontabile, ATP e ITF lanceranno l’Accelerator Programme, un piano studiato per velocizzare questa transizione, dando una mano ai giovani in cerca di gloria. In sostanza, l’operazione tocca i tornei Challenger, che durante tutto l’arco della stagione avranno dei posti riservati per i migliori under 18 al mondo, precisamente quei giocatori compresi nella top-20 dell’attuale classifica di fine anno del circuito Itf Junior. Un passaggio potenzialmente molto prezioso, specie per quei giocatori di paesi nei quali non è presente – a differenza dell’Italia, per fare un esempio – un sistema di tornei Challenger particolarmente strutturato in termini di numeri e qualità, che possono aiutare i giovani a giocare partite di livello, fare esperienza e raccogliere punti per salire in classifica. Da noi è diventato normale che le promesse ricevano delle wild card per i tanti appuntamenti presenti nel paese, tanto che se la nostra Next Gen è la più numerosa e invidiata al mondo il motivo è da cercare anche lì. Ma è così solamente in pochissimi paesi nel mondo. Pertanto, ora ATP e ITF provano a fare qualcosa di simile su scala globale, creando un percorso che punta ad accompagnare i giovani verso l’alto livello.

Nella fattispecie, a ogni giocatore compreso nell’attuale top-20 maschile (ben sedici le nazioni rappresentate) verranno offerte nel 2023 fino a 8 partecipazioni ai tabelloni principali dei tornei Challenger, di categoria 50 e 75. Per i top-10 i posti saranno nel main draw, per gli altri nelle qualificazioni. Per tutti saranno disponibili, inoltre, anche due posti per il tabellone principale di tornei dell’Itf World Tennis Tour (i vecchi Futures, da 15 e 25 mila dollari di montepremi). Per i giocatori dalla posizione numero 21 alla 30, invece, gli otto inviti saranno per tornei M25 o M15. Inoltre, al programma avranno accesso anche i vincitori e i finalisti dei tornei juniores del Grande Slam: in termini di opportunità i campioni saranno trattati al pari dei top-10, i finalisti come i top-20. Ma non è finita, perché tutti i top-20 (e i campioni Slam) che grazie al loro ranking ATP si garantiranno l’accesso alle qualificazioni di un qualsiasi torneo Challenger, verranno automaticamente promossi nel tabellone principale, in questo caso anche in categorie di tornei superiori ai 50 e ai 75, quindi 100 e 125. Per quanto riguarda le donne, invece, data l’assenza di un circuito secondario governato dalla WTA (come i Challenger per l’ATP), l’ITF ha fatto tutto da sola: alle top-20 di fine 2022 verrà data la possibilità di giocare nel tabellone principale di cinque tornei della prossima stagione, dai W15 fino ai W100, compresa la nuova categoria W40 in arrivo da gennaio.

Rapporti sempre più stretti fra ATP e ITF

Volendo andare oltre al valore per i campioni di domani, l’arrivo di un programma comune fra ATP e ITF è la testimonianza di una rinnovata vicinanza fra l’associazione e la federazione internazionale, che in passato non sempre sono andate d’accordo sul modo di gestire certe situazioni, talvolta (s)cadendo in dispetti e piccole ripicche (vedi le Olimpiadi che non assegnano più punti ATP). Tuttavia, con l’arrivo di Andrea Gaudenzi alla guida del circuito maschile certi strappi sembrano essere stati ricuciti, a favore del bene comune. L’alleanza strategica per la Coppa Davis 2023 ha rappresentato un passo importante, e ora eccone un altro che stringe ulteriormente il rapporto e di fatto va a creare un’unione – mai esistita in precedenza – fra tornei ITF Junior e circuito ATP Challenger. “Il tennis – ha detto Gaudenzi – è sempre stato uno sport che richiede tanto lavoro, e quindi a noi spetta il compito di creare un sistema che possa permettere ai giovani di raggiungere il proprio potenziale. È nostro compito aprire delle opportunità e aiutarli a farsi strada. L’Accelerator Programme sta creando un percorso rivolto alla nuova generazione di campioni”.

In più, la novità in arrivo da gennaio non fa altro che ribadire l’attenzione della gestione Gaudenzi al mondo dei tornei minori, in controtendenza con le parole pronunciate dallo stesso presidente circa dodici mesi fa. Nel dicembre del 2021, il CEO ATP disse che il sistema Challenger non sarebbe mai stato sostenibile perché non in grado di generare interesse (e quindi introiti), e che i giocatori dovevano interpretare certi tornei come un investimento su se stessi, limitandosi a non perdere denaro nella fase di passaggio al circuito maggiore. Evidentemente, le polemiche dell’epoca gli hanno fatto cambiare idea, visto che da allora ha l’ATP si è mossa esattamente al contrario di quanto aveva lasciato intendere, studiando per il 2023 la riforma più significativa dalla nascita del circuito. Lo sarà sia in termini economici, visto che il montepremi complessivo dell’ATP Challenger Tour lieviterà del 60% in un anno (dai 13.2 milioni di dollari del 2022 ai 21.1 della prossima stagione), sia di numero complessivo dei tornei, che toccheranno la cifra record di 195. Ma soprattutto verrà semplificata la divisione in categorie (da sei a quattro, più la novità 175 con tre tornei collocati nella seconda settimana di Indian Wells, Madrid e Roma: gli ultimi due a Cagliari e Torino), e saranno migliorati gli standard. Un’operazione che darà ulteriore dignità a un circuito cresciuto già parecchio negli ultimi anni, migliorando la vita di chi lo frequenta a tempo pieno e avvicinandolo a quella sostenibilità che solo un anno fa pareva irraggiungibile.