STATSI! Scatta domenica la 47esima edizione delle ATP World Tour Finals, torneo anche noto, per retaggio del passato, come “Masters”. Per entrare nel clima della manifestazione, diamo uno sguardo al passato attraverso una serie di statistiche: cappotti, rimonte clamorose, nazioni, curiosità, aneddoti… Come i giochi raccolti da Gaston Gaudio nella semifinale delle Finals del 2005, al cospetto di Roger Federer. Un doppio 6-0 che è rimasto nel cuore degli appassionati, dei tifosi dello svizzero – nonostante quel torneo venne poi vinto da un altro argentino, David Nalbandian – e degli amanti delle statistiche, poiché si tratta dell’unica partita della storia del fu Masters ad essersi conclusa con un tale parziale.

1. Solo in una occasione le fase finali delle ATP Finals si sono rivelate decisive ai fini della definizione del primo posto del ranking mondiale. Era il 2000, il tour faceva tappa a Lisbona, e tutto lasciava presagire che il gradino più alto del podio a fine stagione sarebbe stato appannaggio del trionfatore dello U.S. Open, il russo Marat Safin: poteva impensierirlo soltanto Gustavo Kuerten, ma conclusa la fase a gironi, con i due contendenti classificatisi al secondo posto, rispettivamente dietro a Pete Sampras e Andre Agassi, c’era un’unica possibilità che Safin perdesse il primo posto. Il russo si sarebbe dovuto arenare in semifinale e il brasiliano, invece, avrebbe dovuto eliminare, nel giro di 24 ore, prima Sampras e poi Agassi (in una finale al meglio dei 5, come era uso all’epoca). Marat si arrese in maniera piuttosto netta al kid di Las Vegas, mentre Kuerten, dopo aver perso al tie break la prima manche di semifinale contro Pete, inanellò una sequenza di cinque set conclusi vittoriosamente, che gli avrebbe permesso di sedersi sul trono del tennis mondiale per soli 75 punti. Anche quest’anno Londra potrebbe rivestire medesimo ruolo, con il controsorpasso di Djokovic ai danni di Murray, ma è presto per parlarne.



2. Le prime edizioni avevano un forte carattere di esibizione, non fu dunque clamoroso che, in due occasioni, si sia verificato un episodio di fair play che mal celava la volontà, degli stessi giocatori, di non minare lo spettacolo, vero fondamento dell’intera manifestazione. Nel 1972, nel corso di una semifinale tutta a stelle e strisce, Stan Smith, vincitore della prima edizione e ancora imbattuto nell’arco di quella presente, stava seriamente rischiando di dover abbandonare anzitempo la contesa, sorpreso dall’amico, ed ex-compagno di doppio, Tom Gorman, quando, sul match-point in favore di quest’ultimo, accadde l’impensabile: Tom si avvicinò all’arbitro, sul punteggio di 7-6 6-7 7-5 5-4 40-15, e dichiarò di volersi ritirare, poiché, a causa di un dolore alla schiena, non si sentiva al meglio e temeva di non poter garantire la sua presenza per la finale del giorno successivo. Lasciò dunque spazio a Smith, che sarebbe comunque stato sconfitto da Nastase, ma l’ATP non volle far cadere nel silenzio il bel gesto, premiandolo nei mesi a seguire per la grande sportività. L’australiano John Newcombe, sempre in semifinale, ma a un gioco dal successo, lo avrebbe poi imitato alle Finals del 1973, favorendo questa volta l’olandese Tom Okker, ma il risultato fu il medesimo, ovvero il successo finale dello scatenato Ilie.

3. Fatta eccezione per l’esperimento dei primi mesi del 2007, le ATP World Tour Finals mantengono un carattere di peculiarità che le distingue dalle altre manifestazioni professionistiche, vale a dire i round robin (o gironi all’italiana) da cui scaturisce la prima scrematura dei partecipanti alla gara. Il format a 8 con semifinali e finali è quasi sempre stato quello preferito dal Board, introdotto nel corso del 1972 e mantenuto con incredibile regolarità. Nelle 47 edizioni del torneo di fine anno, però, sono state 3, a grandi linee, le tipologie di torneo adottate. Oltre a quella già citata, nelle prime due stagioni fu invece scelto un unico girone – che ebbe 6 partecipanti nel 1970 e 7 nel 1971 – in cui tutti i tennisti si affrontarono tra di loro, mentre nel quadriennio 1982-1985 fu preferito un torneo ad eliminazione diretta, che vide al via 12 atleti nelle prime tre occasioni e 16 nell’ultima.

4. Spetta agli Stati Uniti, senza alcuna sorpresa, il record di partecipanti per nazione ad un unico evento, con i 6 giocatori presenti nel 1978, nel 1984 e nel 1985; come abbiamo appena visto, in queste due ultime occasioni i giocatori al via erano rispettivamente 12 e 16, per cui vale la pena sottolineare solo i protagonisti dell’edizione numero 9: Jimmy Connors, John McEnroe, Harold Solomon, Arthur Ashe, Eddie Dibbs e Brian Gottfried, accompagnati dal messicano Raul Ramirez e dall’italiano Corrado Barazzutti. Più sorprendenti, invece, le nazioni che si piazzano al secondo posto con 4, la Svezia, in due occasioni (ma sempre negli anni in cui le Finals ammettevano più dei consolidati 8 tennisti), e l’Argentina, nel 2005, quando a spuntarla fu David Nalbandian, Gaston Gaudio venne fermato in semifinale e Mariano Puerta e Guillermo Coria conclusero all’ultimo posto nelle graduatorie dei gruppi Rosso e Oro.

5. Sono il numero di edizioni in cui ai nastri di partenza non vi era alcun esordiente: la prima nel 1977, così come accaduto successivamente nel 1986, nel 1996 e in due competizioni più recenti, vale a dire nel 2012 e nel 2015, mentre, grazie a Gael Monfils e Dominic Thiem, non accadrà quest’anno.

6. Come i casi consecutivi che avvallarono la “maledizione del doppio confronto”, avvenimento che, nel caso di doppia sfida tra due giocatori all’interno della medesima manifestazione, voleva lo sconfitto nella prima partita vincitore nella successiva, che si traduceva in trionfo finale. Tra il 1989 e il 2000, infatti, in ben 6 occasioni di fila accadde che due giocatori affrontatisi nel round robin incrociassero nuovamente le racchette nell’atto conclusivo, con la vittoria di colui il quale aveva patito un rovescio pochi giorni prima. Dell’ultima vi abbiamo parlato al punto 1 (Kuerten che capovolge il pronostico su Agassi), la prima vide invece uscire sorridente Stefan Edberg ai danni di un confuso Boris Becker, a cui capitò medesima sorte in altre due occasioni, mentre a sfruttare tale “sortilegio” fu Pete Sampras che si aggiudicò i tornei del 1994, del 1996 e del 1999. Nel dettaglio:

1989 Becker batte Edberg 6-1 6-4, Edberg batte Becker 4-6 7-6 6-3 6-1
1990 Edberg batte Agassi 7-6 4-6 7-6, Agassi batte Edberg 5-7 7-6 7-5 6-2
1994 Becker batte Sampras 7-5 7-5, Sampras batte Becker 4-6 6-3 7-5 6-4
1996 Becker batte Sampras 7-6 7-6, Sampras batte Becker 3-6 7-6 7-6 6-7 6-4
1999 Agassi batte Sampras 6-2 6-2 Sampras batte Agassi 6-1 7-5 6-4
2000 Agassi batte Kuerten 4-6 6-4 6-3, Kuerten batte Agassi 6-4 6-4 6-4



7. Tanti sono i tennisti ad aver partecipato ad almeno 10 edizioni della kermesse che chiude la stagione. Guida Roger Federer, che proprio nel 2016 vede terminare la sua striscia di 14 partecipazioni consecutive (2002-2015), mentre al contrario Novak Djokovic nel 2016 raggiunge quota 10, ovviamente senza interruzione di partecipazione e prova a puntare al primato dell’elvetico. Al secondo posto troviamo Andre Agassi a 13, seguito ad una lunghezza da Ivan Lendl (12) e a due da Jimmy Connors, Boris Becker e Pete Sampras (11).

8. Nel 1974 si concretizzò un avvenimento curioso: gli otto atleti al via erano rappresentanti di otto nazioni differenti: l’argentino Guillermo Vilas, lo spagnolo Manuel Orantes, lo statunitense Harold Solomon, il rumeno Ilie Nastase, lo svedese Bjorn Borg, il messicano Raul Ramirez , l’australiano John Newcombe e il neozelandese Onny Parun. A 42 anni di distanza, però, proprio nel torneo al via in questi giorni, tale unicità verrà eguagliata grazie al serbo Novak Djokovic, il britannico Andy Murray, l’elvetico Stan Wawrinka, il canadese Milos Raonic, il giapponese Kei Nishikori, il croato Marin Cilic, l’austriaco Dominic Thiem e il transalpino Gael Monfils.

10. Quanti i ritiri a manifestazione in corso: il primo si verificò nel corso dell’edizione 1996, quando Andre Agassi, persa la prima sfida con Pete Sampras, lasciò spazio allo svedese Thomas Enqvist. Lo statunitense, inoltre, si ritirò anzitempo nel 1998, regalando il palcoscenico a Greg Rusedski, nel 2002, cedendo il passo a Thomas Johansson, e nel 2005, quando venne sostituito dal cileno Fernando Gonzalez. Nel 1997 e nel 1998 furono ben due i ritiri: oltre ad Agassi, nell’anno del quinto trionfo di Sampras a Wimbledon toccò a Marcelo Rios, subentrò Albert Costa, mentre l’anno prima ci fu un turn-over perfetto tra britannici, con Rusedski che lasciò strada a Thomas Muster e Tim Henman che prese il posto di Sergi Bruguera. L’ultimo ritiro, datato 2014, porta la firma di Milos Raonic, per cui venne chiamato in causa David Ferrer.

11. Da quando la finale si disputa al meglio dei 3 set, ovvero dal 2008, non è mai successo che il giocatore vincitore della prima frazione abbia poi perso la sfida, e solo nel 2010 e nel 2011 il successo non si è concretizzato al termine del secondo parziale, ma bensì del terzo. Quando invece le sfide conclusive si giocavano al meglio dei 5, in ben 11 occasioni il vincitore del primo set era stato poi sconfitto alla distanza, successe per la prima volta nel 1976, quando Manuel Orantes sconfisse il polacco Wojtek Fibak per 5-7 6-2 0-6 7-6 6-1, e l’ultima nel 2005, con l’argentino David Nalbandian a recuperare un ritardo di due set sullo svizzero Roger Federer a Shanghai, determinando uno degli unici 3 casi in cui lo svantaggio recuperato fu di ben due parziale, come accaduto nel 1998 tra Alex Corretja e Carlos Moya e nel 1981 tra Ivan Lendl e Vitas Gerulaitis.

12. Il numero delle nazioni diverse a vincere: guidano gli Stati Uniti con 11 titoli, e 5 giocatori differenti ad aggiudicarseli (Agassi, Sampras, Smith, Connors, McEnroe), seguiti da Svizzera, a 6 (grazie a Federer), Repubblica Ceca, 5 (grazie a Ivan Lendl, che li ha vinti con la sua nativa nazionalità) e Serbia, 5 (marchiati Novak Djokovic). Oltre i nord-americani, dunque, le uniche altre nazioni con più di un vincitore sono Svezia (Borg, Edberg), Argentina (Vilas, Nalbandian), Germania (Stich, Becker) e Spagna (Orantes, Corretja).

14. Nonostante col tempo abbia perso il suo carattere itinerante, sono ben 14 le città ad aver ospitato la kermesse. Il Madison Square Garden di New York fu teatro di 13 edizioni (1977-1989), Londra quest’anno raggiungerà quota 8 (2009-2016), Francoforte è ferma a 6 (1990-1995), Shanghai a 5 (2002;2005-2008), Hannover a 4 (1996-1999), Houston a 3 (1976;2004-2005) e 8 città si sono riservate tale diritto in una sola occasione: Tokyo (1970), Parigi (1971), Barcelona (1972), Boston (1973), Melbourne (1974), Stoccolma (1976), Lisbona (2000) e Sydney (2001)

17. Noto ai più per la sua longevità, Andre Agassi fece addirittura passare tanti anni dalla sua prima alla sua ultima partecipazione al torneo che un tempo veniva chiamato Masters. Nel 1988, a soli 18 anni, fece la sua prima apparizione, vincendo un solo incontro su Tim Mayotte e venendo conseguentemente eliminato nel girone A, mentre a 35 anni, nel 2005, partecipò per l’ultima volta, ma il suo torneo durò lo spazio di due set, persi contro il russo Nikolay Davydenko, dopodiché decise di cedere il posto a Gonzalez.

20. Ammontano a tanti i vincitori di questo torneo, con Roger Federer a guidare il plotone con i suoi 6 titoli (2003-2004, 2006-2007, 2010-2011). Novak Djokovic, che vorrebbe già quest’anno affiancarlo, al momento deve condividere la seconda piazza assieme a Pete Sampras e Ivan Lendl (5). Sono 4 le gemme di Ilie Nastase, 3 quelle di Boris Becker e John McEnroe, 2 per Lleyton Hewitt e Bjorn Borg, mentre a 1 sono fermi Andre Agassi, Jimmy Connors, Stefan Edberg, Guillermo Vilas, Manuel Orantes, Nikolay Davydenko, Stan Smith, David Nalbandian, Gustavo Kuerten, Alex Corretja e Michael Stich

25. Non sempre, proprio in ossequio al fatto che esista la formula del round robin, i vincitori hanno concluso il proprio torneo senza alcuna sconfitta sul campo. E’ capitato in 22 edizioni, su 46, vale a dire poco meno di 1 volta su 2, come testimoniato lo scorso anno, quando Novak Djokovic si prese la rivincita della sconfitta patita per mano di Roger Federer nei gironi; ancora più curioso è il fatto che in ben 3 casi a chiudere il torneo senza sconfitte sia stato un giocatore che non ha vinto la manifestazione! Il caso più recente vede coinvolto lo stesso Federer, che non è sceso in campo nella finalissima del 2014, dopo esservi giunto con 4 vittorie all’attivo, ma ben più peculiari le situazioni vissute da due tennisti britannici: nel 1997 Tim Henman prese il posto di Sergi Bruguera, quando però le carte erano ampiamente scoperte, tanto che poté disputare un solo incontro e lo vinse con un periodico 6-4 sul russo Evgeny Kafelnikov, che terminò comunque il girone al primo posto, in virtù della classifica avulsa, mentre Henman, per il numero inferiore di partite giocate, non riuscì a schiodarsi dall’ultimo posto in graduatoria. Ben più clamoroso, però, nel 1998, il caso di Greg Rusedski, che subentrò dopo un incontro ad Andre Agassi e vinse in due set le sue due partite, contro Albert Costa e Tim Henman, ma dovette abbandonare anzitempo la contesa perché lo stesso Henman e Corretja, che lo appaiavano a fine girone con 2 successi all’attivo, ma affiancati da 1 sconfitta, avevano giocato un incontro in più. Regolamento beffardo.

30. Per ovvi motivi, gli Stati Uniti sono anche la nazione ad aver avuto più giocatori al via, ben 30, seguiti da Spagna (14), Svezia (11), Francia (9) e Repubblica Ceca (8). Quest’anno ci saranno gli unici due giocatori ad aver mai partecipato per Canada (Milos Raonic) e Giappone (Kei Nishikori), il secondo austriaco (Thiem dopo Muster), il terzo svizzero (Wawrinka, dopo Federer e Hlasek), britannico (Murray, dopo Henman e Rusedski), serbo (Djokovic, oltre a Tipsarevic e Franulovic), croato (Cilic, dopo Ivanisevic e Ljubicic) ed il nono francese (Monfils).

36. i tennisti che hanno disputato almeno una finale: il più presente è Roger Federer, a quota 10, Djokovic è invece quello col miglior record all’attivo (5-0), mentre Rafael Nadal, Jim Courier e Vitas Gerulaitis sono gli unici tennisti ad averne giocate almeno 2 senza mai trionfare.

54. Il numero di giocatori a non aver mai passato il primo turno, con Roscoe Tanner, Jose-Luis Clerc, Yannick Noah, Thomas Muster e Johan Kriek a vantare il primato di partecipazioni senza aver raggiunto nemmeno una volta il penultimo atto: 4. Di contro Ivan Lendl, con all’attivo 12 presenze, non si è mai arenato prima della semifinale.



64. Dall’alto del suo record di partecipazioni, Roger Federer domina anche nei match giocati, raggiungendo la considerevole quota di 64 (52 vinti) – Becker, Lendl e Sampras sono fermi a 49 – nei set disputati (159, di cui 117 vinti) – il secondo è Becker con 132 – e dei games affrontati (1.536, di cui 889 vinti) – segue sempre il tedesco Becker a 1.340.

126. Con l’edizione 2016, salirà a 126 il novero dei giocatori ad aver preso parte almeno una volta alle ATP World Tour Finals: alla lista dei 124 già noti si aggiungeranno il francese Gael Monfils e l’austriaco Dominic Thiem.

678. i match disputati – il record è di 20 dell’edizione del 1971, col round robin a 7 giocatori, ma una partita non fu giocata perché ininfluente.

1.661. il numero dei set giocati in totale – 52 nel 1971, altrimenti il primato spetterebbe in accoppiata al 1976 e al 2002 con 41.

16.163. i giochi disputati – 525 nel 1971, altrimenti 421 nel 1996.

Miglior Performance: Per numero di set vinti Ivan Lendl nel 1986, quando si ritornò al formato a doppio roun robin, fu il primo e l’unico a chiudere senza alcun set perso nell’intera storia delle WTF (11 vinti), ad esclusione delle edizioni ad eliminazioni diretta, quando vi riuscirono lui stesso (1982 e 1985) e John McEnroe nel 1983. Nonostante questo, il torneo più dominato a livello di giochi vinti è stato indubbiamente il 2014, quando Novak Djokovic concluse il girone con l’80% (36 vinti e 9 falsi), perse sì un set in semifinale contro Kei Nishikori, ma con un punteggio ugualmente netto (6-1 3-6 6-0) e non disputò la finale per i problemi alla schiena Federer, percorso che gli permise di chiudere il torneo con il 76,12% di giochi a suo favore (51-16): nessun altro ha mai superato la soglia del 70%

Peggior Performance: Albert Berasategui, pur di partecipare al Master del 1994, l’unico in carriera, frutto soprattutto della finale al Roland Garros, andò a raccogliere punti, a fine anno, sia nei challenger sia nei tornei sud-americani, concludendo la campagna pochi giorni prima del torneo a cui tanto ambiva. Purtroppo il cambio di superficie e la scarsa attitudine indoor dell’iberico gli riservarono una magra figura, concludendo il torneo con 0 set all’attivo e solo 8 giochi racimolati: 2 contro Agassi, 5 contro Bruguera e 1 contro Chang. Indubbiamente la peggior prestazione in assoluto.



Giocatore più giovane: Aaron Krickstein 17,4 (gennaio 1985), fu sconfitto al primo turno ad eliminazione diretta da Johan Kriek.

Giocatore più vecchio: Ken Rosewall 36,1 (dicembre 1970), che vinse 3 match sui 5 del round robin unico a 6, chiudendo in terza posizione.

L’ETA’ MEDIA DEI PARTECIPANTI ALLE ATP WORLD TOUR FINALS


IL NUMERO DI VITTORIE SLAM PRESENTI ALLE ATP WORLD TOUR FINALS