Da Londra, Alessandro Mastroluca – 31 marzo 2014
La Gran Bretagna non giocava un quarto di Davis dal 1986. Per preparare al meglio la sfida, Capitan Leon Smith si è recato a Miami per seguire Andy Murray (che ha allenato da junior: insieme, vinsero l’Orange Bowl Under 12). Smith (il cui bilancio in Davis è di 8 vittorie e 1 sconfitta) ha smentito le indiscrezioni secondo cui sarebbe nella lista dei possibili successori di Ivan Lendl. «Mi è sempre piaciuto lavorare con Andy in Coppa Davis, ci tiene molto e si vede. Poi ci conosciamo da tanti anni, per cui è normale che si sia fatto il mio nome. È un onore perché si tratta di un tennista eccezionale, ma in questo momento sono concentrato soprattutto nel cercare di portarlo alla miglior condizione possibile. In ogni caso ha un team straordinario, non si può dimenticare il valore di Dani Vallverdu. Non c’è stato solo Ivan, anche se chiaramente lui ha fatto un grandissimo lavoro. Andy non sbaglia quasi mai nella scelta dell’allenatore e penso che anche stavolta prenderà la decisione giusta». Smith si è affidato nuovamente a Dan Evans, che dopo l’eliminazione nelle qualificazioni in Australia aveva preferito tornare a Birmingham anziché volare nelle Hawaii per prepararsi per il primo turno negli States. Evans si è giocato il posto con il giovane Kyle Edmund: vista l’importanza della partita, Smith ha preferito l’esperienza. Ci sarà anche Ward insieme a Colin Fleming, che dovrebbe giocare il doppio con Murray, e il quinto uomo Ross Hutchins. È una squadra molto scozzese: oltre a Murray e lo stesso Smith c’è anche Fleming. Curiosamente, proprio nell’anno che porterà al referendum sull’indipendenza dal Regno Unito.
Capitan Smith, come vede il quarto di finale di Napoli?
Abbiamo scelto i nostri tre migliori singolaristi, preferendo convocare chi ha più esperienza in Coppa Davis. Naturalmente siamo felici di avere Andy. Ward ha un bilancio migliore in Davis di Evans (9 singolari vinti su 14 a fronte del record di 4-8 di Evans, ndr) e in genere si adatta meglio alla terra battuta. Evans però quando è in giornata può offrire grandi prestazioni, e il terzo turno all’ultimo US Open lo dimostra.
In questo momento, la Gran Bretagna ha molti ottimi doppisti, visti i successi di Andy e Jamie Murray, Fleming e Hutchins e in più di Marray, Inglot, i fratelli Skupski: Murray potrebbe giocare singolo e doppio?
Abbiamo buone alternative in doppio. Andy e Colin hanno vinto contro la Croazia a settembre e poi potremmo sempre far entrare nel quartetto Ross Hutchins: lui e Colin hanno grandissima esperienza in Coppa Davis. Sceglieremo l’opzione che riterremo migliore, sapendo di averne più di una da valutare.
Andy Murray potrebbe soffrire il cambio di superficie dal cemento alla terra rossa?
Cambiare superficie dopo un grande torneo è sempre una sfida, forse l’aspetto più difficile della Coppa Davis. Ci era già successo al primo turno, quando Murray venne a San Diego a giocare sulla terra la settimana dopo l’Australian Open. Non è certo il massimo per la salute dei top players, soprattutto per chi – come lui – ha avuto problemi alla schiena.
È soddisfatto dei progressi di Dan Evans?
Evans ha mostrato tutto il suo talento, il suo gioco brillante. Lo ha fatto per noi contro la Russia, e quest’anno è arrivato in semifinale a Zagabria, giocando alla pari con Tommy Haas. E’ vicino ai primi 100, ma senza dubbio può salire ancora, soprattutto visto il suo rendimento sulle superfici rapide, anche perché in passato non ha sempre avuto l’attitudine giusta nel gestirsi.
Anche se non l’ha convocato per questa sfida, qual è la sua opinione su Kyle Edmund? Dove può arrivare?
Kyle è un giocatore molto interessante, non conosce la paura. Per me è pronto, può crescere rapidamente. Pensiamo ai teenager Kyrgios e Kokkinakis all’Australian Open. In un’occasione così importante hanno dato il meglio e fatto vedere di cosa sono capaci. Edmund ha tutte le carte in regola per fare lo stesso.
Chi teme di più nella squadra italiana?
Fognini sarà un protagonista, anche se non so se giocherà tutti e tre i giorni. È un creativo, è sempre difficile capire che colpo ha in mente di giocare, anche se comunque adotta schemi tipici di molti tennisti da terra battuta. Ma ha anche degli alti e bassi dal punto di vista mentale e può essere vulnerabile. Seppi invece è un grandissimo professionista, molto serio, testa bassa e lavorare, un giocatore molto solido.
È stato scelto come capitano a 34 anni, il più giovane nella storia della Gran Bretagna dopo Paul Hutchins (nominato a 30 anni nel 1975). È uno dei pochi capitani che non ha un passato illustre da giocatore. Come si descriverebbe?
Mi ricordo che all’inizio in tanti esprimevano dei dubbi, anche sui giornali, ma sono stato fortunato perché ho trovato ottime persone intorno a me. La cosa grandiosa della Davis, comunque, è che conosci gli avversari e dunque puoi prepararti davvero a fondo, di analizzare tutto nei minimi dettagli. Altrimenti non sarei riuscito a vincere otto partite su nove e battere gli Stati Uniti a casa loro.
In chiusura: quante chance ha la Gran Bretagna di battere l’Italia?
L’Italia ha una squadra fortissima, sappiamo che sarà un incontro molto difficile, non ci facciamo illusioni. Senza dubbio si giocherà davanti a un pubblico molto caldo, molto passionale, perciò speriamo di vedere il maggior numero possibile di tifosi inglesi. E’ un aspetto molto importante per i giocatori, può fare la differenza.