AMARCORD. L’Italia ha affrontato per due volte i croati. In entrambi i casi, alla sconfitta sul campo si aggiunsero violente polemiche extra. Due storie che non devono essere dimenticate.
Mario Ancic fu il principale artefice della vittoria croata sull’Italia nel 2008
 
Di Riccardo Bisti – 20 settembre 2012

 
La Croazia è nel nostro destino. Quella del febbraio 2013 sarà la terza sfida contro i balcanici. Non sarà una partita come le altre. I due precedenti (Roma 2001 e Dubrovnik 2008) hanno segnato – negativamente – la storia della nostra Coppa Davis. Chissà che il terzo tentativo non sia quello buono. In fondo manchiamo dai quarti del World Group dal 1998, quando l’Italia di Gaudenzi, Sanguinetti e Nargiso si spinse addirittura in finale. Le due sfide con la Croazia, Stato Indipendente dal 1991, furono piene di polemiche. Nel 2001 era in corso la guerra tra la FIT e i migliori tennisti italiani, radunati in un’associazione che chiedeva sostanzialmente due cose: la possibilità di scegliere i capitani di Coppa Davis e Fed Cup e il diritto di votare i rappresentanti degli atleti in seno al Consiglio Federale. Mentre Corrado Barazzutti appare più solido che mai su entrambe le panchine, sul secondo punto hanno avuto soddisfazione. Alle elezioni i FIT, i tre rappresentanti degli atleti sono votati dagli atleti stessi, peraltro pochissimi. Basti pensare che Fabrizio Tropiano, ex presidente del Comitato Regionale del Lazio, è stato eletto con 8 voti. Ma d’altra parte c’erano tre candidati per tre posti…al di là di questo, non crediamo che i “ribelli” di allora (Pozzi, Gaudenzi, Sanguinetti, persino la Schiavone e tanti altri) puntassero ad essere rappresentati da una professionista non più in attività (Mara Santangelo) e due figure di 51 e 57 anni (Tropiano, appunto, e Raimondo Ricci Bitti, fratello dell’ex presidente FIT e attuale presidente ITF) che non hanno mai giocato ad altissimi livelli. Tropiano non ha mai raccolto punti ATP (oggi è n. 270 nel ranking ITF riservato agli over 50), mentre Ricci Bitti non ha mai avuto classifica di singolare ed è stato numero 783 in doppio…nel 1983. Ma questa è un’altra storia. Nel 2008, Croazia-Italia rappresentò l’inizio della spaccatura che avrebbe poi portato alle rinunce di Bolelli e – successivamente – di Seppi, sfociate in polemiche violentissime. Vale la pena rivivere due tappe cruciali nella storia del tennis italiano. Per non dimenticare.
 
ITALIA-CROAZIA. Roma, 2001.
I “ribelli” non erano disponibili, allora Barazzutti puntò sui giovani Filippo Volandri e Federico Luzzi, l’ex “ribelle” Mosè Navarra (che ritirò la firma poco prima del match contro la Finlandia, in cui vinse singolare e doppio) e Giorgio Galimberti. La Croazia schierava Goran Ivanisevic, reduce dal titolo a Wimbledon, e due giovanissimi Ljubicic e Karlovic. Era uno spareggio per tornare in Serie A, esaltato dallo slogan “I ribelli ci hanno portato in Serie B, noi cerchiamo di tornare in Serie A”. L’impresa divenne possibile grazie al bel successo di Volandri su uno spento Ivanisevic. “Filo” aveva appena 20 anni, prese due set di vantaggio, si fece riacchiappare ma vinse al quinto. Già allora mostrava un gran carattere e ottima adattabilità alla terra. Un 20enne che batte il campione di Wimbledon: è come se oggi Marco Cecchinato (nostro miglior classe 1992) battesse Federer. No, vabbè. Come se battesse…Hewitt. Ivan Ljubicic era già “Mr. Solidità” e lasciò sette giochi al povero Federico Luzzi, la cui onda positiva del Foro Italico (con le vittorie su Clement e Arazi) si era già esaurita. Il papocchio arrivò in doppio. Navarra-Galimberti vinsero i primi due set contro Ljubicic-Ivanisevic (con il più giovane Ivan costretto a tenere a bada il “vecchio” Goran) e, nel tie-break del terzo, salirono 5-2. Sul 5-4, i due servizi di Navarra ci avrebbero portato sul 2-1. Il ligure si voltò verso la tribuna autorità, fece strani gesti (sfregò indice e pollice, forse alludendo ai soldi), si deconcentrò e commise due doppi falli di fila. Bye Bye doppio, Bye Bye Serie A. I croati rimontarono e vinsero al quinto, peraltro dopo aver annullato diverse palle break. Il giorno dopo, Federico Luzzi non fece il miracolo contro Ivanisevic in un Foro Italico semi-deserto. Ma nessuno pensava che ci sarebbero voluti altri 10 anni e il talismano Cile per tornare in Serie A. Seppi giocava i tornei Under 18, Bolelli gli Under 16 e Fognini gli Under 14. Dopo la sconfitta, la spaccatura giocatori-FIT si ricompose, risolvendosi in qualche squalifica (la più pesante fu per Gianluca Pozzi) e tanti reintegri. Qualche mese dopo, Barazzutti fu messo alla guida anche della Fed Cup (allora c’era Raffaella Reggi) mentre in Davis le cose peggiorarono: l’anno dopo perdemmo miseramente in casa con la Finlandia, ci salvammo con il Portogallo e nel 2003 ci fu l’umiliante retrocessione in Serie C con la sconfitta ad Harare contro lo Zimbabwe. Persino il satellite si impietosì: con la scusa dei problemi tecnici non ci fece vedere neanche un punto della disfatta. L’anno dopo tornanno in B con una soffertissima vittoria contro la Polonia, seguita da manifestazioni di giubilo manco avessimo vinto la Coppa. Due mesi dopo, Angelo Binaghi sarebbe stato rieletto con il 75% dei voti.
 
CROAZIA-ITALIA. Dubrovnik, 2008.
“E’ il peggior sorteggio che ci potesse capitare” disse Barazzutti. Era il primo turno del Gruppo I, zona Euro-Africana. La vincente avrebbe giocato lo spareggio per tornare in Serie A, la perdente quello per evitare la C. Ma era un’Italia giovane e in crescita. Stava nascendo un teorema molto positivo. Simone Bolelli era in rampa di lancio (un mese dopo avrebbe fatto finale a Monaco di Baviera più terzo turno a Roma, Parigi e Wimbledon) mentre Andreas Seppi aveva appena battuto Nadal (e un mese dopo avrebbe raggiunto una storica semifinale al Masters 1000 di Amburgo). Completavano la squadra Potito Starace e Flavio Cipolla. I croati? Ivanisevic era un ex, “Ljubo” si era tirato fuori dopo il trionfo del 2005. E allora spazio a Super Mario Ancic più Ivo Karlovic e al 19enne Marin Cilic. Un grande Bolelli ci portò in vantaggio battendo Karlovic in quella che resta la sua migliore prestazione in Coppa. Partiva sfavorito, vinse il tie-break del primo e ne uscì con piglio da dominatore. Ancic, ancora immune dalla mononucleosi, non diede scampo a Seppi. Fu decisivo il doppio, con Barazzutti che decise di schierare Potito Starace al fianco di Bolelli. Il campano si era allenato prevalentemente sulla terra battuta in vista dell’imminente torneo di Valencia (dove al primo turno battè…Bolelli). I nostri persero in quattro set. Un buon Seppi si impose in cinque set su Cilic (buon auspicio per la sfida del 2013?), rimandando tutto all’ultima sfida. Bolelli fece quel che poteva, ma Ancic era in gran forma e vinse 6-4 6-4 6-2. L’ultimo match si giocò in un clima di smobilitazione, con Cipolla acciaccato in panchina e Starace già partito per Valencia. Claudio Pistolesi, allora allenatore di Bolelli, ricorda spesso che se il “Bole” si fosse fatto male prima del match, l’Italia non avrebbe potuto schierare nessuno. La trasferta di Dubrovnik fu anche la miccia che accese la diatriba giudiziaria tra il coach romano e la FIT. Per alcune presunte dichiarazioni, riferite dal medico Pierfrancesco Parra (i sostantivi “stronzo” e “coglione” riferite al Presidente FIT), Pistolesi venne squalificato per 18 mesi e sanzionato di 10.000 euro. Non più tesserato, fece ricorso al TAR e gli diedero ragione, mettendo a nudo l’operato della Procura Federale che lo squalificò sulla base delle affermazioni di Parra, ascoltando sulla vicenda solo Barazzutti, Bolelli e il fisioterapista Tosello senza interpellare nessuno di testimoni richiesti da Pistolesi. Nel citare quell’episodio, il TAR del Lazio scrive: "l comportamento sia dell’accusa che del giudicante è di assoluta gravità perché assunto in totale indifferenza per principi elementari di diritto processuale, il che induce a ritenere non arbitraria la tesi del ricorrente di un premeditato intento di danneggiarlo definitivamente sul piano professionale, ingigantendo con affermazioni apodittiche e con il ricorso a metodi scorretti di acquisizione delle prove una vicenda che andava risolta sulla base del comune buon senso”. La FIT fece poi appello al Consiglio di Stato ed ebbe ragione non sulla sostanza, ma sulla forma. Senza entrare nel merito, i giudici affermarono che Pistolesi non aveva il diritto di rivolgersi al Tribunale Amministrativo, se non per la parte risarcitoria (c’era poi un altro oggetto del contendere, ovvero la possibilità di insegnare nei Club affiliati solo essendo maestri FIT. Il Consiglio di Stato diede ragione alla FIT e al CONI, ribaltando la sentenza del TAR e imponendo i Maestri FIT in tutti i club affiliati, legittimando alcuni articoli del Regolamento dei Tecnici). Al di là delle vicende extra-tennis, i fatti di Dubrovnik aprirono una spaccatura che poi deflagrò qualche mese dopo con la decisione di Bolelli di non giocare lo spareggio contro la Lettonia, da cui scaturirono polemiche violentissime, minacce di squalifiche e tessere stracciate. Nel 2009, poco dopo il divorzio con Pistolesi, Simone è rientrato nel giro della nazionale. Poi né uscì Seppi, rientrato quest’anno. Nel frattempo, con il ritorno dello stellone nei sorteggi, è tornato anche il World Group. E il destino ha deciso di metterci di nuovo di fronte la Croazia. Corsi e ricorsi storici.