In esclusiva per Il Tennis Italiano le parole di Luciano Botti (Presidente del Ptr Italia), Daniele Silvestre e Franco Cassani
Luciano Botti: “Necessaria una regolarizzazione della posizione del maestro”
Il coro è unanime: la crisi che sta imperversando a causa dell’emergenza coronavirus sta coinvolgendo in modo diretto il mondo dello sport. Dalle sue fondamenta principali, dalla base su cui si poggia l’intera macchina organizzativa. Per ogni evento in tv non trasmesso, per ogni manifestazione Atp o Wta cancellata, ci sono migliaia di addetti ai lavori che sono in attesa di conoscere il proprio destino. Maestri, istruttori, preparatori atletici o semplicemente ‘collaboratori sportivi’, termine con il quale si identifica un settore quantomai articolato ma, giuridicamente, praticamente inesistente.
In esclusiva per Il Tennis Italiano, abbiamo raggiunto telefonicamente Luciano Botti, presidente del PTR Italia (Professional Tennis Registry), un’associazione internazionale che si prefigge di educare, servire e formare in maniera professionale gli insegnanti di tennis di tutto il mondo: “Il nostro movimento è in una fase di crisi generale. Sono tanti gli aspetti colpiti da questa emergenza, i maestri e gli istruttori sono forse la categoria più a rischio, in quanto meno tutelati sotto tanti punti di vista. Eccetto rari casi, le entrate economiche sono state azzerate. Purtroppo non è un lavoro riconosciuto professionalmente: tutto si basa sul concetto di ‘dilettantismo’, quindi chi ha come unica fonte di guadagno l’attività nei circoli sportivi non è minimamente tutelato”.
In Italia, infatti, la professione di insegnante di tennis non ha alcun riconoscimento giuridico. Un vizio ed un buco a livello istituzionale che, in un momento del genere, non può che far da traino a tutte le problematiche che si innescano in maniera consequenziale. Un controsenso, se consideriamo la mole di lavoratori che ogni giorno con estrema dedizione contribuisce a rendere florido un movimento in costante crescita.
Eppure, nel lontano 2002, qualche, seppur tardivo, segnale dalle amministrazioni nazionali arrivò: la deputata della Lega Nord Francesca Martini riuscì a portare in Parlamento un disegno di legge che mirava a stabilizzare e a dare un inquadramento alla professione. Risultato? Secca bocciatura, in quanto la Commissione reputò inammissibile e contraria ai principi di concorrenza il ruolo della Fit, che nel progetto sarebbe stata l’unico organo formativo per gli insegnanti. Da lì in avanti, furono mossi pochissimi passi a livello parlamentare per dare un consono inquadramento a migliaia di lavoratori: “Al momento della ripresa regolare delle attività – ha proseguito il presidente – sarebbe necessaria una regolarizzazione della posizione del maestro. Sono stati fatti vari tentativi, ma il discorso è molto complesso. Ancora oggi il mercato non richiede la figura del professionista: la maggior parte dei club tennistici si avvalgono di volontariato o associazioni senza scopi di lucro. Se un maestro dovesse effettivamente avere una posizione riconosciuta i prezzi delle lezioni si alzerebbero a dismisura, diventerebbe difficile collocarli all’interno del mercato attuale”.
Botti, che maestro lo è stato, prosegue nella sua disamina osservando il cambiamento a livello economico del potere di acquisto dei lavoratori del settore: “Quando ero maestro guadagnavo circa 40 marchi all’ora, che allora era pressapoco il valore di una notte in un hotel di lusso. La stessa camera ora viaggia intorno ai 150/200 euro. Il potere di acquisto che avevamo noi maestri era completamente diverso rispetto a quello di oggi: c’è uno scompenso di mercato molto importante, nonostante il tennis sia un movimento attivo. Ora è sempre più difficile pensare il lavoro di istruttore di tennis come un’attività principale, anche per una sorta di inflazione che si è generata nel numero di maestri che fanno calare il prezzo della singola ora di attività”.
Uno scenario quantomai complesso, reso ancora più tortuoso dalla situazione di stasi che il tennis e lo sport in generale stanno vivendo in questo periodo.
Nonostante il caos generale, tra le misure a sostegno del mondo sportivo, l’articolo 96 del decreto “Cura Italia” del 18 Marzo 2020 prevede un’indennità per il mese di marzo pari a 600 euro – che sarà riconosciuta da Sport e Salute S.p.A – per i rapporti di collaborazione già in essere alla data del 23 febbraio 2020 “presso federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, società e associazioni sportive dilettantistiche” di cui all’art. 67, comma 1, lettera m), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
Ad oggi, nonostante lo spiraglio di speranza anche per quei lavoratori privi di partita Iva e senza regolare contratto, non esiste alcun modulo di presentazione della domanda o alcun format di autocertificazione. Secondo il Presidente del Ptr, tra l’altro, molti richiedenti potrebbero andare incontro a complicanze di livello burocratico: “Anche chi potrà usufruire dell’indennizzo di 600 euro sicuramente continuerà ad avere difficoltà economiche. Tra l’altro molti contratti sono vecchio stampo e non più adeguati, questo potrebbe essere un problema per la presentazione delle domande e l’invio corretto di tutta la documentazione necessaria. Le situazioni operative sono diverse da paese a paese, ma abbiamo situazioni molto simili in tutto il mondo. Sono in contatto personalmente con i responsabili delle varie nazioni in giro per il mondo. A Shanghai mi hanno detto che sono circa al 30% della loro attività, piano piano stanno riprendendo. In altre nazioni non c’è stata la giusta reazione, credo che l’Italia nonostante l’emergenza sia stata tempestiva, sono abbastanza convinto che nei prossimi giorni avremo i risultati dei nostri sacrifici, anche se la situazione rimane durissima”.
Per andare incontro alle più disparate esigenze in un momento di confusione generale, tra gli altri servizi il Professional Tennis Registry offre soluzioni di consulenza fiscale e, per gli iscritti, dei corsi online che si avvalgono del metodo Webinar, una sorta di seminario interattivo che rende possibile la partecipazione in forma remota tramite una connessione internet:“Il feedback dei maestri è estremamente positivo. Ultimamente abbiamo offerto un percorso sull’aspetto mentale ed un altro sul tennis management. In questo momento così particolare abbiamo deciso di venire incontro ai soci e di offrire dei webinar nuovi completamente gratuiti. I numeri sono incoraggianti, nei prossimi appuntamenti contiamo di avere anche Riccardo Piatti tra i nostri ospiti per un intervento di un’ora. Credo sia una tecnologia da sfruttare e nella quale andranno implementate sempre più funzioni”.
Daniele Silvestre: “Situazione dei circoli allarmante. Gaio presto tornerà in Italia”
Silvestre è uno dei pochissimi allenatori in Italia che in questo momento ricopre più vesti. Prima di essere allenatore di Federico Gaio, tennista professionista attualmente numero 130 Atp, Daniele è gestore di un circolo a Latina (il Tennis Club Nascosa) e consulente della Federazione Italiana Tennis per quanto riguarda il settore femminile.
“Andando per gradi – ha esordito il 4 volte campione italiano di A1 – la situazione più complicata riguarda i circoli: tranne quelli più prestigiosi, che si possono permettere maestri con contratto a tempo indeterminato e quindi potranno usufruire della Cassa Integrazione, la maggior parte dei dipendenti sono collaboratori sportivi, spesso pagati a prestazione. Se lavorano guadagnano, altrimenti non hanno alcun tipo di garanzia”. Tematiche già accennate da Luciano Botti, ma ampliate dalla visione di un presidente che insieme ad imprenditori locali sta gestendo un club rinomato nell’area pontina: “Le strutture adesso sarebbero andate incontro alla stagione più florida: primavera-estate è il periodo dell’anno con più programmi e progetti. Eventuali annullamenti non saranno facili da gestire. Inoltre ci sono problemi con le coppe a squadre, così come per i contratti dei circoli che hanno investito sui professionisti per i campionati di Serie A e via discorrendo. L’idea mia personale è che le attività principali verranno spostate: dubito che un maestro che sia stato fermo tutto questo tempo possa andare in vacanza questa estate, ci sarà una tendenza di riprogrammazione per far ripartire la macchina economica di un settore fortemente colpito”.
Un riassetto quantomai necessario anche per le attività che riguardano i migliori tennisti del mondo. Programmi di allenamento speciali da gestire nelle quattro mura di casa e focus del lavoro che si sposta dal rettangolo di gioco a quelle che Silvestre definisce ‘le armi invisibili’: “Personalmente cerco di aiutare i miei ragazzi commissionando loro esercizi da fare a casa, per migliorare quelle che io definisco le ‘armi invisibili’ oltre alla parte atletica e fisica. La mente in questi casi va tenuta allenata: questa difficoltà deve essere necessariamente vista come momento di opportunità. Con Federico sto lavorando anche a livello mentale, anche se ci sono ovvie limitazioni al lavoro che svolgo”. Nonostante Gaio sia inserito nella lista degli atleti di interesse nazionale, diramata dalla Fit, ci sono comunque dei divieti che minano il regolare svolgimento degli allenamenti: “Fede in questo momento è in quarantena a Madrid, di rientro da Indian Wells. Sta per terminare i 14 giorni di isolamento. Tornerà in Italia a breve, lui risiede a Faenza ed io attualmente sono a Latina: anche qui c’è da capire se ci saranno restrizioni in tal senso, la situazione è in divenire. Vero è che la Federazione ha diramato la lista delle persone di interesse nazionale che possono allenarsi, ma ci sono comunque problematiche di carattere logistico, come lo spostamento da Comune a Comune attualmente vietato. Senza parlare degli atleti under 18 che avrebbero bisogno di essere accompagnati. I professionisti stanno ricevendo un forte danno economico, in tal senso so che l’Atp sta studiando delle misure per riconoscere una sorta di indennizzo per i giocatori che sono Membro 1”.
Ricordiamo che, attualmente e salvo ulteriori slittamenti, i circuiti Atp e Wta sono fermi fino al 7 giugno. Molti eventi sono stati cancellati, altri sono in cerca di una collocazione nella seconda metà dell’anno anche se gli slot delle settimane libere sono sempre meno. Il quadro, prosegue Silvestre, è tutt’altro che positivo anche per i giocatori di prima fascia: “Per quanto riguarda il circuito onestamente non credo si possa riprendere nella data che si sono prefissati: il momento atipico che stiamo vivendo stravolgerà notevolmente la gestione e la programmazione degli atleti. Di solito i pro si allenano 4 settimane durante la preparazione invernale, avere tutto questo tempo di inattività forzata non può che essere deleterio, anche se cerco di trasmettere ai ragazzi che alleno positività e voglia di trarre quanti più benefici possibili”.
Ultime battute per quanto riguarda la situazione dei centri tecnici federali: “Attualmente Formia e Tirrenia sono chiusi. Noi consulenti siamo fermi in attesa di ulteriori sviluppi. I ragazzi under sono forse i meno danneggiati dalla situazione, in quanto sicuramente lo stop di qualche mese non pregiudicherà loro la carriera”.
Franco Cassani: “Dobbiamo difendere la nostra professionalità”
“Sono tantissimi anni che faccio il maestro, ho cominciato precisamente nel 1979 quando avevo appena 19 anni. Ho avuto varie esperienze di Sat, attualmente sono direttore della Scuola Tennis del Tennis Club Salsomaggiore e dell’Associazione Tennis Fiorenzuola. Inutile dire che la situazione è quantomai critica soprattutto per noi istruttori”.L’ultima voce interpellata è quella di Franco Cassani, persona nel pieno vortice della crisi che sta imperversando nel settore. Tramite una lucida analisi del momento, Franco coglie alcuni aspetti ancora non analizzati a pieno e che rendono ancor più chiara la confusione del contesto: “Secondo me il momento va analizzato in maniera chiara. Ci sono due problematiche principali. La prima riguarda sicuramente la rimodulazione dei programmi con gli allievi delle scuole: nella maggior parte dei casi le famiglie dei ragazzi hanno già pagato il corso, che di solito ha una durata di 8 mesi. Inizio da questo punto perché secondo me per difendere la nostra professionalità dobbiamo prima di tutto pensare a non scontentare i nostri clienti. Molto probabilmente le attività regolari non potranno riprendere prima dell’estate, quindi in sostanza sono due le vie che si possono intraprendere: o si recupera non appena l’emergenza finirà, con tutte le difficoltà di riprogrammare i corsi nei ‘mesi di vacanza’, oppure si procede con il rimborso. Un’altra possibilità è erogare servizi di compensazione, offrendo opportunità che in altre circostanze non sarebbero dovute”. Sì, perché nelle situazioni di emergenza come quella odierna a rimetterci sono tutti. Anche i clienti, che non hanno ancora chiaro se il servizio pagato sarà evaso o meno. Un caos che coinvolge tutti indistintamente:“La seconda tematica è ovviamente legata alla nostra posizione. Ho sentito personalmente il mio commercialista per quanto riguarda eventuali rimborsi previsti dal decreto. In Italia sappiamo tutti che la maggior parte dei lavoratori sono collaboratori sportivi privi di alcuna garanzia, ma la situazione è ancora poco chiara anche ai professionisti del settore: vige uno stato di confusione che getta benzina sul fuoco all’emergenza che stiamo vivendo. Tra l’altro, il fatto di non poter fare affidamento su un sindacato di riferimento sicuramente contribuisce a gettare le persone del mio settore nell’incertezza”. In attesa di ulteriori e necessari sviluppi, il maestro Franco Cassani ci ha tenuto a chiosare con un messaggio di universale speranza: “Spero che questo momento possa essere l’inizio di una seria discussione sul nostro ruolo. Per quanto possibile dobbiamo cercare di capire che siamo tutti sulla stessa barca: insieme ne usciremo, magari con qualche tutela in più”.