CINCINNATI – Rocambolesca sconfitta per Fabio contro Radek Stepanek. Nel secondo rimonta da 0-4, poi gioca un surreale ultimo game, chiuso da un…doppio fallo di piede!
L'incredibile ultimo game di Fognini-Stepanek a Cincinnati

Di Riccardo Bisti – 13 agosto 2013

 
La batosta di Cincinnati servirà a Fabio Fognini. Dopo aver vissuto la gloria, le interviste, una classifica d'oro, è opportuno fare un bagno d’umiltà. E se la crescita passa anche dall’incredibile ultimo game contro Radek Stepanek…ben venga. Intendiamoci: Fabio ha deluso. Dopo il grande mese di luglio, aveva grosse ambizioni per il cemento. Nessuno pensava che potesse vincere 10 partite di fila, e nemmeno arrivare in finale. Però un piazzamento nei quarti era auspicabile, anche perchè il nuovo status di numero 16 ATP gli assicura un posto tra le teste di serie. A Montreal, tutto sommato, non era andata male. Ha battuto Baghdatis e poi ha ceduto a un Gulbis che il giorno dopo avrebbe sorpreso Murray. Ci poteva stare. Al contrario, se non è stata condizionata dai problemi fisici (a un certo punto ha chiamato il fisioterapista, parlando di un colpo di calore che lo avrebbe fiaccato fino allo sfinimento), la prestazione di Cincinnati è un deciso passo indietro. L’ultimo game non ha giustificazioni. Dopo essere stato sotto 0-4, Fognini aveva ripreso il ceco fino al 4-4. Era legittimo sperare nella rimonta. Invece, quando è andato a servire sul 4-5, il papocchio: due doppi fali consecutivi, un penalty point (secondo warning per aver scaraventato una pallina fuori dal campo. Aveva preso il primo per lo stesso motivo) e un clamoroso…doppio fallo di piede sul matchpoint. Quello commesso sulla seconda di servizio è stato talmente plateale da sembrare quasi volontario. E’ maturato così il 6-2 6-4 che spedisce Stepanek al secondo turno di Cincinnati, dove se la vedrà con Julien Benneteau, nella speranza di affrontare Andy Murray negli ottavi (a meno che lo scozzese non si faccia sorprendere per la seconda volta di fila da Gulbis, anche se il lèttone ha un primo turno impegnativo contro Youzhny).

E Fabio? Forse ha dimenticato sull’aereo per gli States la chiave con cui aveva barricato i fantasmi del vecchio Fognini. “Ogni tanto torna e prova a bussare…” ci disse dopo la vittoria a Stoccarda. Riuscì a tenerlo buono anche ad Amburgo e, tutto sommato, a Umag (se escludiamo la mezza follia nel terzo set contro Monfils). Purtroppo, il demone del passato si è palesato sul Campo 3 di Mason, terra del nulla nel mezzo dell’Ohio, uno dei tornei meno amati dai giocatori per l'infelice collocazione geografica. Siamo convinti che Fabio sia maturato sul serio e che il mese di luglio non sia stato un fuoco di paglia. Lo pensiamo perchè non è arrivato casualmente, ma è stato il coronamento di un percorso iniziato da tempo. Ma il passo indietro c’è stato, è innegabile. Fabio avrà due occasioni per dimostrare di essere cresciuto: la prima, quando riguarderà il dvd dell’ultimo game. Dovrà rendersi conto di aver sbagliato e pentirsi sul serio, ma non a parole. Dirlo ai giornalisti non serve. Deve dirlo a se stesso. La seconda, quando tornerà in campo e avrà gli occhi puntati addosso. Sarà direttamente allo Us Open, poichè la prossima settimana non giocherà a Winston Salem. Oltre a dover difendere i punti del terzo turno del 2012, dovrà dare il meglio di sè anche a costo di costruire nuovi argini per contenere la bile. Lui sarà il primo a trarne beneficio.
 
Spesso ci si fa prendere dall’emotività del momento. Come non era opportuno esaltarsi per i due tornei vinti (anche se la portata storica dell’impresa era innegabile), è sbagliato dare contro a Fabio in questo momento. “A Fognini le cose facili non piacciono” ha detto più volte. Benissimo: la vicenda si è nuovamente complicata ed è nelle difficoltà che Fognini si esalta e offre il meglio di sè. Josè Perlas, da tutti considerato come l’artefice numero 1 del nuovo Fognini, dovrà mischiare con sapienza bastone e carota per riportarlo sul binario giusto. Fabio era salito sul frecciarossa, verso destinazioni importanti. Cincinnati, forse, non è la stazione più ambita e allora si è preso una pausa. Sbagliando, perchè si tratta di un Masters 1000, la tappa più importante nell’avvicinamento allo Us Open. E’ in questi tornei che deve crescere: non è un caso che il ranking combinato Slam+Masters 1000 sia l’unico in cui Andreas Seppi gli sta davanti, anche se di poco, nonostante la splendida semifinale a Monte Carlo. Fabio sa bene queste cose, come le sa il suo staff. Le ambizioni non mancano, e neanche le qualità. E’ dura, ma proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno: dopo la sconfitta, Fabio ha evitato di spaccare tutto come fece Bruno Echagaray nel 2008, in una situazione analoga. Gli chiamarono un fallo di piede sul matchpoint per l’avversario e lui diede di matto. Erano altre situazioni, per carità. Ma l’accettazione dello sbaglio è il modo migliore per superarlo. E’ così nella vita, figurarsi nel tennis.