Il coach spagnolo Toni Colom ha fondato un movimento via Twitter, il cui scopo è dare dignità ai tornei futures. #reimaginaeltenis ha già inviato 10 proposte all’ITF. La rivoluzione partirà da qui?
Toni Colom allena Rafael Nadal al challenger di Segovia 2003. Rafa avrebbe vinto quel torneo
Di Riccardo Bisti – 22 novembre 2013
Forse Toni Colom non si sente un rivoluzionario. Ma possiede una dote sempre più rara in una società dominata dai “mezzi di distrazione di massa”, dove la stragrande maggioranza si adegua alla realtà. Perchè così va, così deve andare. Ma c’è qualcuno che si ribella. Toni Colom fa l’allenatore di tennis. Non è molto famoso, anche se aveva dato una mano a Toni Nadal quando Rafa era un adolescente. Ed era nel suo angolo quando il maiorchino ha vinto il torneo di Pechino 2005. Colom fa l’allenatore da quando aveva 17 anni e continua con immutata passione, anche se i suoi allievi non finiscono nelle prime pagine dei giornali…e nemmeno nelle ultime. Nel 2010 ha inaugurato un gruppo di lavoro, denominato “Passion Talent Group”. Finora non è transitato neanche un top-100. I giocatori più famosi sono stati Javier Marti e James Ward, non esattamente due top-player. Del gruppo attuale, il più noto è Sergio Gutierrez-Ferrol, un passato da top-200 ma precipitato in classifica. Gli altri sono giovani di belle speranze, nati tra il 1994 e il 1996, tra cui il russo Alexander Khalanskiy (classe 1996). La premessa serve per far comprendere il mondo in cui si muove Colom. Opera nei tornei futures, laddove il tennis è una gara di sopravvivenza. L’aneddotica racconta di esseri umani costretti a una vita da fame a causa delle ristrettezze economiche. L’ultima in ordine di tempo è quella di Marcos Giraldi, giovane spagnolo che gira l’Europa a bordo di un furgoncino. Ma ce ne sono a decine. Toni Colom le conosce bene e ha deciso ribellarsi. Meno di due mesi fa, ha lanciato un movimento d’opinione su Twitter. Si chiama “reimagina el tenis” (Reimmagina il tennis) e si propone di cambiare le condizioni di vita dei tennisti di seconda e terza fascia.
“Il movimento è partito come una forma spontanea di necessità – ha detto Colom – in questo momento, il tennis sta diventando uno sport per privilegiati. Un giocatore molto forte può superare lo scoglio dei tornei futures in appena una stagione (il nostro Gianluigi Quinzi è un ottimo esempio, ndr), ma è normale restarci anche 4-5 anni. E diventa insostenibile per qualsiasi famiglia media. La colpa è dell’ITF e delle federazioni nazionali”. Da qui è nata l’idea di creare il movimento. Con la forza di internet e del passaparola, Colom è arrivato alla punta dell’iceberg, quella Federazione Internazionale che gestisce i tornei futures. E’ arrivato alla cima della piramide, sperando che chi si trova lassù sia disposto a rovesciarla. Utopia? “Fino a poco fa, la Spagna si distingueva dagli altri paesi per il gran numero di tornei futures. I giovani spagnoli potevano salire in classifica senza andare via di casa, e la metà degli eventi aveva 15.000 dollari di montepremi. Adesso abbiamo soltanto due tornei challenger e i futures di alto livello si contano sulle dita di una mano”. Ce ne siamo resi conto anche in Italia, dove in tre anni il numero di tornei challenger si è dimezzato e anche i futures sono in difficoltà, sebbene nel 2013 se ne siano giocati trenta. In Spagna addirittura quaranta. “Ma per giocare questi tornei, i giovani tennisti vanno in perdita – dice Colom – non si tratta di 25 euro, ma di 500!”. Anche questo, il giovane basco Juan Lizariturry ha addirittura ventilato l’ipotesi di uno sciopero. “Se dal 1 gennaio sarà necessario non giocare, lo faremo”. Colom spera di non arrivare al punto di rottura “Anche se la dirigenza della federtennis spagnola, giunta al secondo mandato, non ha fatto nulla di quanto promesso. Ma bisogna spingere con l’ITF, che chiede addirittura una tassa ai tornei (il pagamento anticipato del prize-money). Non va bene, anche perchè hanno già i diritti dei tornei del Grande Slam, della Coppa Davis, degli stessi futures e anche dei livescore che poi cedono a varie aziende. Non sappiamo dove vadano a finire i soldi, ma sappiamo dove non arrivano: nelle tasche dei giocatori”.
A fine ottobre, dunque, è stata pubblicata una lettera aperta del movimento #reimaginaeltenis. Ve la riproponiamo.
"La società spinge verso l’uguaglianza. Circa 25 anni fa, nel tennis c’è stata una rivoluzione grazie a cui tutto il mondo avrebbe potuto giocare a tennis. Ancora oggi, non è giunta a compimento. Il percorso per diventare un professionista continua ad essere esclusiva pertinenza dei privilegiati. Così non va, è ora di reimmaginare il tennis! La competizione internazionale precedente ai tornei organizzati da ATP e WTA appartiene all’ITF, che si appoggia alla federazioni internazionali aiutandole nella parte organizzativa. L’ITF è la parte che raccoglie. In principio, uno dei suoi obiettivi era il reinvestimento in questi tornei. Tuttavia, non solo i protagonisti non percepiscono niente, ma semmai è il contrario. La pressione economica è sempre più forte e la possibilità di generare guadagni con la propria attività è sempre inferiore. Ad oggi, giocare e organizzare questi tornei è anti-economico. I costi per i giocatori sono insostenibili, così come gli obblighi a cui sono sottoposti gli organizzatori. Andando più in profondità, la possibilità di giocare è direttamente collegata alle possibilità economiche delle famiglie dei giocatori. Tutto questo porta alla diseguaglianza. Non è quello che vogliamo, anzi è l’esatto contrario. Bisogna reimmaginare il tennis in modo che tutti abbiano un’opportunità. Per farlo, bisogna alleggerire il peso su giocatori e organizzatori. La strada verso il professionismo deve essere via via più fattibile. Per tutti, e non soltanto per pochi. L’ITF deve essere al servizio dei protagonisti. Se questo approccio si fosse perduto, bisogna riprenderlo. Crediamo che il tennis sia uno sport per tutti, quindi è fondamentale che il bene comune prevalga sui guadagni privati. Per questo è nato #reimaginaeltenis, con l’obiettivo di realizzare proposte concrete agli organismi competenti, e realizzare un cambio reale. Saremo ascoltati e avremo rilevanza se invieremo un messaggio comune. Unisciti al movimento e porteremo avanti il cambiamento."
Per aderire al movimento #reimaginaeltenis, basta sottoscrivere il form a questo indirizzo. Ad oggi, lo hanno fatto quasi 800 persone. Molti giocatori, allenatori e addetti ai lavori hanno dato il loro supporto. Tra loro, Emilio Sanchez e tantissimi giocatori spagnoli di seconda fascia. Tra loro, anche nomi importanti come Marcel Granollers, Pablo Andujar, Roberto Bautista, Pablo Carreno Busta e altri ancora. Il movimento è piaciuto e ha avuto un discreto supporto dai media spagnoli, non solo quelli specializzati. Una troupe televisiva è andata a dare un’occhiata a un torneo future e ha effettuato alcune interviste. Da qui, sono nate le prime 10 proposte che sono state inviate all’ITF, in particolare al vicepresidente Juan Margets, spagnolo. Ecco il primo atto ufficiale di #reimaginaeltenis:
1) Consentire le qualificazioni a 128 giocatori nei futures che dispongono delle strutture necessarie.
2) Far pagare il canone agli organizzatori per un solo anno e poi abolirlo, sostituendolo con un deposito di garanzia.
3) Promuovere e sostenere gli organizzatori dei futures che aumentano il montepremi.
4) I tornei da 10.000$ devono passare a 15.000$, quelli da 15.000 devono passare a 20.000, e quelli più forti devono essere 20.000+H.
5) Reinvestire una parte dei ricavi ITF in questi tornei, in particolare aiutando le federazioni nazionali. Gli aiuti devono essere distribuiti in base al numero di tornei che si giocano in ciascun paese.
6) Dividere con gli organizzatori dei futures una parte dei guadagni incassati dalla vendita dei diritti per i livescore.
7) Eliminare i vincoli pubblicitari per i giocatori che partecipano ai futures.
8) Investire in più campagne di marketing e pubblicità sui futures e sui giocatori che li frequentano.
9) Una parte dei soldi intascati per multe e infrazioni deve essere reinvestito nei giocatori.
10) Una maggiore presenza dei giocatori nelle commissioni sportive in cui si trattano i temi legati ai tennisti stessi.
La missiva è stata preparata nei giorni scorsi ed è stata inviata all’ITF. Colom è particolarmente contento della visibilità ottenuta, nonchè del riscontro ITF. In uno dei tanti tweet (ne ha scritti oltre 250 dal 1 ottobre), ha informato che l’ITF ha ricevuto le proposte e si è detta interessata a discuterne e analizzarle. Nessuno discute sul fatto che i top-players debbano guadagnare più degli altri. E’ lapalissiamo che il numero 1 debba intascare più soldi del numero 300, ma è altrettanto ingiusto che il 300esimo più bravo a fare il suo mestiere debba vivere in ristrettezze economiche. Forse non cambierà niente, o cambierà poco. Ma la battaglia di Colom merita apprezzamento per il coraggio, i toni morbidi e lo spirito di iniziativa. In pochi avrebbero avuto il coraggio di esporsi in questo modo. Lui è andato oltre lamentele e mugugni, e ci ha messo la faccia. Che Twitter sia il nuovo terreno di rivoluzione?
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