Dopo la sentenza di un tribunale di Parigi, che ha bloccato il progetto di ampliamento del Roland Garros, la FFT non si arrende e presenta ricorso. Il Presidente Gachassin è (molto) ottimista, ma non c'è un piano B. 
Una veduta del Roland Garros. Sullo sfondo, il Campo Philippe Chatrier
 
Di Riccardo Bisti – 7 marzo 2013

 
Il futuro del Roland Garros è a rischio. O meglio, lo sarebbe se il progetto di espansione dovesse bloccarsi sul serio. I fatti: dando ragione a un paio di associazioni ambientaliste, un Tribunale Amministrativo ha bloccato i progetti di espansione e ha intimato il Comune di Parigi a risolvere entro due mesi il contratto con la FFT. L’accordo, oltre a tutte le autorizzazioni per ingrandire l’impianto, dava la zona di Bois de Boulogne in concessione alla federtennis per 99 anni. Il progetto, tuttavia, avrebbe coinvolto anche un giardino botanico che però è considerato patrimonio nazionale: per questo, non deve essere toccato. La sentenza è maturata per due ragioni. In primis, la mancanza di chiarezza verso il Consiglio Comunale: nella nota inviata nel 2011, la FFT non avrebbe segnalato che la Serre d’Auteil è tutelata come patrimonio storico. In secundis, il canone d’affitto era troppo basso, soprattutto in relazione alla durata (99 anni). Ma la vicenda non è chiusa, anzi, è appena iniziata. Il sindaco Betrand Delanoe e la federtennis francese, guidata dall’energico presidente Jean Gachassin, hanno impugnato la sentenza e ricorreranno in appello. Il presidente federale, per nulla scoraggiato, ha rilasciato una polemica intervista al sito FFT. “Nel 2011 sapevamo che la strada sarebbe stata lunga e accidentata, ma abbiamo tutti i mezzi per portarla avanti. E’ un intoppo legale come ce ne sono stati altri nella storia di Parigi, per opere che alla fine sono state realizzate”.
 
Il progetto, valutato 441 milioni di euro, prevede(va?) la costruzione di due nuovi show courts e l’inserimento di un tetto retrattile più luci artificiali sul campo centrale. Il tutto nell’ottica di uno sviluppo che mantenga il torneo al passo coi tempi. In Australia hanno due campi coperti, a Wimbledon c'è il tetto sul Centre Court e si parla di fare altrettanto sul Campo 1. Solo a New York non c’è un progetto del genere, ma è già stato approvato un ampliamento valutato 500 milioni di dollari. Essendo lo Slam più piccolo, il Roland Garros deve trovare il modo di crescere. In Francia lo sanno bene, anche perchè lo status di Slam è solido ma ci sono realtà (tipo Ion Tiriac e la sua Madrid) che stanno alla finestra. “Ma non sono preoccupato per questa storia – continua Gachassin – Il nostro progetto soddisfa le esigenze del torneo ma è anche sostenibile. Nel giardino botanico verranno costruite serre e campi da tennis, abbelliranno il quartiere. E voglio essere chiaro su un punto: rispettiamo tutti i vincoli ambientali”. Quando gli chiedono come andrà a finire, Gachassin utilizza una metafora tennistica. “Mi sento come un giocatore che ha perso un set ma sa come fare per vincere al quinto. Forse può vincere ancora in quattro”.
 
Se il progetto originale non dovesse andare in porto, non esiste alcun Piano B. “Se non si dovesse fare, il successo del torneo sarebbe in grande pericolo”. E’ un’affermazione buttata lì, in mezzo ad altre, ma significativa. Gachassin è (molto) ottimista, ma ammette che un’eventuale bocciatura metterebbe in difficoltà il futuro del Roland Garros. “Dobbiamo portare avanti questo progetto a fronte di una concorrenza sempre più aggressiva. Il Roland Garros deve essere tutelato: insieme al Tour de France costribuisce alla portata globale della Francia”. Nei giorni scorsi, dopo la sentenza-shock del tribunale, è sbucato un progetto alternativo che avrebbe una maggiore sostenibilità ambientale, realizzato dall’ingegnere civile Dario Mazaheri e supportato dalle associazioni ambientali. Il progetto costerebbe 53 milioni di euro e porterebbe il Roland Garros a una grandezza di 13.400 metri quadrati contro i 9.435 attuali. Il progetto prevede la copertura di una strada (la A13), privatizzando una parte di Avenue de la Porte d’Auteil. Allo stesso tempo, per garantire la circolazione, Bois de Boulogne sarebbe a doppio senso. Il Campo 1 non verrebbe abbattuto e ricostruito, ma semplicemente ampliato nella sede attuale. David Alphand, un consulente, dice che questo progetto è un’ancora di salvezza per mantenere il torneo a Parigi. “Il progetto attuale fa acqua da tutte le parti, non è assicurato finanziariamente ed è illegale. Gachassin deve mostrare fair play e accettare questo nuovo progetto”.

La risposta è rigida: “Il progetto alternativo non ha senso. Costa troppo, molto più delle loro stime, è difficile da attuare e non soddisfa le esigenze del torneo. La cosa più assurda è la separazione con Bois de Boulogne. E’ una trappola, perchè si tratta di una zona boschiva intoccabile!”. Difficile ipotizzare cosa succederà. Le parole di Gachassin lasciano trasparire grande sicurezza, ma non si sa mai. Ancora oggi, lo sblocco della situazione attuale sembra la soluzione più probabile. Il Roland Garros è troppo importante anche per una città come Parigi. Se davvero il progetto venisse bloccato, la FFT potrebbe trovarsi in imbarazzo e magari ricorrere alle proposte che un paio d’anni fa furono rigettate perchè avrebbero portato il torneo fuori città (Gonesse, Versailles e Marne La Vallee). Il principale errore della FFT, a quanto pare, è l'assenza di un piano alternativo. Se il piano A dovesse tramontare sul serio, la faccenda potrebbe diventare molto delicata.

Jean Gachassin, presidente della federtennis francese