SPECIALE – Ecco le dieci tematiche più importanti offerte dall’ultimo Slam stagionale. Non è stato un torneo memorabile: l’assenza di Federer e qualche top-player in difficoltà lo hanno un po’ condizionato, ma ai successi di Wawrinka e Kerber si sono accompagnate diverse storie interessanti (francesi e britannici alla riscossa, il tetto) e persino emozionanti (Del Potro, Lorenzi, Sevastova).
La comunità del tennis ha accolto con grande simpatia il tris dello svizzero. La gente adora il suo rovescio a una mano, quello che Novak Djokovic ha definito “uno dei più efficaci del tour”. Non è una persona troppo simpatica e la sua vita personale non è così limpida: ha mandato all’aria una famiglia per mettersi con la giovane Donna Vekic, però la scelta più importante l’ha fatta tre anni fa, quando ha assunto Magnus Norman. Lo svedese ha rivoltato come un calzino la sua carriera, consentendogli di vincere tre Slam in età non più verdissima. Un capolavoro. Come ha scritto Cristopher Clarey sul New York Times, lo svizzero ha mostrato le sue debolezze solo fuori dal campo. Ma dentro i 23,77 metri blu di Flushing Meadows è stato perfetto. Quel dito puntato sulla tempia resterà il simbolo del suo successo. Abbiamo trovato il quinto Fab? Onestamente non importa. Ciò che conta è la sua capacità di farci divertire. Quel che combina fuori, sono affari suoi.


ANGELIQUE KERBER – THE WALL
Non gioca bene, non è bella, non è elegante e non è nemmeno divertente. Anche lei non ha un passato pulitissimo, giacché il furto perpetrato qualche anno fa a Daniela Hantuchova grida ancora vendetta. Però è lei la leader del 2016. Due Slam su quattro sono una sentenza, così come la capacità di gestire l’enorme pressione negli ultimi giorni, quando l’eliminazione di Serena Williams le aveva conferito l’obbligo morale di vincere. Detto, fatto. Come spesso accade, le migliori qualità sono le meno visibili. Però in difesa è spettacolare. Capacità rese ancora più incredibili dal suo fisico possente.


I GALLETTI ALZANO LA CRESTA
Quando Lucas Pouille ha battuto Rafa Nadal, la battuta è venuta spontanea: gli americani si ostinano a chiamare “French Open” il Roland Garros, così gli dei del tennis li hanno puniti con tre francesi nei quarti (a fronte di zero americani). Ma se Tsonga e Monfils ci potevano stare, anche se sono usciti ingloriosamente contro Djokovic, la novità è il simpatico Pouille. Contro Nadal ha giocato una partita eccezionale per coraggio e continuità, tendendo conto che non aveva esperienza. Ok, Rafa gli ha concesso qualcosa, ma le occasioni vanno prese. E se fosse il lui il francese capace di mettere fine a un digiuno Slam che va avanti da 33 anni? Non sarà semplice perché la concorrenza è famelica, ma Lucas ha una qualità molto importante: sa vincere le partite.


LA RESURREZIONE DELLA GRAN BRETAGNA
Tre giocatori al terzo turno e una giocatrice negli ottavi: non accadeva da tempo che la Union Jack sventolasse così a lungo in uno Slam, almeno così numerosa. Murray ha perso una brutta partita nei quarti contro Nishikori, ma sarà ben felice di avere accanto un team di livello. Kyle Edmund è sempre più affidabile: il successo su Isner ha certificato la sua maturità, mentre Daniel Evans ha rispedito in Germania le ambizioni di Zverev e ha quasi vinto il match del torneo contro Stan Wawrinka. Ai punti avrebbe meritato di vincere, ma gli è girata male sul matchpoint. E’ un giocatore strabiliante e ci piacerebbe vederlo tra i titolari nella semifinale di Davis contro l’Argentina. Chissà cosa deciderà capitan Leon Smith. Di certo non avranno problemi in doppio, visto che Jamie Murray ha appena vinto il suo secondo Slam in coppia con Bruno Soares. I “maestri” erano scomparsi, oggi sono risorti.





LA RAGAZZA CHE NON RIDE MAI SI E’ FINALMENTE SCIOLTA
Pochi conoscevano Anastasija Sevastova prima di questo Us Open, ancora meno sapevano che ha un gioco piacevole e divertente. Ha talento, sembra uscita da una VHS di vent’anni fa. Sente la palla sulla racchetta come poche, e finalmente lo ha dimostrato. La vittoria su Garbine Muguruza e quella su Johanna Konta le hanno regalato il miglior risultato Slam in carriera. E’ una ragazza riservata, fatica a esprimersi con chi non conosce, e difficilmente si scioglie in un sorriso. Lo ha fatto quando ha centrato i quarti, ma i sorrisi sono diventati lacrime due giorni dopo, quando si è storta una caviglia durante il quarto di finale contro Caroline Wozniacki. Magari non avrebbe vinto, ma si sarebbe potuta difendere meglio. Si consola con il best ranking: il computer WTA l’ha issata al numero 32.


ANCHE LO US OPEN HA L’OMBRELLO
Lo Us Open è l’unico Slam dove Andreas Seppi non ha mai raggiunto gli ottavi, ma è indirettamente entrato nella storia. Il suo match contro Nadal è stato il primo in cui si è chiuso il tetto sull’Arthur Ashe Stadium. Gli americani hanno speso 150 milioni ed è un risultato straordinario, soprattutto in chiave futura. Quella del 2016 non è stata un’edizione troppo piovosa, ma il tetto trasmette un senso di sicurezza che sarà ancora più vivo dal 2018, quando sarà inaugurato il nuovo Armstrong, anch’esso dotato di ombrello gigante. Alcuni match si sono giocati indoor, anche se in effetti il rimbombo è eccessivo e i giocatori faticano a sentire il suono della palla sul piatto corde. Ma nel cambio ci guadagnano tutti, dal torneo, ai giocatori, agli appassionati.


IL GRANDE AMORE PER DEL POTRO
Parlando della difficile condizione economica del loro paese, gli argentini tendono a dire che la colpa è degli americani. Frase buttata lì, senza troppa logica. Chissà se qualcuno avrà cambiato idea dopo l’immensa dimostrazione di affetto che gli yankees hanno espresso per Juan Martin Del Potro. Fino all’eliminazione contro Wawrinka (poi rivalutata dal trionfo dello svizzero), Palito era il beniamino del pubblico, ancor più degli americani. Hanno preferito lui al loro numero 1, il povero Steve Johnson, che ha dovuto giocare in un Arthur Ashe incredibilmente ostile. Ma l’apoteosi è arrivata prima che Wawrinka servisse per il match: l’ovazione è stata talmente grande, enorme, coinvolgente, che Juan Martin si è commosso e si è messo a piangere durante la partita. Gli americani adorano le storie come la sua e lo hanno adottato come se fosse un figlio. Una bella avventura, sia pure senza lieto fine.





L’ORGOGLIO AZZURRO ARRIVA DA SIENA
Il miglior risultato ce l’ha regalato Roberta Vinci, arrivata fino ai quarti contro la Kerber, ma l’eroe azzurro è stato Paolino Lorenzi. Al 22esimo tentativo ha finalmente raggiunto il terzo turno in uno Slam ed è stato strepitoso, quasi eroico, nella resistenza opposta a Andy Murray, che in quel momento era il favorito del torneo. A quasi 35 anni, Lorenzi sta giocando il miglior tennis della sua vita ed è in ottima posizione per chiudere la stagione da numero 1 italiano. Non si offenderà se ricordiamo che Fognini è più forte di lui, ma è altrettanto vero che il ligure avrebbe molto da imparare da Paolo. Il suo tennis non è elegante, ma si è costruito pezzo dopo pezzo e sorprende la sua capacità di fare sempre la cosa giusta. Non è una bella notizia che sia il numero 1 d’Italia, ma la sua storia merita di essere raccontata.

SERENA VINCERA’ ALTRI SLAM?
Patrick Mouratoglou è stato chiaro: Serena Williams ha giocato la semifinale con un infortunio al ginocchio. Ci crediamo, ci mancherebbe. Però tra due settimane compirà 35 anni e certe sconfitte sono diventate troppo frequenti. Contro la Pliskova è stata umiliata nel primo set, ma è ancora più grave il modo in cui ha perso il tie-break del secondo, specie dopo che aveva rimontato da 0-3 a 4-3. Niente da fare, le è mancato il killer istinct che spesso l’aveva aiutata in passato. Il record di settimane consecutive in vetta è sfumato, poiché la Graf è solo agganciata e non superata. Adesso proverà a superare il record di Slam della tedesca (in questo momento sono entrambe a quota 22), ma la concorrenza è sempre più famelica. Non sarà facile battere le varie Kerber, Pliskova, Muguruza, la stessa Kvitova e le giovani che stanno crescendo mese dopo mese. Sarà una bella scommessa, una delle più affascinanti del 2017.





KYRGIOS ANCORA RIMANDATO
Niente da fare, l’australiano non riesce ad esplodere. Aveva giocato piuttosto bene in estate, vincendo il torneo ATP di Atlanta, ma è stato costretto al ritiro contro Illya Marchenko per un problema fisico. Ne ha sempre una, il che potrebbe essere un problema per la sua caccia al numero 1 ATP. Il tennis di oggi premia la continuità, dote che all’australiano manca. Si è preso le critiche di John McEnroe e – incredibile – non se l’è presa. “Se non vuoi fare il tennista professionista, dedicati pure ad altro” aveva detto l’ex numero 1. E’ ancora giovane, ci mancherebbe, ma lui stesso ha detto che la sua carriera non arriverà ai 30 anni di età. E allora, se gli obiettivi sono alti, dovrà effettuare un salto di qualità. A partire dall’assunzione di un vero coach.