I prati di Wimbledon hanno avuto appena 20 giorni per “rifiorire” in tempo per le Olimpiadi. Ma l’utilizzo di semi pre-germinati garantirà una resa ottimale.
Il campo n. 1 di Wimbledon “addobbato” per le Olimpiadi
Di Riccardo Bisti – 23 luglio 2012
Durante il torneo di Wimbledon, i giardinieri guidati da Eddie Seaward sono all’opera già alle 7 del mattino. E’ così ogni anno, ma il 2012 non è un anno come gli altri. 20 giorni dopo la finale si torna all’All England Club per il torneo olimpico più affascinante di sempre. Una delle scommesse riguardava proprio i campi. Durante Wimbledon, le scarpe dei giocatori hanno devastato l’erba, rendendola un terriccio marrone e antiestetico. Tuttavia, quando il CIO e il club stavano valutando se portare i Giochi nel tempio del tennis, Steward è stato il primo a cui si sono rivolti. Il capo dei giardinieri conosce meglio di tutti i prati di Church Road, ed era l’unico a poter dire se 20 giorni fossero sufficienti per far rifiorire il verde. “Si, possiamo farlo” rispose alla fatidica domanda. Lo ha ripetuto anche durante i Championships, ribadendo che per il Campo 1 avrebbero fatto meno fatica perché sul Centrale si è giocato tantissimo. “Il problema non è il tetto, ma la quantità-extra di tennis che si è giocato sul centrale”. In effetti ci sono state alcune sessioni terminate in tarda serata, mettendo a dura prova un campo già parecchio martoriato. Il segreto per rendere i prati perfetti e intonsi per il 28 luglio lo svela direttamente Seaward: “Useremo semi pre-germinati per i 12 campi su cui si giocherà il torneo e sui 7 di allenamento. Il risultato sarà ottimo”.
Negli ultimi anni, l’erba di Wimbledon è cambiata. I giocatori pesano di più, sono più alti e hanno migliorato le prestazioni fisiche. Per questo i giardinieri hanno dovuto inventarsi una base più solida per evitare che l’erba possa rompersi, strapparsi, rovinarsi. Inoltre si è voluto contenere la velocità dei vecchi campi in erba, in cui era molto difficile scambiare da fondocampo. Si è deciso di estrarre il muschio da sotto l’erba, il che ha reso i rimbalzi più alti. E ha permesso a giocatori come Rafael Nadal di trovarsi a proprio agio fino a cogliere due vittorie su cinque finali. Con l’erba di un tempo, probabilmente, Rafa non avrebbe ottenuto gli stessi successi. Prima di lui, Lleyton Hewitt ne aveva tratto importanti benefici vincendo l’edizione 2002. Adesso basta dare un’occhiata ai campi: 20 anni fa si consumavano equamente tra linea di fondo e zona dei pressi della rete, mentre oggi si rovinano soltanto indietro. E’ il segno di come sia cambiato il modo di giocare. La durezza dei campi è un problema, tanto che gli assistenti di Seaward gironzolano ancora con uno strumento giallo denominato “Tester Impact Clegg”. Si tratta di un prodotto australiano costituito da un tubo verticale attraverso il quale scende un martello metallico che “testa il terreno”. Serve per scoprire se ci sono alcune zone del campo con punti deboli, da cui potrebbero scaturire cattivi rimbalzi. Se da un lato i campi sono più lenti (con le conseguenze appena citate), quest’anno ci sono stati pochissimi cattivi rimbalzi, quasi come se l’erba fosse diventata cemento. Chi rimpiange i tempi andati avrebbe preferito un po’ di disordine. Ma Seaward è stato chiaro: “Sarà tutto a posto”.
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