È un momento difficile per Alize Cornet. Nonostante vada incontro a una probabile sospensione per aver violato le norme antidoping, non ha interrotto la sua attività: può farlo, visto che non ha ricevuto nessuna sospensione cautelare. È in gara anche a Indian Wells, dove nella notte sfiderà la wild card russa Sophia Zhuk. Ma la partita più importante, in questi giorni, la sta giocando fuori dal campo. È di queste ore la notizia che il suo calvario durerà ancora un paio di mesi, poiché l'udienza presso il “Tribunale Indipendente” ITF è stata fissata per il 1 maggio. Lo ha reso noto il suo avvocato Alexis Gramblat, che ne curerà gli interessi in una faccenda un po' diversa dagli standard abituali. La francese, infatti, non è mai stata trovata positiva a un controllo antidoping. Semplicemente, ha violato le norme WADA nel momento in cui non è risultata reperibile a tre controlli. Le norme sono ben note: gli sportivi di alto livello devono dare la loro reperibilità 365 giorni all'anno, per almeno un'ora al giorno, in modo da dare ai “vampiri” dell'antidoping la possibilità di effettuare un test a sorpresa. La notizia è uscita durante l'Australian Open, quando la Cornet disse di aver presentato “valide motivazioni” per giustificare i tre mancati controlli, ma che “l'ITF non li ha ancora voluti ascoltare”. Tali affermazioni non sono piaciute alla federazione internazionale, che aveva replicato. “Contrariamente a quanto è implicito nella dichiarazione della Cornet, secondo cui le 'valide ragioni' della sua indisponibilità non sono state ascoltate, il processo include il diritto alla valutazione indipendente delle argomentazioni del giocatore, che è stata effettuata in tutti i tre casi”. Per una violazione del genere il rischio è una squalifica di due anni, che può essere ridotta a uno in caso di circostanze attenuanti.
EVIDENTE NERVOSISMO
La Cornet, numero 39 WTA, ha proseguito regolarmente la sua programmazione, ottenendo risultati più o meno nella norma: secondo turno a San Pietroburgo e secondo turno a Doha. Ha un po' deluso ad Acapulco, dove si è arresa a Rebecca Peterson. Ma pare evidente che la situazione le pesi, e molto. Durante il torneo di Doha si è resa protagonista di un plateale scambio di opinioni con il coach-fidanzato Michael Kuzaj. Impegnata contro Karolina Pliskova (poi vincitrice con un netto 6-2 6-3) ha chiesto il coaching. Quando Kuzaj le ha detto che era “fuori dalla partita”, è andata nel pallone. “L'analisi la facciamo dopo – ha replicato stizzita – puoi dirmi cosa devo fare ora?”. Kuzaj ha proseguito a darle istruzioni come se nulla fosse, ma lei non lo ascoltava più. “Vuoi mettermi nella fossa, con la testa in un secchio, dicendomi che sono fuori alla partita? Ma ti rendi conto di quello che stai facendo?”. Al disperato tentativo di Kuzaj di calmarla, si è messa le mani sulla testa. “Hai il dono di farmi uscire di me. Non mi piace il tono che utilizzi. Ti ho chiamato, sono iper-ricettiva… tu arrivi e mi attacchi”. “Non ti attacco, ti dico che va bene” ha replicato Kuzaj, prima che il match riprendesse. Un piccolo segno di una generale confusione che sta condizionando la carriera di Alize. Nell'unica occasione in cui ha parlato pubblicamente della faccenda (un post su Twitter: da allora non ha più pubblicato nulla), la francese aveva spiegato di essersi sottoposta a una ventina di test nel solo 2017 (secondo i dati ufficiali, è una delle poche giocatrici ad averne avuti 7 o più sia durante i tornei che fuori dalle competizioni) e che l'udienza si sarebbe tenuta a marzo. Invece dovrà restare ancora un paio di mesi con una spada di Damocle puntata sulla schiena. È improbabile, se non impossibile, che Yannick Noah la convochi per la semifinale di Fed Cup contro gli Stati Uniti, poiché l'aveva già esentata per il primo turno contro il Belgio. Ufficialmente, la federazione aveva detto che si trattava di una mancata convocazione per consentirle di preparare la difesa processuale. La verità è che hanno preferito non rischiare l'invalidazione dei risultati. Convocarla a dieci giorni dal processo sarebbe un rischio troppo grande.